Che la Natura sia spesso sorprendente non c'è bisogno di conferma. Ma che sia capace, almeno apparentemente, di stravolgere anche le convinzioni scientifiche più consolidate, è altro paio di maniche. Ed è proprio quello che è successo a Robert Pruitt e ad alcuni colleghi del Dipartimento di Botanica della Purdue University (Indiana, USA) che hanno scoperto la capacità di una pianta di riparare difetti genetici utilizzando il DNA di generazioni precedenti all'attuale.

La cosa straordinaria è questo fenomeno sembra totalmente in contrasto con quanto stabilito dagli studi di Gregor Mendel nella seconda metà dell'800, e finora universalmente accettati, secondo cui il DNA di un figlio è determinato esclusivamente per metà da quello del genitore femminile e per metà da quello maschile. La ricerca invece suggerisce che, a livello genetico, possano intervenire dei fenomeni di backup per cui un organismo possa, almeno in linea teorica, non considerare sequenze genetiche difettose ereditate dai genitori, e utilizzare al loro posto sequenze di codice genetico posseduto dai nonni o, forse, da antenati ancora più remoti.

Il fenomeno per ora è stato osservato solo su una particolare varietà della pianta Arabidopsis thaliana che presenta un gene mutante chiamato "hothead" e che fa in modo che, nelle piante mutate, tutte le parti del fiore risultino fuse insieme in maniera anomala. Ebbene, secondo la genetica convenzionale, giacché questo gene viene trasmesso alla discendenza, le piante "figlie" di piante con questa mutazione dovrebbero sempre presentare questa caratteristica.

Ma nel 10% dei casi questo non è successo e le piante sono risultate normali. In tutti questi casi Pruitt e colleghi hanno scoperto che la sequenza di DNA incriminata era stata sostituita da una corretta, ma resta da capire da dove la pianta sia stata in grado di trascrivere la sequenza senza difetti. L'ipotesi più probabile, a giudizio degli scienziati che hanno effettuato la ricerca, è che la pianta in questione sia capace di conservare una sorta di copia di backup del DNA in una riserva di RNA che finora però non è ancora stato trovato.

Ciò potrebbe significare che i meccanismi dell'ereditarietà sono in realtà assai più complessi di quello che crediamo e un'evenutale conferma potrebbe aprire nuove porte alla terapia genica. "Se il meccanismo ereditario che abbiamo trovato nell'Arabidopsis esiste anche negli animali," ha affermato Pruitt, "è possibile che questa possa diventare una strada per curare malattie sia nelle piante che negli animali".