La Pioneer 10, la sonda inviata dalla NASA il 2 marzo 1972 alla volta di Giove e primo manufatto umano a uscire dal Sistema Solare, è fuori rotta. In altre parole non si trova dove dovrebbe essere. Già da alcuni anni, gli scienziati hanno riscontrato che la sonda si trova in una posizione leggermente differente da quanto previsto dai calcoli, come se una tanto debole quanto misteriosa forza spingesse la sonda verso il Sole. Attualmente la sonda sarebbe fuori rotta di ben 400.000 chilometri.
Naturalmente molte ipotesi sono state avanzate rispetto alla natura di tale scostamento. Dalla presenza di venti interstellari che potrebbero "frenare" la sonda, a piccoli errori nel calcolo della costante di gravitazione universale, a deboli perdite di qualche componente della sonda, a differenti comportamenti della gravità su lunghissime distanze. Finora tuttavia, niente ha saputo spiegare in maniera soddisfacente questo fenomeno. Secondo Gary Page, a fare luce sull'anomalia potrebbe finalmente contribuire lo studio del moto di una quindicina di asteroidi molto distanti. La sonda ha infatti cominciato a mostrare un comportamento anomalo solo a una distanza dalla Terra pari al doppio dell'orbita di Saturno e questi asteroidi si trovano tutti nella zona esterna del Sistema Solare, la medesima in corrispondenza della quale si è manifestatata l'anomalia sulla Pioneer 10. Secondo le osservazioni dello scienziato della George Mason University (Virginia, USA), in particolare uno di questi asteroidi denominato 1995SN55, una roccia di circa 370 km di diametro, avrebbe trascorso ben 54 anni nella zona dell'anomalia, per cui è prevedibile che, se c'è qualcosa che agisce sui corpi che transitano in quella zona, dovrebbe aver avuto qualche effetto anche su questo asteroide. In effetti, le ultime misurazioni di Page darebbero l'asteroide in una posizione diversa da quella in cui dovrebbe essere e questo potrebbe in effetti essere dovuto al medesimo fenomeno fisico che ha "spostato" la Pioneer 10.
Se il dato fosse confermato, questo potrebbe far escludere un effetto da imputare a un'anomalia della sonda stessa o spiegare se la forza di gravità è la causa diretta del fenomeno osservato. Ad ogni modo, come avverte Michael Martin Nieto, difficilmente potrà darci una risposta definitiva. "L'anomalia", ha affermato lo scienziato del Los Alamos National Laboratory, "potrebbe dipendere da un sottile effetto nell'inerzia o addirittura essere un effetto relativistico dovuto al tessuto dello spaziotempo." Per uno studio più accurato rischia quindi di essere comunque necessario l'invio di una sonda apposita in una missione spaziale che, nel caso, sarebbe però molto difficile, dovendo durare almeno trent'anni.
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