Discussioni

a cura della redazione

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Questo spazio non sarà, assolutamente, uno spazio fisso. Tuttavia, visto che il nostro editoriale del mese scorso ha suscitato qualche dissidio, ci sembra giusto lasciare lo spazio per la replica al diretto interessato. Non vogliamo replicare punto per punto perché non ci sembra il caso di portare avanti ulteriormente la polemica, sebbene De Turris in qualche punto ci attribuisca affermazioni ben lontane dalle nostre. Un paio di cose le dobbiamo annotare: De Turris fa riferimento più volte alla nostra età, che non è così tenera come sembra supporre (le nostre prime fanzine di fantascienza risalgono a quasi vent'anni fa); ribadiamo inoltre che la nostra critica non era a De Turris come persona ma all'articolo di De Turris, che in quel contesto - un numero celebrativo di Urania - ci sembrava fuori luogo e abbiamo scritto perché. Per quanto riguarda poi l'accusa di vivere di ciberspazio e non accorgerci di cosa accade nel mondo dell'editoria, credo che rispondano bene i trentatré numeri di Delos sotto gli occhi di tutti. Infine perché non notare, nella nostra costante difesa del mezzo elettronico, che nessuna rivista cartacea avrebbe pubblicato integralmente una risposta di sei cartelle a un editoriale di poche righe? Per tutto il resto lasciamo il giudizio ai lettori.

Visto che tutti gli altri sono andati avanti e soltanto io - poveretto me sono "rimasto lì, da solo a chiedere cos'è successo," forse avrei potuto esimermi di replicare a Il dente del giudizio del mostro di Pachì & Sosio sul n. 32 di Delos... In fondo, non ne valeva molto la pena. Mi pare, invece, il caso di rispondere ad una serie di impressioni inesatte che inducono i Due Direttori ad esprimere giudizi un po' troppo sopra le righe nei miei confronti. Insulti virtuali, ma pur sempre insulti. O almeno io li considero tali, visto che termini come l'autopromozione" e "parrocchietta" non li ho mai conosciuti in vita mia (li avessi assiduamenti frequentati avrei fatto carriera ben diversa!), mentre ad altri non farebbero alcun effetto, sarebbero quasi un complimento, dato che hanno trascorso la loro vita fantascientifica ad "autopromuoversi". Così come il giudizio di "piccolezza d'animo": forse non si sono guardati intorno, forse i Due Direttori non hanno ancora l'esperienza sufficiente per giudicare sul serio chi ha un animo "piccolo" e chi no, e in base a quale criterio affermarlo.

Premetto che, in quarant'anni quasi di fantascienza questa è la polemica più stupida e soprattutto píù inaspettata in cui mi trovo coinvolto, pur se mi si definisce "attivissimo nel portare avanti la polemica politica"; mi piacerebbe sapere cosa vuol dire: se vuol dire che ho reagito all'intrusione della politica nella fantascienza compiuta da altri rispondendo per le rime, è giusto; ma se vuol dire che l'ho iniziata o promossa è un errore o un falso, a seconda del punto di vista in cui ci si pone (ma forse l'età dei Due Direttori impedisce loro di ricordare bene). Ho scritto per Urania un articolo che voleva essere una ricostruzione "storica" di un percorso quarantacinquennale e, poiché nessuno di noi è un robot, data la mia "piccolezza d'animo", l'ho sottoposto all'esame di due amici perché mi dessero un giudizio di merito per eventualmente correggere o emendare: Ernesto Vegetti e Giuseppe Lippi. Nessuno ha trovato nulla da ridire, tenendo conto naturalmente dei limiti di lunghezza imposti e quindi dei limiti di argomenti che mi ero autoimposto.

Checché se ne possa dire, ho parlato di tutti, assolutamente estraniandomi da ogni giudizio che non fosse quello specialistico e professionale. Sicché quando Pachì & Sosio si fanno sfuggire dalla penna che il curatore di quel numero di Urania l'avrebbe sicuramente scelto un altro testimonial, dimostrano che una scelta diversa sarebbe stata orientata in un altro senso, e quale allora se non quello "ideologico", quindi fazioso, e non invece professionale? Invece, lontanissimo è stato da me l'intento di scrivere una storia della fantascienza in Italia ideologica e faziosa, come ad esempio ha affermato lo sprovvedutissimo Barbieri con un po' troppa bava alla bocca su Avvenimenti n.44, come ho dimostrato in una lettera di replica su Avvenimenti n.48, né ho scritto qualcosa di "autopromozionale" parlando solo di me stesso e dei miei "amici": lo dimostrano anche le quaranta note in cui si citano tutti coloro i quali si sono occupati di fantascienza in Italia, con riferimento alle iniziative ricordate, anche i piu, sconosciuti e dimenticati. Non e, vero, così, come affermano Pachì & Sosio, che non abbia citato Vittorio Curtoni, né che non abbia segnalato la Fanucci sino al 1996. I curatori sono invece tutti citati. Nessuno è ignorato.

