Il film si apre con una serie di fumetti che spiegano come la misteriosa setta soprannominata La mano abbia dei poteri per riportare in vita le persone dalla morte e che sia impegnata a praticare l’arte marziale del Ninjitsu.
Subito dopo i titoli di testa di un rosso scintillante come il nuovo costume della Garner c’è una sequenza molto ‘bondiana’ in cui ritroviamo il personaggio visto perire in DareDevil per mano del Bullseye interpretato da Colin Farrell trasformata in killer leggendario, così come viene raccontato dalla sua vittima predestinata che ha il volto di Jason Isaacs in un piccolo, ma significativo cameo.
Questo l’esplosivo inizio di Elektra spin off di DareDevil e decisamente superiore al suo predecessore di cui è un’evoluzione intelligente ed estremamente interessante.
Elegante, intenso e spettacolare, pervaso da un tono di forte misticismo, Elektra è interpretato da una sensazionale Jennifer Garner dalla bellezza e dallo stile ‘mozzafiato’. Rob Bowman regista di film come X-Files e Il Regno del fuoco sintetizza nel film l’esperienza visiva di Hero e le suggestioni delle arti marziali di Kill Bill. A differenza, però, del precedente spin off Catwoman (da notare anche qui una singolare coincidenza perché entrambi i personaggi sono donne che muoiono e risuscitano…) la storia rinuncia ad una cornice urbana e viene radicata in un contesto naturale affascinante dove i nemici di Elektra esplicitano i loro poteri demoniaci in sintonia con la Natura circostante. Intriso delle reminescenze e delle suggestioni di antiche e forse dimenticate filosofie orientali, il film racconta la storia della protagonista dopo il suo ritorno alla vita grazie alle cure di Stick: un insolito maestro cieco (Terence Stamp) che sembra coniugare il carisma del monaco zen alla sagacia e alla tenacia del combattente. Ed è Stick a scacciare improvvisamente Elektra dalla sua scuola . Abbandonata a se stessa e divorata dagli incubi ricorrenti riguardo la morte della madre uccisa da quello che lei ricorda come un demone, Elektra finisce per diventare un infallibile assassino a pagamento (come la Sposa in Kill Bill…) fino a quando – un giorno – incontra durante una missione un padre e una figlia che la invitano alla cena di Natale. La mattina dopo, però, il suo contatto le fa scoprire che sono proprio questi due, i bersagli da eliminare. Qualcosa dentro di lei le impedisce di portare a compimento la missione. Sarà quindi il cartello orientale della Mano a mandare i suoi perfidi emissari pronti a usare tutti i loro (super) poteri per uccidere padre e figlia. Elektra inizierà a difenderli fino a quando scoprirà le ragioni per cui esseri tanti potenti vogliono la morte di due persone – in apparenza – normali e insignificanti.
Dominato da un elemento visivo di grande respiro, il film di Rob Bowman è tutto giocato sulla miscela tra la bellezza della Garner, la fotografia luminosa e l’eleganza dei combattimenti. Sebbene vi sia più di una concessione così, così al gusto adolescenziale, Elektra non è un personaggio "burino" come Catwoman. Meglio vestita, più profonda spiritualmente e – soprattutto – motivata da un profondo desiderio di vendetta, è una figura non lineare e più dark, figlia dell’immaginario visionario e insuperabile del talento del grande Frank Miller.
Imbevuto di filosofia e sensibilità orientale, tra combattimenti in stile arti marziali e momenti onirici, Elektra risulta quasi del tutto scollegato da DareDevil che non viene pressoché citato. A dispetto di quanto si potrebbe credere, la donna è desiderosa di vendicare non la sua morte per mano di Bullseye che abbiamo lasciato in un letto di ospedale o quella di suo padre fatto fuori da Kingpin. Bensì la morte della madre quando lei era bambina per mano di un essere misterioso.
Sebbene i poteri di cui è dotata siano, più che "super", decisamente soprannaturali, Elektra è un personaggio molto umano e interessante e che rispetto al film con Ben Affleck porta a un livello più elevato la narrazione psicologica, lasciando il contesto cittadino e di violenza urbana in cui – in genere – sono ambientate le storie dei supereroi. Il passaggio della regia da Mark Steven Johnson (impegnato in questo momento sul progetto Ghost Rider con Nicolas Cage) a un regista più esperto come Rob Bowman consente a Elektra una maggiore raffinatezza visiva perfettamente in sintonia con un film incentrato su un personaggio femminile tanto carismatico e affascinante. Con qualche strizzatina d’occhi alla moda e allo stile felino della Garner, Elektra rappresenta decisamente una bella sorpresa per il suo essere curato sotto ogni punto di vista e per il suo essere comunque molto veloce ed intenso.
In più non si riescono a staccare gli occhi dal fascino perfetto di una Jennifer Garner molto più bella e sensuale che in Alias.
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