Sontuoso, elegante, trascinante, spettacolare Il Fantasma dell’Opera esce in Italia con un grosso punto interrogativo dato da un doppiaggio pessimo e inspiegabile. Almeno tre volte il canto di Emmy Rossum è fuori synch. E – quello che è peggio – lo spettatore si distrae più volte dalla narrazione in virtù di una scelta non appropriata delle voci.
Cantato come se fosse Il gobbo di Notre Dame e non come un musical di Broadway, solo in alcuni momenti l’impasto di voci, parole, musica e senso conquista l’ascoltatore. Per il resto il doppiaggio del film è una delle pagine nere di un cinema italiano ancora culturalmente arretrato, vittima di logiche di mercato che sarebbe ora passassero di moda come tutte le cattive abitudini. La spiegazione ufficiale è che tale scelta distributiva è stata imposta da Andrew Lloyd Webber. Stupisce che una casa di distribuzione seria come la 01 non sia riuscita a imporre per contratto una versione più lungimirante e, forse, più adatta ai tempi in cui perfino gli italiani non vivono più nel loro piccolo borgo e trascorrono il tempo al bar sport. “Viva i sottotitoli!” È quello che si pensa durante la visione di un film fedelissimo in ogni dettaglio al musical con tanto di lampadario che – ad effetto – sembra scivolare fuori dallo schermo così come a teatro passa sulla testa degli spettatori. Possiamo, però, dire che l’intelligenza e l’equilibrio del film non risultano eccessivamente danneggiati dalla mediocre edizione italiana evidentemente vittima di un compromesso tra imposizioni dall’alto, scelte di mercato e limitazioni di budget.
Il Fantasma dell’Opera di cui – a questo punto – non resta che aspettare con ansia il Dvd in cui sentiremo, finalmente, la versione originale è un’interessante punto di contatto tra Chicago e Moulin Rouge! I due musical che – più di altri – hanno influenzato la sensibilità produttiva degli ultimi anni. Come il primo Schumacher mette in mostra un film fedelissimo alla messinscena teatrale, come il secondo il regista di Batman Forever, 8 mm, Il momento di uccidere tenta di sfruttare il fascino dell’ambientazione della Parigi tardottocentesca per celebrare le suggestioni visive di un mondo sospeso tra i misteri di Victor Hugo e la pressione di un mondo nuovo che avanza. Tutto questo in una cornice di romanticismo e mistero davvero toccante con momenti di grande ilarità. La giovane Emmy Rossum vista di recente in The Day After Tomorrow offre un’interpretazione ricca di erotismo e innocenza del personaggio di Christine, mentre Gerald Butler, forse, non è del tutto convincente nella sua resa carismatica del ‘mostro sfigurato’ diventato prima fenomeno da baraccone e – in seguito – assassino e genio. Troppo mobile e eccessivamente portato alla sovraeccitazione, l’interpretazione data da Schumacher del Fantasma è, forse, l’anello debole di un film che – soprattutto – nella sua seconda parte risulta eccessivamente lungo e tendente allo ‘sfilacciamento’. Per il resto il film è stilisticamente molto interessante con alcuni momenti migliori di altri e - soprattutto – un’interessante sfida alla staticità ‘necessaria’ dell’originale che porta la pellicola ad un dimensione non teatrale pur essendo pressoché per tutta la sua durata ambientata in spazi chiusi e claustrofobici. Il Fantasma dell’Opera è una sorpresa piacevole: un film da vedere, perché celebrazione di un musical che sebbene non straordinario come altri (Jesus Christ Superstar, Chicago, Evita, Chess) sotto il profilo delle canzoni (soltanto un paio risultano davvero notevoli) è un’interessante contaminazione di suggestioni storiche, narrative e stilistiche che ancora oggi sono di fascino indubbio.
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