Non credo, infatti, che si possa pretendere che, pur scrivendo una storia dal punto di vista cronologico-bibliografico, si mettano tutti sullo stesso piano, e non si possano avere giudizi di valore diversi su questo o su quello, interessi maggiori o minori per questa o quell'altra iniziativa, e quindi non credo neppure che corra l'obbligo (pur nella differenza d'opinione in merito) di sottoporre ad una specie di par condicio capestro, o di ferrea misurazione di righe, quel che ho scritto su questo o quello, Solfanelli o Galassia, tanto per riferirmi ad esempi che sono stati fatti. Chi nega che quest'ultima abbia avuto l'una enorme rilevanza sia per la qualità sia per l'influenza? Solamente che per me (non so se i mei critici vi hanno fatto caso), il filo conduttore della ricostruzione che ho scritto per Urania è stato in genere la presenza di autori o romanzi italiani, quindi quel che Solfanelli ha fatto con libri, antologie e Premio Tolkien, per la fantascienza ed il fantastico italiani e, senza dubbio assai più importante e meritava essere segnalato. Forse il fatto che sia stata una "piccolissima casa editrice" dovrebbe indurre a ridimensionarne i meriti? Opinione invero singolare (che si dovrebbe dire allora della rivista Futuro?). Peraltro, non è affatto vero che "ha avuto qualche diffusione solo nel fandom": aveva al contrario una regolare distribuzione nazionale nelle librerie, anche se non certo come quella della Nord. E' scorretto o proibito sostenere idee del genere? Non per questo è stato penalizzato il povero Curtoni del quale dico - forse non lo si è notato - che ha ha curato la migliore rivista di fantascienza apparsa in Italia, cioè Robot. Inoltre, a voler essere pignoli e ad usare il metro dei Due Direttori, a La Tribuna e Galassia nel loro complesso sono dedicate una pagina e mezzo-due, quante e forse più, (escludendo le note bibliografiche) che a Solfanelli e Premio Tolkien complessivamente... In questo mio saggio si sono volute vedere cose che non esistono: da un lato, appunto un basso servizio di "parrocchietta" come dicono Pachì & Sosio, dall'altro una "censura" di tipo politico come ha malamente scritto Barbieri con un linguaggio che definire trinariciuto è poco. Peraltro né Vegetti né Lippi hanno rilevato simili aspetti negativi... Gallo non l'ho invece letto, ma se questo Gallo è quel Domenico Gallo che scrisse anni fa un articolo sulla critica di fantascienza in Italia per la rivista La Città e le Stelle diretta da Carlo Pagetti, e se per caso ha mosso le stesse critiche di Barbieri, Pachì & Sosio, be' allora si puo, ben dire che esse provengono da un vero esperto in materia poiché all'epoca quel Gallo "censurò", o si fece "censurare", tutti quei nomi e quelle iniziative critiche (e non erano poche) che non rientravano nei canoni ideologici suoi e del suo direttore: infatti non c'erano altri motivi, se non quelli di una evidente e clamorosa "censura", per spiegare il fatto che nel suo pezzo essi fossero platealmente ignorati, non trattati con poche righe come oggi mi si rimprovera, ma proprio del tutto ignorati. Eppure ma guarda un po' che caso - non mi risulta che ci sia stata alcuna polemica in merito da parte del milieu fantascientifico italiano, nessuna levata di scudi da parte degli "esperti" del settore in difesa del principio della obiettivita, critica. Chissa, perché...

Torniamo a noi. Nessuna delle interpretazioni è dunque esatta, anche perché ovviamente non mi si conosce. Prima di scrivere certe cose - e di offendere forse occorreva informarsi, e vedere le cose con occhi meno prevenuti (ma forse se il testimonial l'avesse scelto Evangelisti...; e il curatore della collana non conta nulla?). Troppe le cose di cui non ho parlato! Sia importantissime che minori. Ne volete un elenco? Non ho parlato di fandom e fanzines; dei libri e saggi storico-critici sulla fantascienza e il fantastico; delle opere uscite fuori collana, eccetto qualche eccezioni; di collane minori degli anni cinquanta (I narratori dell'Alfa Tau ecc.) e degli anni settanta (le riviste e le collane di Naviglio e Bellomi); delle riviste di fumetti che hanno ospitato racconti e articoli di fantascienza (compresa L'Eternauta curata dal sottoscritto, ricordata da Pachì & Sosio, bontà loro: ma non si trattava di "una rubrica", ma di più rubriche, di innumerevoli racconti e interventi ai quali tutti erano invitati a collaborare, e di cui mi sono occupato per sei o sette anni, contribuendo credo alla diffusione della narrativa italiana con buone storie, come dimostrano i Premi Italia vinti; questo tanto perché io mi autopromuovo); dei rapporti tra fantascienza e cinema (dal Festival di Trieste ai libri); e altro ancora.

Quindi, non ho parlato, per una precisa scelta, di vari argomenti e non per faziosità o occulti intenti. Ma ho parlato invece di tante altre cose: credo di aver scritto anche particolari che pochi conoscevano, o forse nessuno, soprattutto sui primordi della fantascienza in Italia. Possibile che questo non interessi, o sia considerato minore e trascurabile e ogni problema si accentri piuttosto sul fatto che ho dedicato a tizio una riga, a caio dieci righe ed a sempronio trenta? Forse la "piccolezza d'animo" non è mia ma di qualche critico, più o meno giovane, più o meno condizionato dai suoi amici, dalle sue idee politiche o - qui sì - dalla sua "parrocchietta"...

