Delos 31: Cieli Sintetici Cieli Sintetici
di Emiliano Gokuraku Farinella
Ha collaborato: Diego Novelli
dell' ice
Un viaggio storico, critico e riflessivo sul cyberpunk: un fenomeno, un modo di vita, e soprattutto una letteratura. Forse la più significativa di questo scorcio di fine millennio.
Una retta ha due versi, una superficie ha due facce e lo spazio ha due chiralità 1. Eppure esistono delle eccezioni, la striscia di Möbius, la bottiglia di Klein o l'ICE...
L'Hosaka non ci bloccò il conto, no. Lo vaporizzò. Come l'oro delle fate. Prima eravamo milionari, nella valuta più forte del mondo, un minuto dopo eravamo diventati poveri. [...] Il nostro conto era sparito. Quelli della banca negarono che noi avessimo mai avuto un conto." [New Rose Hotel, 104]
Bobby era un cowboy, e l'ICE era il suo campo di azione: ICE significava "Contromisure Elettroniche d'Intrusione". La matrice era una rappresentazione astratta delle relazioni fra i sistemi di dati. I programmatori autorizzati si inseriscono nel settore della matrice appartenente ai loro datori di lavoro e si trovano circondati da luminose forme geometriche che rappresentano i dati delle società" [La Notte che Bruciammo Chrome, 32]
Il filo spinato è stato passato attraverso l'ultima zona temporaneamente autonoma. L'anarchia è stata buttata fuori a calci dalla rete, le associazioni no-profit assorbite in contesti telematici più vasti ed organizzati. La struttura sociale si è rimodellata a partire dal cyberspazio, e questo si è adeguato alla schiacciante pretesa dell'uomo di poter ottimizzare, regolamentare e governare ogni zona di proprio interesse.
E visto che di gente che voglia vedere quel mondo oltre le colline pare essercene ben poca, avere la possibilità per la prima volta di creare da zero un habitat umano 2 equivale nella mentalità comune alla possibilità di iniziare a piazzare muri di recinzione nei posti giusti.
Nel cyberspazio il muro si chiama ICE, quelli che vogliono scavalcarlo hacker/cowboy come Case 3, e i guardiani intelligenze artificiali che rasentano la divinità 4.
Un confine caldo questo, dove si combattono battaglie che hanno fatto la fortuna di William Gibson, ma un confine che divide chi? Che tiene lontano chi e da cosa? Che protegge cosa e soprattutto gli interessi di chi?
Eh, eh... se la psicostoria di Hari Seldon 5 fosse qui a farci compagnia, i libri di SF sarebbero libri di storia e avremmo in essi belle risposte. Ma tanto è lontana la SF da prerogative profetiche quanto noi dall'idea di analizzare contesti futuri senza prima indagare quelli presenti.
E parlare di Gibson, della società che tratteggia e di tutto quel mondo informatico che adesso appare inflazionatissimo ha per noi un senso proprio perché in tutto questo riusciamo a vedere ancora quella che è una delle più splendide estrapolazioni del presente che è stata operata nella SF 6.
Viviamo persi in un quantum di sufficienza, vite perdute fra i tanti X-Files d'ogni giorno; William Gibson fa ridere i polli di fronte ai veri misteri dell'universo che ogni giorno affrontiamo in prima fila sulla trincea della vita.
Così scriveva Cammarota 7 qualche tempo fa, e noi teniamo ben presente una simile affermazione per ricordarci i limiti intrinseci di una certa lettura dell'opera di Gibson, dovuti soprattutto al fatto che quando lui iniziò a lavorare era ben lontano dall'inseguire una lettura ideologica dei suoi testi. Proveremo quindi a sottolineare alcuni aspetti delle visioni di questo autore senza confondere la pura e semplice estrapolazione sociale con la preziosa propaganda ideologica che ha accompagnato il cyberpunk "da Bruce Sterling 8 in poi".
1. Accendiamo il nostro modem, o l'equivalente futuro, tuffiamoci nelle "autostrade informatiche" e andiamo a bussare alle porte della Intel. Sapete cosa troverete, beh, un sacco di bella spazzatura camuffata da meravigliose informazioni riguardo l'ultimo nato della lepre 9 della microelettronica.
