Un team privato di ingegneri aerospaziali potrebbe presto raggiungere un nuovo traguardo nell'esplorazione civile dello spazio. Era il giugno scorso quando Mike Melville alla guida di SpaceShipOne, il primo razzo spaziale privato della storia, aprì di fatto le porte dello spazio ai voli commerciali. Protagonista dell'impresa sarà questa volta il primo veicolo spaziale a propulsione solare. Cosmos 1 è infatti una piccola sonda che sfrutterà per le sue manovre orbitali la spinta della luce solare: le superfici riflettenti delle sue vele estrarranno dalla radiazione del Sole l'energia necessaria per alimentare il moto. Nei giorni scorsi il veicolo ha lasciato il centro di collaudo di Mosca ed è ora ospitato nella base russa di Severomorsk, in attesa del 21 giugno prossimo, data prevista per il lancio. Un razzo Volna, un missile balistico intercontinentale, è stato opportunamente modificato per trasportare la sonda e verrà lanciato da un sottomarino dal Mare di Barents. Se tutto andrà bene, Cosmos 1 spiegherà la sua vela solare nell'orbita terrestre dimostrando la possibilità di un uso controllato della luce come mezzo di propulsione. Un'idea affascinante e in qualche modo imparentata alla tecnologia di Cosmos 1 è già stata ampiamente sfruttata anche in fantascienza, dove però in genere il moto veniva alimentato attraverso il flusso di ioni e elettroni emesso dal Sole. Le vette poetiche del filone sono state probabilmente toccate nel racconto di Arthur C. Clarke intitolato Vento Solare (in originale Sunjammer).
L'ipotesi risale tuttavia alla fine del XIX secolo, quando Konstantin Edouardovitch Tsiolkovski (1857-1935), astrofisico russo considerato il padre della moderna teoria dei razzi, intuì che la vela solare avrebbe potuto essere uno degli stadi della conquista umana dello spazio. Cosmos 1 è stata fortemente voluta dalla Planetary Society, una società spaziale pubblica con base a Pasadena, in California, ed è il prodotto di oltre tre anni di collaborazione tra questa società, il gruppo Cosmos Studios e il Centro Spaziale Babakin di Mosca. "Raggiungere questo traguardo ci porterà sulla soglia dello spazio" ha dichiarato Louis Friedman, responsabile del progetto e direttore esecutivo della Planetary Society. "Siamo orgogliosi del nostro veicolo e speriamo che Cosmos 1 illumini il cammino verso la conquista del Sistema Solare, aprendo la strada ad eventuali viaggi verso le stelle". La sonda consiste in un piccolo nucleo centrale e otto vele laminari di mylar, ognuna impacchettata in un contenitore delle dimensioni di un pacco di caffè. Tubi incavati disposti lungo i lati di ogni vela verranno gonfiati con dell'azoto in modo da dispiegarla. Agendo su questi tubi sarà possibile muovere ciascuno degli otto componenti della vela per dirigere la navicella. Stando alle parole dei responsabili della missione, particolare attenzione è stata riposta anche nella scelta della data. "Lanciare Cosmos 1 in coincidenza con il solstizio d'estate è un bel modo per onorare i nostri precursori e continuare il viaggio verso le stelle da loro intrapreso" ha detto Ann Druyan, direttrice del progamma di volo a capo dei Cosmos Studios.
Cosmos 1 potrà forse dimostrare la fattibilità del volo spaziale basato su vele solari, ma se sarà il primo veicolo a solcare il cielo la sua non sarà la prima vela dispiegata nello spazio. La Japanese Aerospace Exploration Agengy (JAXA) ha infatti messo in orbita due grandi vele solari nell'agosto 2004, lo stesso mese in cui anche i ricercatori della NASA testavano una vela da 10 metri in una camera a vuoto ubicata a terra. E anche l'ESA, l'agenzia spaziale tedesca e istituti di ricerca russi hanno condotto dei test in questo campo. Ma c'è da giurare che il 21 giugno prossimo Cosmos 1 terrà col fiato sospeso anche loro. Economica, pulita e semplice, la propulsione solare potrebbe rappresentare una opzione conveniente per le agenzie spaziali governative di tutto il mondo, recentemente sempre più in odore di tagli alle spese. Se la vela di Cosmos 1 riuscirà a domare il vento solare, forse un giorno ci ritroveremo come gli uomini del cinquecento, a salutare sulle spiagge le caravelle di ritorno dal nuovo mondo con chissà quali carichi di mistero.
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