Delos 8: Fondazione Anno Zero Il futuro riparte dall'anno zero

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E' uscito postumo l'ultimo volume del ciclo della Fondazione del grande maestro della fantascienza

di Franco Forte

Isaac Asimov, il buon dottore, com'era conosciuto dagli appassionati di fantascienza, ha saputo sfondare a colpi di gomito le barriere che generalmente vengono erette intorno agli autori di genere, e si è inserito con autorità nel regno dei bestseller, accanto a scrittori del calibro di Wilbur Smith, Stephen King e Ken Follet. Asimov è riuscito a ottenere questo soprattutto con i suoi suggestivi romanzi di fantascienza, ma non soltanto. Negli Usa e in tutto il mondo è universalmente conosciuto come autore di gialli e come impareggiabile divulgatore scientifico, oltre che come abilissimo creatore di limericks (frasi senza senso accomunate da una doppia rima), fino ad arrivare a sfiorare i 500 volumi pubblicati e tradotti in tutti i continenti.

Ma quello che più caratterizzava Asimov era la straordinaria Storia Futura impiantata su una dozzina di romanzi e numerosi racconti scritti nell'arco di quarant'anni, che dopo avere conosciuto alterne vicende ed emozionanti sviluppi si è conclusa proprio qualche giorno prima della sua morte con il romanzo Forward the Foundation, che esce postumo in questi giorni presso Mondadori con il titolo Fondazione anno zero.

Sono stanco, scriveva Asimov in un articolo per la sua rivista IASFM (Isaac Asimov Science Fiction Magazine) nell'aprile del 1992, poco prima che subentrasse la morte a causa di una grave complicazione cardiaca. Dormo per larga parte del giorno e mi trascino in giro con fatica. Il problema maggiore è che non posso scrivere molto. Questo vale soprattutto per il mio nuovo libro della Fondazione. Sono ormai passate settimane da quando ho avuto la possibilità di lavorarci, e non so se ne sarò di nuovo in grado. Ogni volta che provo scopro che sono troppo stanco per riuscirvi. Credetemi, mi spiace per questo.

Sembra quasi un disegno del destino, eppure Asimov riesce a completare la stesura di Forward the Foundation che lega tutti i libri da lui precedentemente scritti in un grandioso affresco futuro, e si spegne, tranquillo di avere almeno assolto il suo compito nei confronti delle legioni di lettori che lo seguono in tutto il mondo. Il romanzo esce postumo, e diventa subito bestseller negli Stati Uniti.

Fare una cronologia precisa delle opere scritte da Asimov sarebbe lungo e noioso, ma senza dubbio può essere utile cercare di ricostruire le tappe che hanno portato il grande autore russo-americano (Asimov era nato vicino a Smolenk, in Unione Sovietica, nel gennaio del 1920, ed era poi emigrato negli Stati Uniti insieme alla famiglia) a configurare un ipotetico ma razionalissimo sviluppo della razza umana nella Galassia in un lontano futuro. Tutto cominciò durante gli anni caldi della seconda guerra mondiale, nel 1941, quando Asimov era uno studente ventunenne laureato in chimica già approdato al professionismo nel campo della fantascienza da quasi tre anni. L'ispirazione per il primo proto-racconto su cui si sarebbe in futuro sviluppato tutto il ciclo chiamato della Fondazione, gli derivò dalla lettura de Il declino e la caduta dell'Impero Romano di Gibbons.
Perché non scrivere della caduta dell'Impero Galattico e del ritorno del feudalesimo, raccontando il tutto dal punto di vista di qualcuno che vivesse nei giorni sicuri del Secondo Impero Galattico? si chiese Asimov, e propose l'idea a John Campbell, il geniale editor della rivista per cui lui scriveva e che contribuì in maniera non indifferente a dare la spinta alla sua carriera di scrittore. Nacquero così alcuni racconti di svariate lunghezze che soltanto nel 1951 vennero radunati in un unico volume dal titolo Foundation (Cronache della Galassia), seguito in rapida successione negli anni seguenti da altri due titoli: Foundation and Empire (Il crollo della Galassia) e Second Foundation (L'altra faccia della spirale). I tre libri messi insieme formarono la Trilogia della Fondazione, che ha conosciuto un numero incredibile di ristampe in tutto il mondo. A quel punto Asimov smise di scrivere racconti o romanzi che si basassero su vicende ambientate in quell'universo, e si dedicò con maggiore attenzione alla sua opera di divulgatore scientifico (in tutti gli anni sessanta e settanta scrisse solamente due romanzi di fantascienza e un giallo), fino a quando le pressioni dei fans e degli editori furono così forti da costringerlo a riprendere in mano la trilogia per studiarne uno sviluppo e un antefatto. Nel 1981 Asimov rilesse i tre romanzi che aveva scritto quarant'anni prima, intenzionato a reimmergersi nello stile e nell'atmosfera della serie, e se ne riappassionò subito.

Il 25 marzo 1982, sulla scrivania di Hugh O'Neill, l'editor della sua casa editrice, la Doubleday, arrivò la stesura completa di Foundation's Edge (L'orlo della Fondazione), un avvenimento che mise in fermento tutto il mondo degli appassionati. Il successo del libro fu così folgorante (25 settimane di permanenza nella classifica dei best sellers del New York Times) che la Doubleday invitò subito Asimov a scrivere un altro romanzo della serie. Colto da nervosismo, Asimov dichiarò che non si sentiva in grado di affrontare ancora una simile impresa. Perché non provare con un libro ambientato nell'universo dei robot? propose. E così nacquero i romanzi I robot dell'alba e I robot e l'Impero, che non ebbero il successo di Foundation's Edge e spinsero la Doubleday a fare pressioni perché Asimov non dimenticasse Hari Seldon e tutti i personaggi che comparivano nel suo fortunato ciclo.
Così finalmente il buon dottore si buttò a testa bassa nell'impresa e confezionò in breve tempo Foundation and Earth (Fondazione e Terra), che cronologicamente chiude il ciclo della Fondazione.

Ma gli apassionati e l'editore non sembravano darsene pace, e Asimov si ritrovò costretto a pensare a una storia che potesse essere ambientata prima dei tre volumi originari della serie. Nacque così Prelude to Foundation (Preludio alla Fondazione), che racconta in prima persona la vita di Hari Seldon e descrive la sua più grande invenzione, la psicostoria, una scienza in grado di prevedere il futuro della razza umana in base a precisi calcoli scientifici, e che permetterà a Seldon di varare un Piano in grado di salvare l'umanità dalla barbarie della caduta dell'Impero galattico.

A quel punto il grande affresco era quasi completato. Restava soltanto da congiungere Preludio alla Fondazione con il resto del ciclo e, compiendo un salto longitudinale che potesse collegare a questo scenario anche i libri dedicati ai robot, dare a tutto omogeneità e spessore. Questo anello finale è stata l'ultima fatica di Asimov, e l'unico rimpianto che gli appassionati possono avere è che il buon dottore non sia riuscito a vederlo pubblicato e allineato nella sua libreria insieme agli altri volumi. Fondazione anno zero è il testamento letterario di Isaac Asimov e il mattone che permette a tutto l'edificio della sua storia futura di reggere con incredibile verosimiglianza. Fino a quando, chissà, i figli dei nostri figli non cominceranno a studiare a scuola una nuova scienza chiamata psicostoria...
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