Supponete di volerne sapere qualcosa di più. Per un produttore di cloni 10 una soffiata in più può valer molto, e sarebbe ben felice di pagarvela profumatamente.
Be' allora non siete semplicemente una spia industriale, ma addirittura un prototipo - dei più schifosi - di quello che oggi viene spacciato per un hacker. Avete ampiamente superato tutta quella panna con cui Gibson ha condito il concetto "rendendo romantico ciò che di romantico non ha assolutamente nulla" 11.
L'ICE è stato creato apposta per voi, il Firewall 12 messo su dai tipi della Intel sarà ben lieto di bruciarvi le terminazioni nervose non appena vi avrà identificato per quello che siete: un utente non identificato che tenta di introdursi senza autorizzazione in un sistema informatico privato e, purtroppo per voi, protetto...
Se appare evidente chi siete voi e da quale lato dell'ICE vi trovate, non è ben chiaro chi ci sia dall'altro lato e che influenza possa avere questa divisione nel sociale.
"I programmatori autorizzati non vedono mai le pareti dell'ICE dietro cui lavorano, le mura d'ombra che nascondono le loro operazioni a occhi indiscreti, agli artisti dello spionaggio industriale [...] ai cowboy del computer, ai razziatori, ai ladri cibernetici." [La Notte che Bruciammo Chrome, 33]
Il mondo degli operatori informatici sembra quindi diviso tra quelli che stanno all'interno dell'ICE e quelli che vorrebbero entrarvi. I primi operatori legali, membri attivi e "ufficiali" dello sviluppo economico e tecnologico. Gli altri, pur con tutto il fascino che si portano appresso, sembrano potersi ricondurre al livello di parassiti di un sistema produttivo.
Ma chi e quante sono le persone che NON vivono ai margini di questa civiltà elettronica?
Gibson in Neuromante dice che il cyberspazio è:
"un'allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati concetti matematici" [Neuromante, 54]
Miliardi. Questo è l'ordine di grandezza che definisce i soggetti della società gibsoniana, i cittadini a pieno titolo del cyberspazio, quelli che hanno diritti, autorizzazioni, stipendi. Ma chi viene tagliato fuori dal paradiso virtuale? Chi e quanti sono gli esclusi (anche se rimane da definire in modo preciso da cosa siano esclusi visto che non è ben chiaro in cosa consista il processo produttivo)? Come trascorre l'esistenza degli emarginati del futuro?
Potremmo, a questo punto, fare qualcosa di grottesco e mostruoso... stimare approssimativamente la popolazione di quel futuro in circa una decina di miliardi di individui (molto ottimisticamente), ritenere che gli operatori legali non possano essere più di un paio di miliardi (mettendoci dentro anche famiglia e figli) e arrivare all'aberrante conclusione che un quinto della popolazione mondiale si dividerà il 90% della ricchezza proprio come accade oggi!
Jung, come Dick, e noi, non credeva affatto nelle coincidenze, e la possibilità di arrivare ad un simile risultato ci fa riflettere, oltre che sulla tendenziosità delle nostre stime, sull'agghiacciante realtà del presente, e rinsalda la nostra convinzione che Gibson non abbia fatto altro che amplificare le sensazioni di vita odierne, ed è proprio alla ricerca di queste che andiamo.
Anche senza essere cinici si deve ammettere che i poveri ci sono sempre stati e sarà difficile eliminare questa condizione umana se non in ideali utopistici, ma fino a quando l'indigenza rimane un fenomeno circoscritto non abbiamo grossi problemi a relegare questi pensieri in fondo alla nostra coscienza (!). Un numero limitato 13 e controllato di reietti è quindi fisiologico e non spaventa nessuno. Purtroppo, e i prodromi di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti, nel mondo di Gomi No Sensei 14 i paria non sono affatto una minoranza.
E' palese dalla lettura anche di un solo rigo di un qualsiasi testo cyberpunk che l'informatica fa la parte del leone ad ogni livello, quindi un "operatore autorizzato" non dovrebbe passarsela troppo male. La sua condizione potrebbe avvicinarsi a quella di chi, fino a un paio d'anni fa, trovato il mitico "posto fisso" credeva di essere "arrivato", di aver raggiunto lo scopo principale della sua esistenza (!!).
