Delos 31: Starship Troopers di
Marco Costantini
tra fantascienza e realtà
Dai Fanti Spaziali, che Robert A. Heinlein immaginò nel 1959 per difendere il mondo dagli alieni di turno, ai Guerrieri di terra che l'esercito degli Stati Uniti d'America vorrebbe realizzare per dominare nel ventunesimo secolo ogni altro esercito del pianeta. Leggiamo cosa succede quando fantascienza e realtà mescolano le carte, in attesa di scoprire al cinema quali effetti speciali sorreggono il film che la Sony e Paul Verhoeven hanno tratto dal romanzo-culto di Robert A. Heinlein.
Nel 1959 Robert A. Heinlein dava alle stampe il suo romanzo Starship Troopers (in Italia pubblicato da Urania come Fanteria dello spazio), provocando una serie di polemiche per i contenuti sociali ed ideologici ma anche l'interesse dei lettori tecno-dipendenti per l'idea tecnologica alla base dell'opera: la tuta potenziata.A quasi quarant'anni di distanza l'annunciata proiezione nelle sale del film che la Sony ha tratto dal romanzo, sotto la regia di Paul Verhoeven (già noto per Total recall e Show girl) sta già scatenando nuove polemiche tra i fan di Heinlein, soprattutto per aver ridotto (stando alle indiscrezioni) l'ottanta percento del film ad uno "spara-spara", snaturando il romanzo e rinunciando, per contenere un budget che pare abbia ormai toccato i centoventi milioni di dollari, a quelle tute potenziate che ne costituivano il simbolo originale.
le tute potenziate
Cosa arroventò il romanzo Starship Troopers? Certamente l'avvallo che Heinlein forniva ad una società militarista, dove il diritto di voto è riservato ai volontari che hanno svolto il servizio militare e le pene corporali, come le frustate sulla pubblica piazza, sono lodate come punizioni correttive adeguate ai reati più lievi.
Molti lettori, tuttavia, preferirono (e preferiscono) sorvolare queste polemiche e bearsi delle mirabolanti tute potenziate che equipaggiano i fanti del futuro di Heinlein e che il protagonista del romanzo, il filippino Juan "Johnny" Rico descrive così:
"Un soldato della Fanteria Spaziale Mobile vive in perfetta sincronia con la sua tuta. Le tute ci danno vista più acuta, orecchie più sensibili, schiena più robusta per trasportare armi più pesanti e più munizioni, gambe migliori, maggior resistenza, minor vulnerabilità (...). Una tuta non è un'astronave ma può volare, un po' almeno..."
E le armi? All'altezza, naturalmente. Seguiamo Rico in azione:
"...in quel preciso istante il mio primo razzo raggiunse l'obiettivo e ci fu l'inconfondibile bagliore di un'esplosione atomica. Era un'inezia, naturalmente, appena due kilotoni, ma d'altra parte nessuno ci tiene a provocare una catastrofe cosmica a due passi da sè, vero?"
Grazie a queste tute e alle loro armi i soldati della Fanteria Spaziale Mobile, una sorta di misto tra marines e commandos dei corpi speciali, combattono le razze aliene Pelleossa e Ragni che minacciano la Terra e gli altri avamposti umani.
L'idea della tuta potenziata prese talmente il marchio di Heinlein che molti autori di romanzi SF a sfondo bellico quali Gordon Dickson con i suoi Dorsai, Jerry Pournelle nel Pianeta dell'onore o Joel Rosemberg di Non per la gloria preferirono tenersene lontani, utilizzando soldati non diversamente equipaggiati da quelli del giorno d'oggi.
Una eccezione è forse la McMaster Bujold che nei suoi romanzi sui Vor rispolvera, a fianco del genio folle del protagonista Miles Vorkosigan, l'idea delle tute da combattimento.
Un aspetto meno noto ai lettori di SF è certo l'influenza reciproca tra le idee di Starship Troopers e gli studi del Pentagono, volti a garantire alle proprie truppe quel vantaggio tecnologico che dovrebbe assicurare quasi sempre la supremazia statunitense sul campo di battaglia.
Infatti dagli anni sessanta le idee di Heinlein (che, non dimentichiamolo, fu a lungo arruolato e poi in contatto col mondo militare, prima e durante il secondo conflitto mondiale) diedero lo spunto a progetti più o meno riusciti che riassumeremo brevemente.
A lato: uno dei prototipi di flying belt
le cinture volanti
Per fornire ai soldati la possibilità di volare per brevi tratti l'US Army finanziò con tre milioni di dollari l'industria aeronautica Bell Aerosystems (poi Bell Aerospace) per la realizzazione della Rocket belt (poi rinominata Flying Belt), una specie di zaino ospitante un propulsore a reazione, in grado di sollevare da terra il soldato che lo indossava e, pilotato con estrema attenzione, trasportarlo sull'obiettivo, sbarcando da navi,scavalcando ostacoli e campi minati (vi ricorda il film The Rocketeer del 1991? Esatto! anche se in quel caso l'ambientazione era negli anni trenta).
La prima versione, basata su di un motore a razzo funzionante a perossido d'idrogeno aveva un'autonomia di 20 secondi e forniva circa 150 Kg di spinta, prestazioni decisamente scarse per qualsiasi utilizzo pratico. Una successiva versione propulsa da motore a reazione prometteva, sulla carta, migliori risultati (200 kg di spinta, 25 minuti di funzionamento per 50km di autonomia, con punte di 160 Km/h di velocità) ma, dopo alcuni test preliminari, non riscosse maggior successo.
