Lavorare al Seti, si sa, è soprattutto un lavoro noioso. Consiste nel puntare il radiotelescopio di Arecibo su un microscopico pezzettino di cielo, registrare le emissioni radio che ne provengono, passare al pezzettino successivo e così via. Nel frattempo, le emissioni registrate vengono passate attraverso un'enorme serie di test, ai quali contribuiscono anche gli appassionati da casa attraverso il programma Seti@Home (con uno screen saver che invece di perdere tempo a far girare finti pesci sullo schermo macina i dati arrivati dalle stelle). In questo modo vengono eliminati la gran parte dei quindici milioni di segnali che vengono processati ogni giorno. Se un segnale che poteva essere più o meno promettente c'è ancora quando, sei mesi dopo, il telescopio torna a inquadrare lo stesso pezzettino di spazio, allora diventa un candidato. Ci sono centinaia di candidati, naturalmente. Recentemente, per sveltire un po' le cose, al SETI hanno deciso di puntare il telescopo direttamente su qualche centinaio dei messaggi più promettenti. Purtroppo, quasi nessuno di questi era ancora attivo: soltanto uno ha risposto all'appello. Il che era del tutto previsto: statisticamente, era molto probabile che qualcuno dei segnali dovesse essere ancora attivo.

Da dove viene quel segnale? Le spiegazioni possono essere tantissime, e quella di una civiltà aliena, per quanto sia la più desiderata, è solo una delle tante, e forse una delle meno probabili.

Eppure, quando un giornalista poco preparato in statistica e in astronomia ha sentito la faccenda del "ne è rimasto uno solo", ha avuto una chiara e precisa certezza: gli alieni, finalmente, cercavano di comunicare con noi.

Prontissimi a recepire le notizie eclatanti, meno a controllarle, il Corriere e Repubblica hanno proclamato nei giorni scorsi l'avvistamento di una civiltà extraterrestre.

Il Corriere e Repubblica sono stati comunque in buona compagnia. Qualche giorno fa quasi tutto il mondo dell'informazione annunciava che il Seti aveva scoperto gli extraterrestri; il sito del Seti invece parlava solo della scoperta della Nasa di un pianeta di tipo terrestre, risalente a qualche giorno prima. Chiaro, se sono tutti occupati a parlare con l'altro capo della Galassia non possono certo trovare il tempo di aggiornare il sito.

Il giorno dopo però sul sito del Seti compariva un imbarazzato articolo nel quale si spiegavano i meccanismi di cui abbiamo parlato sopra, per arrivare, alla fine a dare la mazzata: ma quale avvistamento, al massimo è un picco di probabilità un pochino più alto del solito. I mezzi di informazione hanno straparlato.

Dopo la rettifica, anche Corriere e Repubblica si sono affrettati a risistemare un po' i loro articoli. Be', è stato bello sognare per un giorno. Purtroppo i sogni sono finiti subito. Mentre dal Caucaso arrivavano gli incubi.