Gli esperti 15 oggi sostengono che il salto di qualità che dovrà fare l'umanità sarà dedicarsi prevalentemente all'informazione, lasciando una piccola minoranza ad occuparsi della produzione vera e propria, produzione realizzata comunque con processi altamente innovativi.
Il futuro di Gibson rientra proprio in quest'ottica, la maggioranza delle professioni non esisteranno più indipendentemente da un computer. Non si tratta quindi solo di informatici, ma di architetti, burocrati, amministratori, economisti, ingegneri, medici, insegnanti e ogni altra professione che oggi sia non troppo dipendente dalla realtà fisica.
Quegli operatori legali che si trovano dalla parte giusta dell'ICE - striminzita minoranza dell'umanità - racchiudono nel loro gruppo la quasi totalità delle funzioni necessarie per mandare avanti un qualsivoglia complesso sistema economico-sociale.
Se proprio volete dei numeri potete pensare che il 20% dell'umanità (oggi come nel mondo cyberpunk 16) ha in mano la quasi totalità dell'economia e se anche vogliamo assommare un miliardo di uomini che lavorino in quelle branche industriali, dei trasporti e dell'agricoltura ancora non automatizzate ed ottimizzate rimangono sempre quasi quattro quinti d'umanità che non si capisce bene finora cosa possano fare.
La differenza sostanziale tra il presente e il cyberpunk, quella che più spaventa noi che fino ad ieri vedevamo lontano anni luce ogni spettro di impoverimento, è che la discriminazione economica è trasversale. Ogni nazione, ogni città si becca i suoi quattro quinti di gente tagliata fuori da ogni ruolo nel processo economico ufficiale.
Gela il sangue pensare che ogni città si trasformerà in terzo mondo con un'isola di benessere, ben fortificata, in mezzo alle macerie. 17
2 "Monitor colmi di polvere, spenti, e grandi quanto il cielo; armate di ragazze adolescenti nerovestite con tute di pelle attillate e unghia retrattili fluorescenti senza occhi, i corpi snelli, i seni piccoli e gonfi; anziani omosessuali emaciati dallo sguardo allucinato che danzano il fatline con cappotti pesanti in scadente lana sovietica, uno squallido cappello di feltro sul capo e il desiderio autodistruttivo negli occhi di affrontare l'inverno dentro la Matrice" 18
Descrizione toccante, certo, ma una delle più sognanti e meno drammatiche del paesaggio cui ci si potrebbe trovare davanti in futuro se si ha la sfortuna di vedere ad ogni collegamento sorgere il Sole virtuale dal lato sbagliato dell'ICE.
Come si arriva a dipingere un affresco così cupo e terrificante? E' questo il futuro che abbiamo davanti? Ripercorriamo il cammino che ha portato al mondo come lo conosciamo oggi. Le radici del presente affondano nella Rivoluzione Industriale, tutto comincia lì, quando grazie alle (o per colpa delle) teorie di Adam Smith, si giunge al concetto di divisione del lavoro, di suddivisione dei compiti. E' l'anticamera della catena di montaggio, dove ciascun lavoratore è deputato a prestare la sua opera solo su una piccolissima parte del manufatto finale. Già questo porta grossi problemi, il più famoso dei quali è l'alienazione: privato dello scopo del suo lavoro, l'uomo non sa più chi è. Il medico cura i malati, il ciabattino ripara le scarpe, ma un operaio che fa? Stringe i bulloni? Stringere i bulloni non è un mestiere.
Viene a cadere in questo modo il ruolo sociale del mestiere, del lavoro. Il lavoro è il tramite che consente l'inserimento dell'individuo nella società, il suo biglietto da visita nei confronti degli individui con i quali inizia rapporti interpersonali. La scelta di un mestiere, il periodo di apprendistato sostituiscono, nelle società moderne e premoderne, quelli che una volta erano i riti di iniziazione tribali, le prove che l'adolescente deve superare per entrare nel novero degli adulti, dei soggetti attivi della comunità. Non è un caso se una delle domande che più di frequente si pongono ai bambini è Cosa farai da grande?, come ad intendere che diventeranno grandi solo quando avranno scelto un lavoro, quando praticheranno un mestiere. E in effetti, si viene considerati parti importanti del nostro mondo quando si detiene un seppur minimo potere economico, o meglio, per essere più precisi, quando si possiede una somma da spendere. Ma barattare il potere di consumatore con la propria identità culturale è aberrante.
