Se a Cuba esiste una produzione autoctona di romanzi o racconti di fantascienza non è certo molto nota dalle nostre parti. Ecco però Juan Abreu, un’artista poliedrico (pittore, curatore di antologie, scrittore) di nascita cubana, che solo a vent’otto anni lascia (leggasi fugge) Cuba e inizia a girare il mondo e ora ci “regala” Garbageland, un romanzo primo di una immancabile trilogia. Riportiamo la presentazione del volume.
Dopo il Riordinamento Mondiale, il pianeta è stato suddiviso in zone classificate secondo la capacità di consumo dei loro abitanti. L'isola di Garbageland è stata trasformata in una discarica: l'unico modo per sfruttare uno spazio estraneo alle regole del mercato. Sotto un sole che consuma tutto quel che tocca, in mezzo a una realtà mutevole, reinventata a ogni istante dalla tecnologia, il Vecchio Darma guida un pugno di sopravvissuti e li istruisce leggendo loro il Libro, una reliquia recuperata nel Black, il mare sotterraneo che contiene la memoria di un passato lontano anni luce. Intanto, in Terra Ferma, un firmamento costellato di annunci pubblicitari protegge gli abitanti dal sole spietato, ma non dall'illusione. È il Cielo di una nuova religione, con un Dio trasfigurato da grosse e rotonde orecchie da topo... Dopo aver assimilato la lezione di William Gibson, Bruce Sterling e William Burroughs, Juan Abreu propone un racconto di raffinata fantascienza, una metafora crudele e sarcastica, ma tremendamente seria, della società del consumo di stampo americano e al tempo stesso dell'attuale regime cubano.
Garbageland di Juan Abreu (Garbageland, 2004), traduzione di Raul Schenardi, Mondadori, Piccola Biblioteca Oscar, pag. 207, Euro 8,40.
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