È sospeso tra fantascienza, spy story e noir questo romanzo del tedesco Georg Klein, acclamato dalla critica internazionale e pubblicato nel nostro paese da Marsilio, nella collana black.
Invenzioni stilistiche, fusioni lessicali e visioni allucinate dipingono lo scenario da incubo di una indefinita città sospesa tra un passato senza nome e un futuro senza storia. Libidissi, appunto: la sintesi di due pulsioni antitetiche, la libidine e la dissipazione, convogliate nei canali dell’autodistruzione.
Il protagonista, o meglio i protagonisti (dal momento che la storia ci offre il duplice punto di vista di Spike, l’agente dell’Ufficio Federale Centrale di stanza a Libidissi, e del suo Successore, giunto in loco per sbarazzarsi di lui) si aggirano per un mondo in bilico tra l’annientamento finale e i piaceri sfrenati che sempre prevalgono nelle epoche di decadenza. Spike si trova in città da nove anni, ha ceduto alle sue lusinghe al punto da riportarne adesso i segni sul suo stesso corpo e deve cercare di sopravvivere al nono anniversario della morte del Grande Gahis, che i suoi seguaci di certo sfrutteranno per scatenare il caos in città, e allo stesso tempo all’arrivo del suo Successore. Abbandonato a se stesso in un mondo che non ha mai voluto apprezzare i suoi sforzi di integrazione, Spike potrà contare solo sull’aiuto di una immaginaria amica deforme, l’unica figura femminile di tutto il romanzo. A voler sancire il suo desiderio di sopravvivenza, la formula «io=Spike» con cui il protagonista cita se stesso, quasi stesse recitando un mantra orientato a svuotare di significato la sua collocazione spaziale e temporale, per porsi al di là degli eventi, al di sopra di ogni macchinazione.
Gli echi di Burroughs si rincorrono nelle pagine di Libidissi, dove i deliri lisergici si fondono alla percezione di oscure forme di controllo. E in effetti Libidissi potrebbe essere letto come una versione coerente, “remigata” direbbe qualcuno, dell’ormai mitico Pasto Nudo, l’apice insuperato della cultura beatnik. A differenza dell’Interzona, che bombarda i nostri sensi con segmenti di informazione infetta, Libidissi offre però un paesaggio molto più compatto: forte della sua geografia, della sua lingua (il piddi-piddi), della sua composizione etnica (egichei, epimetei, montanari, i pochi occidentali superstiti), dei suoi costumi (i bagni turchi come luoghi di associazione) e dei suoi costumi (la suleika, la bevanda nazionale, il tschugg, la sostanza psicotropa prodotta dai montanari). Una città in cui il lettore è costretto a muoversi sulle orme di Spike, sentendosi sul collo il fiato degli inseguitori, avvertendo sulla pelle gli sguardi diffidenti e sdegnati dei residenti. Una città in cui perdersi, enigmatica, straniante, claustrofobica: questo è Libidissi. Buon combattimento!
Georg Klein è nato nel 1953 a Augsburg. Libidissi, pubblicato nel 1998, è stato acclamato dalla critica internazionale come uno degli esiti più significativi dell’ultima letteratura tedesca e tradotto in diversi paesi, tra cui Inghilterra, Francia e Spagna. Il suo secondo romanzo, Barbar Rosa, ha vinto nel 2000 il prestigioso premio Ingeborg Bachmann.
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