Memories of green

di Vittorio Curtoni

Memorie robotiche (3)

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

Per far partire la rivista, il problema essenziale era ammassare una truppa di fidi, di bravi fantascientifici disposti, qualora si desse il caso, a dannarsi l'anima per portare avanti un progetto che aveva non pochi aspetti utopici, come la breve vita di Robot ha concretamente dimostrato. Com'è ovvio, mi guardai bene dal fare presenti all'editore i diversi tipi di difficoltà che la sua idea comportava: dopo tutto, erano anni nei quali il mercato della fantascienza in Italia sembrava rifiorire, e a dio piacendo più tardi ci saremmo anche trovati a cavalcare la supposta onda lunga di "Guerre stellari", "Incontri ravvicinati del terzo tipo", eccetera. Che poi l'onda sia stata brevissima, e i suoi effetti positivi semplicemente ridicoli per tante fette di editoria, è un altro discorso: mi era stato messo sotto il naso il Graal che inseguivo da una vita, e col cavolo che me lo sarei lasciato scappare.

Da quel fatidico novembre 1975, consapevole della necessità di allestire un cast internazionale il più solido possibile, cominciai ad agire su tre fronti. Da un lato ripresi contatto con gli amici/colleghi della fantascienza italiana, i compagni di antiche battaglie, i reduci delle fanzines e di "Galassia" e dintorni. Mi è semplicemente impossibile ricordare il numero di lettere che spedii in quei mesi, sollecitando tutti a passare sotto la bandiera che stava per nascere: troppe sono le persone che ho interpellato. Scrittori, saggisti, curatori editoriali. Eccetera. Alcuni aderirono con molto entusiasmo; e così, ad esempio, nacquero la rubrica sul cinema curata da Giovanni Mongini, quella sui fumetti curata da Franco Fossati, e più tardi le celebri Polemiche portate avanti da un altro amico di vecchia data, Remo Guerrini. Per non parlare dei preziosi, deliziosi interventi su vere e proprie fette di storia della fantascienza italiana, concretizzati nei ricordi di persone come Armando Silvestri, Cesare Falessi, Sandro Sandrelli.

Su un altro fronte, da bravo talent scout quale mi sono sempre piccato di essere, mi guardai attorno nel panorama del fandom in cerca dei nomi nuovi che facevano al mio caso. Un'attività che diede subito frutti altamente remunerativi: a chi sarebbe potuto sfuggire il marchio del genio dal quale erano contraddistinti i due curatori di Alternativa, vale a dire Giuseppe Caimmi & Piergiorgio Nicolazzini? A me, no di certo. Contattai il mitico duo in quello stesso novembre (o magari era dicembre, chi se lo ricorda più), e dopo qualche esitazione iniziale cominciammo a filare d'amore e d'accordo. L'esitazione iniziale fu dovuta al fatto che la coppia era già stata interpellata dall'editore Ciscato e doveva entrare a fare parte dello staff di quella che fu poi "Fantascienza"; ma le trattative andarono per le lunghe, le prospettive erano più vaghe di quelle immediate e concrete che potevo offrire io, e insomma alla fin dei conti riuscii a scritturare questi due grandi artisti per il mio circo robotico. A loro venne affidata una rubrica d'importanza essenziale, una delle colonne del mio mensile, cioè il Ritratto d'autore che di volta in volta presentava la biografia, la bibliografia, e l'analisi critica dell'opera dello scrittore più importante di ogni numero. Sul primo, come ho già ricordato, uscì il "ritratto" di Leiber; sul secondo quello di Clarke; sul terzo quello di Sturgeon; e via procedendo, di nome glorioso in nome glorioso.

Caimmi & Nicolazzini, due uomini ai quali ancora oggi mi lega un saldissimo vincolo di stima e d'amicizia, erano impeccabili in quasi tutto. Fallavano regolarmente in due cose: la puntualità nella consegna dei pezzi (e quando fai una rivista che tutti i mesi deve uscire in edicola il giorno prefissato, ragazzi, quarantotto ore di ritardo possono significare patimenti infernali) e la completezza delle bibliografie. Oggi questo è un problema che può far addirittura sorridere: avendo a disposizione il munifico catalogo di Ernesto Vegetti, chi può più piangere? Nessuno.

All'epoca, le uniche cose che esistessero in Italia erano il catalogo in appendice al volume di Lino Aldani La fantascienza, che già era parziale di suo e comunque risaliva al 1962, e il Catalogo generale della F.S. di Gianluigi Missiaja, pubblicato nel 1968. Correva l'abisso di un decennio circa tra i dati disponibili in forma coerente e le bibliografie allestite dai due... Ogni volta, Caimmi, che abitava (abita ancora) a Milano ed era quindi la metà del duo che vedevo più spesso, arrivava in redazione con bibliografie contraddistinte da un numero più o meno alto di buchi; dopo di che, il sottoscritto si attaccava al telefono per chiedere consigli ai grandi saggi eniclopedici della sf in Italia, oppure compulsava freneticamente la propria biblioteca, e nei casi più gravi, quando proprio non riusciva a concludere nulla, o eliminava un certo titolo prima di mandare l'articolo in tipografia, oppure buttava giù dati alla speriamo-in-dio... No, ragazzi, non è che sia successo troppo spesso, però francamente io non prenderei i dati bibliografici di Robot come base per una tesi di laurea... :)

Caimmi e Nicolazzini furono splendidi in molte altre cose. Mi diedero una mano enorme ad allacciare contatti, sia in Italia che all'estero: ad esempio, si deve a loro se Andrea Ferrari e Sergio Giuffrida, un altro duo specializzato nel cinema del quale è superfluo cantare le lodi (per chi conosca Robot), cominciarono a portarmi i loro articoli e le loro più spesso che no succulente fotografie. Giuseppe e Piergiorgio mi segnalarono racconti, mi diedero indirizzi preziosi, mi suggerirono idee. A dire l'intera verità, furono artefici di Robot in maniera tutt'altro che indifferente; quel che è certo è che senza loro la mia vita, agli inizi, sarebbe stata notevolmente più difficile. E infatti io proposi ad Armenia di mettere, nella pagina di apertura della rivista, la pagina dell'indice, la dizione "Rivista diretta da Vittorio Curtoni con la collaborazione di Giuseppe Caimmi e Piergiorgio Nicolazzini", ma Armenia non accettò. Gli pareva disarmonico, o qualcosa del genere. Non ci fu verso. Spiegai la cosa ai due, che accettarono di buon grado; e se andate a controllare le vostre copie ormai venerabili nella loro vetustà di Robot, vedrete che l'elenco dei collaboratori di ogni singolo numero comincia sempre e comunque coi loro due nomi. Fu il massimo che mi riuscì di fare.

(Okay, lo so, ci sono ancora tante altre cose da dire. Ve le dico sul prossimo numero.

Perché... continua continua continua)