Delos 32: Cieli Sintetici Cieli Sintetici
di Emiliano Gokuraku Farinella
sintetiche (parte I)
Droga e cyberpunk, a prima vista appare un accostamento facile e naturale. Lo squallore di certi contesti cyberpunk è il sito ideale in cui possa capillarmente diffondersi l'uso di sostanze stupefacenti d'ogni genere, con tutte le connotazioni negative che a livello di coscienza sociale siamo soliti attribuirvi nel presente. Ma quei contesti sono anche - nell'ottica degli abitanti di quelle storie future - il posto migliore per arricchire i propri sensi, meglio stimolare il proprio corpo e far schizzare in alto in una profusione di indimenticabile realismo i propri sogni attraverso l'uso di svariate droghe.
La droga (come fenomeno generale) è perfettamente inserita in quel tessuto sociale umano, e a raccontare una storia con la narrazione focalizzata su un abitante di quei luoghi molti aspetti possono passare in sordina, tanto sembrano naturali e integrati. Non è certamente la droga a far notizia in quei contesti.
Quanto sopra ci dà ragione del perché negli autori più canonici del genere il fenomeno della tossicodipendenza sia onnipresente, ma quasi insignificante, quanto a rilievo nella storia. Si inserisce come una costante di fondo che influisce sul livello della storia, ma non sulla forma, essendo propria alla maggior parte dei personaggi che entrano in azione.
Allora per andare alla ricerca di particolari interessanti, di storie dense e significative che hanno nella droga il loro cardine dobbiamo andare a esplorare l'opera di autori atipici del genere, o addirittura di autori che del genere possono essere i profeti ma in momenti o storie assolutamente atipiche.
Oceano (Involution Ocean) di Bruce Sterling è una di queste storie atipiche di un maestro del genere, scritta in un momento atipico. E' l'opera prima di Sterling scritta a 23 anni, essa non è solo la memoria delle avventure barocche e della crescita morale di un giovane uomo che entra nella ciurma di una nave di un pianeta alieno senza acqua (così ne parlano John Clute e Peter Nichols) essa è anche l'esplorazione del mondo interiore del giovane protagonista, del mondo e delle persone che lo circondano con gli occhi schizzati di sangue per la sua droga, la sincofina.
Il libro, edito dalla Perseo Libri, è un'ottima lettura, e come prova di ciò potrebbe anche bastare il fatto che quello stesso Harlan Ellison capace di smontare e ridurre in brandelli l'opera di autori molto più stimati di quello Sterling esordiente non esitò a definire questo libro come "assolutamente straordinario. Una lettura di sorprendente bellezza".
Questo è un libro caldamente consigliato, è un'opera geniale, evocativa, e fascinosamente allucinatoria.
Purtroppo, però, Sterling smise in fretta di scrivere così.
"L'amplificazione elettronica e le droghe che alterano la coscienza hanno già cambiato i parametri della sensibilità umana, e di conseguenza alterato le nostre definizioni percettive e psicologiche di cosa significhi essere umani" [Norman Spinrad, The Neuromantics].
Ogni cosa può definirsi attraverso l'impatto che ha sull'universo circostante, così in via generale molte droghe (quelle tipicamente usate nel cyberpunk) non fanno altro che gettare le basi di un nuovo essere umano che altera la propria chimica invece che i propri arti attraverso la biomeccanica. In una logica perfettamente cyberpunk le droghe agiscono ristrutturando l'uomo per un nuovo (e forse più marcio) mondo.
Nel romanzo di Sterling la raffigurazione simbolica di quest'evoluzione dell'essere umano attraverso droghe psicotrope è data dall'amore alieno che nasce tra il protagonista e l'affascinante ma intoccabile (poiché la poveretta è sostanzialmente allergica al tocco umano) aliena che lavora nulla nave. Nella visione del mondo rifocalizzata attraverso la sincofina un'aliena può divenire altamente desiderabile, e il mondo necessita tutto di una ridefinizione.
L'idea della droga come strumento per modificare le percezioni, e quindi l'uomo, è vecchia quanto la droga, ovviamente. Il messaggio nuovo che troviamo nel cyberpunk è che questa modificazione possa essere in qualche modo utile per un migliore adattamento al mondo. Esattamente in questo senso vanno tutte le droghe artificiali che vengono sintetizzate in queste storie e di cui parleremo tra breve, ma un altro approccio possibile è che queste droghe mutino non solo l'uomo, ma addirittura lo spazio, mettendo un essere intelligente in connessione col continuum spaziotemporale.
Prima di entrare nel vivo del cyberpunk è interessante soffermarsi sulla considerazione che nei decenni passati la droga nella fantascienza era stata vista come un mezzo per interagire col tessuto del reale mutandolo e esplorandolo al di là dei limiti di un'esperienza puramente psichica.