Questo è il grande problema che ha chiuso lo scorso secolo ed ha aperto quello di cui stiamo vivendo la fine, oltre cento anni durante i quali una soluzione al problema dell'alienazione non è stata ancora trovata.
Riassorbire gli alienati, i lavoratori che non sanno che lavoro fanno e dunque chi sono, è un processo lungo e faticoso. L'economia del XX secolo ha comunque trovato una via d'uscita provvisoria attraverso un processo detto "circolo virtuoso fordiano". Un processo che all'epoca in cui è stato concepito era molto funzionale, di cui ora diamo una sintetica definizione. Gli addetti alla produzione producono beni, manufatti, che vengono venduti. Questa vendita porta ad un aumento della domanda, ad una espansione del mercato. Per soddisfare le richieste del mercato, sono necessari nuovi addetti alla produzione, che vengono prontamente assunti. In questo modo si crea ricchezza per tutti, posti di lavoro, progresso tecnico.
Il circolo virtuoso fordiano è una forma di capitalismo avanzato, ed è al tempo stesso causa ed effetto del consumismo. Per continuare a perpetuarsi, esso necessita della possibilità di espansione illimitata del mercato. Questo ovviamente cozza contro la struttura chiusa del nostro ecosistema 19, ma questa è un'altra storia. A prescindere da considerazioni etiche ed ecologiche, il circolo virtuoso fordiano viene oggettivamente messo in crisi da tre fattori:
L'impossibilità dell'espansione del mercato.
L'avvento delle nuove tecnologie.
La globalizzazione dell'economia.
Infatti, se io sono un fabbricante di lavatrici, prospero finché le lavatrici si vendono. Ma quando tutti hanno una lavatrice, che faccio? Anche se vado a vendere lavatrici nei paesi del Terzo Mondo (espansione spaziale), arriverà il momento in cui una lavatrice ce l'hanno davvero tutti. Certo, posso sfornare nuovi modelli, o fare in modo che gli elettrodomestici si rompano dopo un paio di anni (espansione temporale), ma si arriva sempre ad un punto di stallo. Il mercato, come si dice, è saturo. Il circolo virtuoso è rotto. Cominciano i licenziamenti, la chiusura delle fabbriche.
Una situazione simile viene generata dall'avvento dell'elettronica e dell'informatica. Per aumentare la produzione non è più necessario assumere nuovi lavoratori, basta potenziare i macchinari. Ad una espansione del mercato non corrisponde più la creazione di posti di lavoro, di ricchezza diffusa. Il fenomeno che stiamo descrivendo non è un esercizio fantasioso, ma è quello che avviene oggi nei paesi più industrializzati: jobless growth, crescita senza sviluppo. Le aziende aumentano fatturati e introiti, ma i posti di lavoro vengono tagliati. L'economia cresce, la tecnologia fa passi da gigante, ma la società nel suo complesso diventa più povera. Dati più precisi riguardo questo fenomeno sono rintracciabili negli scritti di Giorgio Ruffolo, ma se volete una descrizione dei fatti breve e chiara, rivolgetevi alla prosa di Ralf Dahrendorf 20.
La situazione economica mondiale si trova proprio a questo punto, all'indomani della rottura del giocattolo, determinata da tutte e tre le cause sopra riportate: gran parte dei mercati sono saturi (anche se vengono creati nuovi bisogni: il videoregistratore, il telefono cellulare, ecc.), e il progresso tecnico ha consentito la drastica riduzione degli addetti alla produzione. Su queste basi si sviluppa il panorama economico cyberpunk, estrapolando ed estremizzando, come è tipico di questo stile, elementi già presenti nella realtà contemporanea.
Si intravede attraverso gli occhi di Gibson un sistema macroeconomico che ha creato una moltitudine di alienati. L'informatica ha drasticamente ridotto il numero di persone che partecipano attivamente alla vita economica facendo aumentare incredibilmente il loro potere di azione. Le vittime del sistema economico, già messe a dura prova da un modo di impostare il "mondo" controproducente, hanno ricevuto il colpo di grazia quando il controllo del sistema è passato nelle mani di pochi nodi di potere, escludendo da ogni possibilità d'intervento, seppure potenziale, il resto dell'umanità.
