E' un tentativo interessante quello del regista Len Wiseman di sfruttare una volta ancora l'apparentemente immortale fascino cinematografico di lupi mannari e vampiri per un'ennesima variazione sul tema. Gli accenti techno e post moderni della vita vampiresca hanno avuto già vari esempi divertenti, ma è anche vero che l'orizzonte dei costumi di questa produzione è più vicino alle atmosfere di Matrix che a quelle delle pellicole come Blade, Dracula 2000 e La regina dei dannati.

Anche se il tono della storia incentrato sulla secolare lotta tra vampiri e lupi mannari funziona in pieno per la sua grande capacità di sfruttare in pieno le fascinazioni archetipiche di queste figure, quello che risulta un po' ostico è apprezzare l'inespressiva Kate Beckinsale nel ruolo di una spietata e testarda cacciatrice di lupi mannari, innamoratasi, chissà poi perché, di un essere umano.

Al di là dell'impasto hard rock che scuote le fredde notti delle città dell'Europa orientale dove il film è stato girato, la cosa meno credibile dell'intera produzione è proprio la sua protagonista che lontano dal fascino di Trinity o della Catwoman interpretata da Michelle Pfeiffer sembra essere bloccata da un'insistente anaffettività trasmessa al suo personaggio. In più - e questo resta l'elemento più apprezzabile della storia - quello che colpisce davvero è l'interpretazione di Michael Sheen nel ruolo del capo dei lupi mannari ribelli. L'ex marito della Beckinsale offre un'interpretazione intensa e dotata - questa sì - di una grande umanità, riuscendo a far funzionare in pieno il meccanismo narrativo di mettere in giusta luce realmente chi siano i buoni e chi gli eventuali cattivi. Certo, la regia è quello che è, ma - fortunatamente - una sceneggiatura di qualità accettabile fa di Underworld un film gradevole e tutto sommato interessante nella sua seconda parte, quando arriva sulla scena Bill Nighy, noto al grande pubblico per la sua interpretazione del cantante di Love Actually.