Emilio Salgari, il nostro classico dell'avventura, si nascose spesso dietro pseudonimi, spinto da motivazioni diverse la più nota delle quali fu l'urgenza di aggirare la clausola contrattuale di esclusiva che lo teneva legato all'editore genovese Antonio Donath. Il più misterioso tra i suoi nomi d'arte rimane quello di Enrico Bertolini, con il quale firmò tre romanzi nonché diversi racconti e testi di vario genere: tutta produzione pubblicata prevalentemente presso lo stesso Donath. Perché allora questa maschera? Come spiega Felice Pozzo nella prefazione al volume Storie con la maschera, l'autore usò tale precauzione in particolare nei romanzi quando, incalzato da contratti e scadenze, utilizzava più del dovuto elementi tratti da opere altrui. Come nel caso di Le Caverne dei diamanti, una libera versione del romanzo Le Miniere di Re Salomone di Henry Rider Haggard.
L'antologia, curata dall'esperto Felice Pozzo, raccoglie dunque i racconti e testi brevi di Salgari-Bertolini, molti dei quali vedono la luce per la prima volta dopo la pubblicazione originale. Qui lo scrittore, sempre affascinante ma con qualche inedito segreto da nascondere, rivela fra l'altro la propria partecipazione ai gravi problemi che affliggevano (e affliggono) l'India, la smania per le avventure di mare e di terra vissute soltanto con la fantasia, e anche il suo pensiero sui fantasmi nell'intrigante racconto Il castello degli spiriti. Tratta da un episodio autobiografico, riferito a una casa veronese infestata da presunti spettri che Salgari vegliò una notte per scoprire qualcosa, la vicenda viene trasferita in un più pittoresco castello della Bretagna. Insomma, tra storie di pesca dei tonni, gauchos della pampa, fame nell'India eccetera, c'è pure una bella storia di fantasmi che ci dice come la pensava Salgari sull'argomento: non ci credeva affatto!
Emilio Salgari, Storie con la maschera, a cura di F. Pozzo, Mephite 2003, Euro 9.00, www.mephite.it.
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