In tanti e tanti anni di lavoro in questo ambiente ne ho viste di tutti i colori, ma il tipo di polemiche nate intorno a questo mio saggio superano ogni limite di intelligenza. Nel senso che mi sembrano demenziali. Tra le varie accuse che mi sono state lanciate quelle del "guardate come sono bravo", sono le più lontane dal mio carattere (come possono testimoniare coloro che mi conoscono sul serio) e, soprattutto, dal mio modo di agire (come testimonia la mia attività, - diciamo trentacinquennale? - in campo giornalistico, saggistico, editoriale, radiofonico, in favore del fantastico e della fantascienza in generale e non solo dei miei cosiddetti "amici", promuovendo antologie italiane, e pubblicandole, scrivendo su quotidiani, settimanali, riviste letterarie, dizionari, enciclopedie, tenendo conferenze e dibattiti, organizzando interviste e inchieste radiofoniche: e così, giacché ci siamo, giacché stiamo parlando di "casa De Turris" e del "quanto sono bravo", forse Pachì & Sosio possono indicare qualche illustre collega che ha fatto più di me in tutti questi campi per la nostra fantascienza. Grazie. Dati alla mano, gli renderò volentieri, appena posso, il dovuto e sentito omaggio). Concludo. Pachì & Sosio non hanno nemmeno letto con attenzione la parte finale del mio lavoro. Io non mi dolgo per nulla della "scomparsa del fandom" (del quale sono sempre stato un sostenitore, a patto che sia intelligente), anzi del fandom non parlo nel modo più assoluto! Sono assai allarmato, piuttosto, della crisi della lettura in generale e di quella di fantascienza in particolare nel nostro Paese. Il che, se i Due Direttori permettono, è tutta un'altra cosa e assai più importante! Se così non fosse non ascolteremmo un giorno sì e uno no le lamentazioni degli addetti ai lavori sulle statistiche e sulle inchieste circa gli scarsi lettori in Italia che ci relegano agli ultimi gradini europei. Forse, però, i Due Direttori di Delos essendo "andati avanti" su Intemet e occupandosi (pare) solo di quello, non si sono accorti della gravità della questione. Buon per loro. A forza di "andare avanti", però, c'è stato il rischio più che reale che Urania chiudesse e solo la sua trasformazione in "tascabile" lo ha impedito: forse sarebbero stati contenti, non so... Io credo che questo nuovo giocattolo rischi di far perdere il contatto con la realtà ritenendo così che essa sia soltanto quella degli utenti del ciberspazio, i quali, almeno in Italia, io credo non consentirebbero alle testate di fantascienza di continuare ad esistere. Eccetto quelle virtuali come Delos, ovviamente. Scomparsa Urania (e i Gialli), poniamo, per mancanza di lettori ciò sarebbe stato considerato un "andare avanti"? Gradirei una risposta. E veramente "tutti gli altri" sono su queste posizioni irreali? Proprio tutti e solo il De Turris "è rimasto lì a chiedersi cos'è successo"? Ma non sarà il caso che Pachì & Sosio, abbagliati dal loro strumento abbiano ormai una percezione della realtà distorta, o perlomeno parziale e quindi non applicatile a tutto e tutti? Sino a prova contraria, il calo di lettori, sia complessivamente sia nella narrativa "di genere" (fantascienza compresa), è un dato di fatto incontrovertibile. Non lo compensano per nulla l'editoria e la fantascienza su Internet, anche a livello di fandom, perchè noi tutti sappiamo benissimo che quest'ultimo, sia cartaceo che virtuale, ha coinvolto sempre una minoranza anche infima di fruitori del nostro genere letterario.

E', come ben scrivono i Due Direttori, qualcosa di cui "forse non valeva la pena" di occuparsi, "una tempesta in un bicchier d'acqua", inutile ed evitabilissima se non si fosse frainteso, in buona e/o in mala fede, quanto ho scritto. Peccato però che si sia trattato di una "tempesta" in cui si e, abbondantemente trasceso in quanto ad epiteti usati. Il che dimostra ancora una volta come la "pari dignità" (non certo la par condicio) anche nel piccolo mondo della frantascienza sia ancora lontana dall'essere raggiunta, nonostante si sia cresciuti d'età e giunti alle soglie del fatidico 2000. A meno che, viceversa, non si sia regrediti di una ventina d'anni e venga addirittura considerato disdicevole o riprovevole apparire accanto alla firma (la mia) di una persona di cui non si condividono idee che con la professionalità editoriale, giornalistica e fantascientifica non hanno proprio nulla a che fare. Se le cose stessero così, allora si dovrebbe parlare di un razzismo ideologico e di un atteggiamento aprioristicamente discriminante che ci farebbe ripiombare negli anni più bui del terrorismo culturale. Spero veramente che non sia così.

Gianfranco de Turris, Roma, 20 gennaio 1997