Robot stories è un progetto fortemente voluto dall'esordiente Greg Pak, che lo ha scritto, prodotto, diretto e pure interpretato. Si tratta di un film antologico composto da quattro episodi. In My robot baby (Il mio bambino robot) una coppia è in attesa di adottare un figlio ma prima che questo avvenga viene loro affidato un bambino robot per testare (e registrare) le loro capacità parentali. Quando l'aspirante padre si deve allontanare per motivi di lavoro il piccolo robot da segni di malfunzionamento e la donna si trova da sola a dover fronteggiare l'emergenza... Nel secondo episodio, The robot fixer (La riparatrice di robot), la madre di un giovane entrato in coma dopo essere stato investito da un'auto scopre nel suo appartamento una trascurata collezione di Microbots e decide di cercare di ripararne il più possibile, quasi a cercare di ristabilire una sorta di legame, di comunicazione con l'irraggiungibile figlio... Più in tono da commedia il seguente Machine love (La macchina amore) nel quale il regista stesso, Pak, compare nei panni di un nuovo modello di robot da ufficio dall'apparenza completamente umana e programmato per interagire e anche apprendere dai suoi colleghi di lavoro umani. Inserito però in un ufficio altamente disfunzionale l'essere artificiale deve dar prova anche della sua multi funzionalità anche in campo amoroso... L'ultimo episodio, Clay (Creta), si svolge nel 2027. Un vecchio scultore, prossimo alla morte, deve decidere se sottoporsi o meno ad un processo di scannerizzazione che gli consentirebbe di far sopravvivere i suoi ricordi, e la sua coscienza, al decesso del corpo fisico. Il suo dottore, il figlio e la moglie (ella stessa già digitalizzata) gli dicono tutti la stessa cosa, ovvero che è tempo di farlo, ma l'uomo non è affatto convinto che sia la decisione migliore da prendere...
Parte dramma, parte commedia, tutto fantascienza Robot Stories è stato presentato con buon successo in vari festival cinematografici ed è ora sbarcato nel circuito di sale d'Essai oltreoceano, con reazioni critiche in prevalenza positive. Eccone un campione. "Seguendo le orme di Ray Bradbury, Rod Serling e Philip Dick piuttosto che George Lucas, Pak torna alla tradizione della fantascienza intelligente e umanistica e ci ricorda il valore della buona fiction di genere" ha scritto K. Fox sulla guida al cinema del vendutissimo TV Guide. "E' l'Ai confini della realtà del ventunesimo secolo" per V. Musetto del New York Post mentre S. Murdock di Entertainment Weekly rivela forse una conoscenza un po' superficiale per il genere, visto che finisce con lo scrivere che "l'antologia può essere riassunta in quattro parole che non mi sarei mai aspettato di vedere insieme: science fiction chamber music." (fantascienza e musica da camera)
Ha qualche riserva invece E. Mitchell che scrive sul New York Times: "L'antologia fantastica di Greg Pak, che mostra come anche i robot abbiamo vite complicate come quelle degli umani, ha un agile senso del meraviglioso che tuttavia lascia il film un po' distaccato dal punto di vista emotivo." Non è piaciuto per niente invece a M. Jenkins, il critico del Washington Post, che ha definito il film "insignificante e senza sorprese". Il cast è composto in prevalenza da attori asiatici poco noti. La piu' nota è probabilmente Tamlyn Tomita che nella serie televisiva Babylon 5 è il tenente comandante Laurel Takashima e che è anche nel cast del nuovo film di Roland Emmerich, il fanta-catastrofico The day after tomorrow.
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