Ci furono altri progetti simili, proposti nel 1974 dalla William Research (cui la Bell aveva ceduto i diritti sul brevetto), basati su piattaforme su cui salire invece che zaini da indossare, ma verso la fine degli anni settanta aziende e militari smisero sostanzialmente di occuparsene, visti i costi ed i limiti di utilizzo emersi nelle prove, salvo sporadici risvegli d'interesse che non si sono mai concretizzati.
In effetti il massimo successo raggiunto fu l'apparizione nel film Thunderball della serie di James Bond, indossato dall'inossidabile Agente 007 - Sean Connery (o meglio dallo stunt-man che ne era la controfigura), ed una breve esibizione durante l'inaugurazione delle olimpiadi di Los Angeles del 1984, ai comandi di William "Bill" Suitor, il principale pilota collaudatore. Chi volesse saperne di più può rivolgersi al sito web http://www.discovery.com/area/alttech/alt970417/alttech1.html oppure a http://prysm.net/~jnuts/rocket_belt.html dove potrà trovare anche alcuni schemi di funzionamento. Ovviamente noi di Delos non ci assumeremo alcuna responsabilità nel caso proviate a costruirvene una!
Sean Connery in Thunderball Operazione tuono
armi e sensori
Per quanto riguarda lo sviluppo di armi atomiche individuali, il tentativo più importante si ebbe (pare, vista la riservatezza di tali argomenti) sempre negli anni sessanta, con lo studio di un piccolo cannone senza rinculo, montato su jeep, in grado di sparare proiettili con piccole testate atomiche a qualche chilometro di distanza. Per il bene di tutti si finì per reputare poco saggio diffondere armi simili ad un uso comune della truppa ed il progetto venne abbandonato.
I sistemi di visione notturna, di puntamento armi e di comunicazione individuale (gli "occhi ed orecchie" delle tute) hanno avuto maggior successo e diffusione. Mentre nel film Tuono blu (Blue thunder) del 1983 poteva sembrare ancora fantascienza un cannoncino d'elicottero puntato nella direzione dello sguardo del pilota, ora i principali aerei ed elicotteri d'attacco montano sistemi simili. Perfino il futuro caccia italo-europeo EF 2000 potrebbe esserne dotato per il puntamento "a colpo d'occhio" dei propri missili, se basteranno i soldi (già così costerà oltre cento miliardi di lire ad esemplare).
A sinistra: William Suitor vola con una flying belt alle olimpiadi di Los Angeles. Sotto: Il logo del centro dell'US Army responsabile del progetto Land Warrior
the 21st century land warrior
Ma il fante? Anche se Francia, Gran Bretagna, Australia e Russia hanno avviato studi minori, sono gli statunitensi dell'US Army ad aver lanciato il progetto più completo, denominato 21st Century Land Warrior, per sperimentare l'attrezzatura del soldato "digitale" del prossimo secolo. Nel 1991 l'Army Science Board Study raccomandò che il soldato appiedato venisse trattato come un sistema individuale integrato da combattimento. Il successivo programma Soldier Integrated Protective Ensemble (SIPE) Advanced Technology Demonstration (ATD) confermò che l'approccio al soldato come sistema poteva costituire un "moltiplicatore di forza" in termini di letalità e capacità di sopravvivere su di un campo di battaglia digitale che vede sempre più probabili scenari di combattimento urbano o in situazioni come le missioni di pacificazione dove la minaccia non può essere affrontata a colpi di carri armati.
Senza dilungarci in dettagli noiosi, riassumiamo rapidamente i componenti di cui si prevede di dotare questi soldati di domani. Chi volesse saperne di più può aggirarsi nel sito militare http://www_sscom.army.mil o provare a interpellare via e-mail Susan Aninger al Public Affairs Office dell'U.S. Army Soldier Systems Command all'address saninger@natick-emh2.army.mil.
Elmetto con display monoculare per visualizzare le mappe generate dal computer integrato, dati di missione ed ordini anche ricevuti in tempo reale dalla base, immagini (p.e. un intensificatore di luce per incrementare la visione notturna) e allarmi (p.e. ricezione di un segnale di puntamento laser nemico) captati da sensori.
Nuovi sistemi radio per trasmissione voce e dati, sistema GPS per posizionarsi con la precisione di pochi metri, telemetro e puntamento laser, puntamento a infrarossi, nuovi fucili d'assalto con sistemi avanzati che consentano di mirare attraverso il visore dell'elmetto, sparando esponendo solo l'arma e mantenendo corpo e testa nascosti.
Giubbetti antiproiettile in una nuova versione di kevlar e nuove protezioni chimico-biologiche miglioreranno il rapporto tra peso e protezione offerta, nuovi zaini si occuperanno di facilitare il trasporto di tutta l'elettronica, le batterie per alimentarla nonchè le dotazioni più tradizionali del soldato.
Il progetto è in pieno svolgimento e non esiste al momento una configurazione definitiva, visto che si prevede di aggiungere componenti man mano che la tecnologia li renderà affidabili ed economicamente convenienti.
I primi prototipi di questo equipaggiamento, realizzati dalla collaborazione di industrie quali Hughes Aircraft, Motorola, Honeywell, Batelle, Gentex and Arthur D. Little, sono in sperimentazione dalla fine del 1996 e, fondi governativi permettendo (si parla di un miliardo di dollari in vent'anni), alla fine del 1999 potrebbe iniziare la produzione in serie con un primo lotto di 4.800 unità, sufficienti ad equipaggiare entro il 2000 una divisione dell'US Army.
Certo non saranno ancora le tute potenziate delle Starship Troopers ma forse ad Heinlein e al suo tenente Rico sarebbero piaciute ugualmente.
Una raffigurazione di Land Warrior secondo la proposta della Hughes
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