Esiste un pianeta molto simile alla Terra, chiamato Albedo, ed è uno dei corpi celesti extrasolari più studiati dagli scienziati terrestri per le sue caratteristiche molto simili a quelle del nostro mondo: forza di gravità appena superiore, atmosfera respirabile, giornata di 22 ore, anno pari a 240 dei nostri giorni; e come il nostro Sole, l'astro nei cieli di Albedo appartiene alla categoria delle "nane gialle". Di più, la specie superiore che vi risiede somiglia agli umani: hanno forme e visi che ricordano vagamente gli abitanti della Polinesia. Il clima di quelle terre, poi, richiama un perenne, placido settembre. Ebbene: su quel mondo lontano ha vissuto in incognito, per un paio di mesi, un nostro studioso. Costui vi si è recato (a chi legge ciò parrà assurdo) appena un paio di anni fa, cioè nell'anno 2001, su incarico della GUP, la Galactic University Press, che ovviamente dispone di acconci mezzi di trasporto spaziale. Ufficialmente, il nostro "infiltrato" doveva - in modo discreto - raccogliere elementi sulla società degli Albedoriani per relazionarne all'Università Galattica; da tale relazione sarebbe nata una dispensa. L'Università sta infatti raccogliendo relazioni da vari studiosi, inviati "sul campo" presso i numerosi mondi che, come Albedo, rientrano nella Confederazione Galattica. Il fascicolo che presentiamo è dunque la prima delle citate dispense, che verranno man mano tutte pubblicate da Edicolor a cura di Gabriella Scialdone. Un fatto sin qui taciuto è che il relatore in realtà doveva studiare, più che la società, un particolare gioco cui pare si dedichino con assiduità gli Albedoriani: il Grande Gioco. E si è taciuto anche su un altro, fondamentale dettaglio: l'inviato speciale su Albedo si chiama Eugenio Ragone.
Se la letteratura (in genere) è già di per sé un "gioco" per la sua caratteristica di disporre su una ipotetica scacchiera persone, sentimenti, eventi, scenari, e muovere questi "pezzi" secondo regole prestabilite ma in modo inatteso per il lettore, ebbene, la letteratura di fantascienza in particolare rappresenta, secondo me, un "gioco" nel quale il numero di "pezzi" da manovrare è ancora più esteso. Essa infatti muove, smonta e rimonta (in aggiunta) anche leggi fisiche, interi pianeti, nuove civiltà, futuro, eventi che sarebbero potuti accadere: insomma una sorta di Lego che scompone e ricompone il reale e il possibile, cercando di analizzare in questo modo le ragioni più profonde dell'uomo e dell'universo, ma anche quelle che talora si danno troppo per scontate. Gioco nel gioco, inoltre, l'autore di Teoria del Grande Gioco è anche il protagonista del pastiche. Ma qual è il mistero di Albedo?
La risposta è semplice e, al contempo, impossibile. Su Albedo, lo strano Gioco che invita ogni giorno molti autoctoni a formare grandi tavolate anche per le vie e le piazze, si attua su tronconi di grossi alberi tagliati quasi alla base: la "scacchiera" è il ripiano che ne deriva, solcato (come gli alberi terrestri) da "anelli" che rappresentano gli anni del vegetale. Tra quegli anelli i giocatori sistemano "pezzi" di forma varia e misteriosa. E misterioso resta lo stesso Gioco, sulle cui finalità gli Albedoriani stessi appaiono reticenti. Ragone (personaggio) è costretto a carpire dati occhieggiando di soppiatto, ma alla fine un'idea riesce a farsela, grazie anche a insolite ma evidenti coincidenze: quel Gioco ha attinenze con il mondo reale; in qualche modo, accade che esso influenzi (anche in modo drammatico) la vita dei giocatori e degli Albedoriani, così come eventi esterni d'ogni tipo, nonché azioni inconsapevoli degli Albedoriani, hanno una contropartita nei pezzi sulle scacchiere. Il Ragone personaggio giungerà sulla soglia dello sconvolgente enigma, ma...
Un po' sadicamente (fa parte del "gioco") ci fermiamo qui. L'idea di un legame "forte" tra gioco e vita, letterariamente non è una novità assoluta (basti pensare a La lotteria a Babilonia di Borges), ma Ragone gioca... le sue mosse narrative in modo personale, gradevole, con adeguati tratti di mistero e con la sua competenza di esperto in attività ludiche (come scacchista è giocatore di Prima Categoria Nazionale; ha introdotto in Puglia un antichissimo gioco orientale, il Go; è stato presidente del locale Go Club ASB, e molto altro). In definitiva una lettura divertente, che suscita riflessioni. Perché (per dirla con Calderon de la Barca), la vita è sogno; ma non solo: è anche Gioco (per dirla con Ragone).
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