Già a partire dal famoso e classicissimo Dune di Frank Herbert il melange (la droga ricavata dai vermi della sabbia del pianeta Arrakis) viene usato dai membri delle Gilda Spaziale per distorcere lo spazio e permette quindi il viaggio tra le stelle. Altro ricavato dai forti poteri è l'Acqua della vita, ottenuta dalla bava che secernono i vermi neonati quando vengono affogati in acqua. Questa bava ha un potere terribile: velenosa per gli uomini, rende le sorelle Bene Gesserit capaci di risalire indietro nei ricordi delle loro antenate, di leggere la mente e di soggiogare la volontà altrui.
Poteri addirittura superiori pare avere il Chew-Z, una potentissima droga che sta al centro del famoso Le tre stimmate di Palmer Eldritch di Philip K. Dick. Qui la cosa grandiosa è la presentazione di una droga capace di creare una nuova e assoluta realtà.
Se Dio promette la vita eterna, il Chew-Z può consegnarla a domicilio.
Il Chew-Z è la droga che viene a sostituire in tutto il sistema solare il Can-D, quest'ultimo costituiva un allucinogeno molto potente, capace di indurre allucinazioni estremamente realistiche con la possibilità di condividerle in gruppo e di pilotate dall'esterno i sogni. Già col Can-D qualcuno iniziò a parlare in termini mistici, adesso col Chew-Z, che proietta chi ne fa uso per un tempo illimitato in un'allucinazione in cui tutto è possibile ma da cui pare impossibile uscire, sembra di essere entrati in contatto con Dio mentre si scorrazza in avanti e indietro per il tempo e l'universo.
Se in Dick come Herbert gli effetti più impressionanti delle droghe in uso ricadono sulla realtà esterna, su una realtà in qualche modo condivisibile con altri, rendendo l'approccio a questa situazione meno intimo e "umano", nel cyberpunk è direttamente l'uomo della strada, il balordo qualunque, a parlare suggerendo - come vedremo nella seconda parte - diverse considerazioni circa l'uso di queste sostanze.
Ma esiste anche un modo profondamente umano di risentire degli effetti contemporanei della droga sul tessuto reale oggettivo e soggettivo, o quanto meno è immaginabile una situazione simile, e incredibilmente il più ampio e coerente esempio di mia conoscenza da citare è a opera di un autore italiano. Franco Forte nella sua antologia Chew-9 parla esattamente di questo, del rapporto dell'uomo (a livello intimo e personale, ma anche sociale) con una droga che è capace di intervenire non solo sul mondo psichico, ma di scavalcare questi limiti e intervenire direttamente sul reale.
Tutto ciò viene scritto in contesti che sono tipicamente cyberpunk, con i duri tipici del genere e i cavalieri solitari con tante macchie, molte paure ma anche con una considerevole dose di coraggio (o avidità) sufficiente a farli addentrare in queste storie pericolose che ci presenta Forte.
In rete trovate uno di questi racconti, Chew-9, che è anche quello che dà il titolo all'antologia.
Il Chew-9 è ovviamente un omaggio a Dick che nelle storie di Forte continua a mantenere quei forti poteri che permettono a questa droga di modificare la realtà e di creare effetti duraturi che travalicano la pura allucinazione psichica. Il Chew-9, come si trova scritto nel dizionario dei termini alieni in uso nella lingua terrestre è una "potente droga di origine organica derivata dall'arricchimento chimico dello Snoze, polvere essiccata ottenuta dal midollo cartilagineo degli esemplari maschi della razza Rems. Una forma di Chew-9 con elevate capacità compenetrative tra pensiero e materia può essere rilasciata dalle femmine Rems durante la fase della trasmutazione adulta, periodo nel quale le femmine di questa specie subiscono una metamorfosi ghiandolare che le trasforma in creature sorprendentemente simili alle donne umane di razza nera".
Prima di lasciarci in attesa del prossimo numero in cui parleremo più da vicino della droga in opere indiscutibilmente cyberpunk varrà la pena di notare l'approccio atipico dato da Ursula K. Le Guin a questo genere di storie.
In Il buon viaggio , un racconto degli anni '70, la Le Guin affronta il problema tipico: la necessità che può sentire un essere umano di espandere la propria coscienza, il proprio universo psichico. In sostanza affronta il problema classico della modificazione dell'uomo.
Il racconto è però la storia di una non-espansione psichica, cioè di un trip fatto con la sola volontà. La Le Guin, che rimane ancorata a un periodo storico e culturale nettamente diverso dal contesto cui ci interessiamo noi, si trova a affermare che le modifiche migliori e più sostanziali sull'uomo le opera la vita. Vent'anni dopo molta più gente è propensa a scrivere che l'uomo ha le capacità tecniche e la necessità di imprimere delle forti modifiche sul suo corpo, sulla sua chimica e sulla sua mente.
Ma questo al prossimo numero...
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