Numeri Uno
di Luigi Pachì
Rivista di fantascienza
Numeri Uno, la column dedicata alle pubblicazioni di fantascienza apparse in Italia nel corso degli anni attraverso la disamina del loro primo fascicolo, continua alla caccia di pezzi rari. Un'occasione unica per i curiosi e i potenziali collezionisti per vedere le copertine dei mitici numeri 1 di molte delle testate che hanno tracciato la storia della science fiction nel nostro paese. Restate sintonizzati su queste pagine tutti i mesi perché le sorprese non mancheranno di certo.
Come ricorderete ho già parlato della IASM in questa rubrica.
La prima domanda che mi ero posto era stata: da quale IASFM comincio? E con una metodologia non del tutto scientifica pescai dal mucchio delle varie edizioni proprio la prima, quella di Mondadori (Delos n. 30).
L'edizione che vi presento oggi è, invece, relativa a quella prodotta da Armenia (Siad Edizioni). Il numero uno, che vedete nel riquadro, è uscito nel settembre del 1981 al costo di 2000 lire.
La copertina di Franco Storchi è accattivante e al suo interno troviamo una prima differenziazione rispetto all'edizione precedentemente analizzata del 1978. Il sommario presenta, infatti, una sezione di racconti, ma anche una interessante serie di rubriche. Del resto Armenia, nel 1981, aveva già alle spalle l'esperienza di Robot e di Aliens e sapeva che una delle critiche più agguerrite dei fan nei confronti delle riviste Mondadori era spesso rivolta all'assenza di rubriche e notizie.
In questo fascicolo d'esordio vi sono ben due interventi di Asimov. Il primo fa da editoriale e parte dal concetto che se Harlan Ellison cestinava direttamente tutte le lettere di elogio alla sua produzione senza leggerle, viceversa il buon dottore ammette che lui amava leggerle perché gli spiegavano quanto era grande. Nel secondo articolo Asimov si confronta con Larry Niven in un pezzo intitolato "Il problema degli idioti in marcia". Altre rubriche: Il meglio dei libri del 1980 di Charles N. Brown (curatore di Locus), "Panorama SF" (affidato a Gian Filippo Pizzo) e un articolo di Vittorio Curtoni su quasi un ventennio del festival di Trieste.
Ma veniamo alla narrativa. Si comincia con l'esordiente R.A. Wilson con il racconto Il vecchio e l'isola. Segue John Stallings con Eventi isolati, anche in questo caso un esordiente il quale ha dovuto riscrivere ben tre volte questo racconto prima che la IASFM lo accettasse (e che serva di lezione ad alcuni scrittori italiani...).
Altri pozzi altri santi è il racconto di Scott Elliot Marbach, anche in questo caso si tratta di un'opera prima. Si arriva finalmente ad un autore ben noto agli appassionati quando giungiamo a Clienti fissi ("una storia che si racconta al bar"), di Robert Silverberg.
Un incontro molto ravvicinato è il racconto successivo per la penna di Mack Reynolds, poi è il turno di Reginald Bretnor col notevole Queste pietre ricorderanno e chiude questa selezione narrativa Ted Reynolds con Quasi un racconto.
L'edizione della IASFM di Armenia era curata (e tradotta) da Vittorio Curtoni. In redazione vi erano Antonella Caldirola, Attila Pluchinotta e Natalia Marin.
Come avevo accennato in un articolo precedente, questa edizione mi è particolarmente cara perchè sul n. 10 (giugno '82) la rubrica curata da Pizzo (che ringrazio) ha pubblicato sull'intera pagina 155 la copertina della mia fanzine d'allora L'Altro Spazio*, che usciva per l'occasione con uno speciale su Thomas M. Disch, saggio che tra l'altro si aggiudicò il Premio Italia di quell'anno.
La lunga e tormentata storia della IASFM edizione italiana non si conclude certo qui. All'appello mancano ancora tre edizioni (includendo Isaac Asimov, avventure spaziali e fantasy) e vi invitiamo a restare con noi mese dopo mese. Prima o poi ne parleremo e vi daremo da collezionare virtualmente le copertine con i numeri uno anche di queste edizioni.
Nota
Solo per annotare che sul numero successivo, l'11, che fu anche l'ultimo numero (anche l'edizione Mondadoriana aveva chiuso dopo undici numeri), uscì anche la copertina della mia fanzine di allora, La Spada Spezzata (Silvio Sosio)
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