3. Nel mondo di Gibson gran parte della popolazione vive di economia indotta, di economia sommersa. Il concetto di posto di lavoro è praticamente scomparso, a parte mestieri tipo il barista o il piccolo commerciante. L'iniziativa privata sfocia quasi sempre nel criminale o in una sorta di precario mercenariato.
Per quanto riguarda la produzione di manufatti, la situazione è tragica. Siamo nella più completa involuzione del circolo virtuoso. Tecnici super specializzati si occupano della costruzione di oggetti ad altissima tecnologia, quasi amuleti magici. Il popolo diventa un ammasso di consumatori istupiditi dal simstim, nessuno entra più a far parte dei processi produttivi, né materiali né tanto meno culturali. Insomma, l'uomo medio si vede privato di quel tramite che da secoli aveva assicurato l'ingresso nella società: il suo lavoro, il suo posto nella catena produttiva della società.
Non un punto fisso da usare come centro di gravità intorno a cui orbitare, una visione ormai antiquata anche oggi, ma quantomeno una condizione auspicabile di solidità relativamente duratura per cui lottare, uno status professionale in cui identificarsi e che sia socialmente riconosciuto.
Ma nel futuro non sembra aspettarci nulla di quanto vorremmo. La maggior parte degli uomini non ha un lavoro fisso - nel senso che molti non svolgono un'attività che noi oggi avremmo il coraggio di chiamare "lavoro" -, gli unici ad avere un'occupazione regolare così come la intendiamo noi sono militari (o addirittura miliziani mercenari) e tecnici altamente selezionati che lavorano in esclusiva per le grandi multinazionali. Sono proprio le multinazionali che alla fine tengono le redini degli operatori autorizzati, quella porzione di umanità che si trova ad assolvere ad un compito riconosciuto dal sistema. Queste multinazionali (chiamate zaibatsu come le grandi strutture economiche nate nel Giappone aggressivo delle prime decadi del secolo, che rispecchiano la concezione sostanzialmente feudale della società nipponica) operano spesso con mezzi illegali (contrabbando, rapimenti, azioni di guerriglia) e producono manufatti sofisticatissimi i cui principi di funzionamento sono al di là della comprensione dei consumatori, i quali si limitano ad usare senza capire, al punto di non saper distinguere tra magia e tecnologia (ma qui andiamo molto oltre quei famosi 8/10 di alienati...). Le compagnie sono il centro di formazione di tutta la sottocultura che anima la totalità delle storie cyberpunk. Per andare avanti hanno bisogno di un volano che tiri l'economia o che, per non esagerare, consumi ciò che viene prodotto, utile o meno che sia. Ma una cosa del genere succede anche oggi 21.
Le masse possono - e DEVONO - comprare, usare, rubare, ma non creare, costruire, partecipare alla produzione, nemmeno come operai.
Costretto alla povertà e alla disoccupazione, il popolo si rivolge all'economia sommersa e criminale, nella forma del contrabbando di droga, armi e informazioni, e soprattutto all'utilizzo dei prodotti e dei rifiuti per scopi differenti da quelli per cui erano stati progettati 22. Esemplare in questo senso è l'uso dei materiali di costruzione 23, dove fogli di plastica, polistirolo, schiume solidificate vanno a costituire il tessuto connettivo degli slums. Anche la tecnologia subisce questo straniamento totale, motori che vengono usati come compressori, dispositivi elettronici che vengono adattati alle più disparate esigenze.
La riduzione degli addetti alla produzione dei beni, conseguenza ultima della rottura del circolo virtuoso fordiano, ha conseguenze sociali devastanti. Se l'uomo medio non partecipa più alla produzione dei manufatti, essendo questa demandata a superspecialisti segregati per sottrarli ai concorrenti, ed è quindi ineluttabilmente confinato ai margini della società "dei pochi".
E' angosciante chiedersi dove possa andare a sfociare questo tipo di alienazione e chiedersi quali saranno i nuovi rapporti tra singolo e collettività.
E' l'altra faccia della rivoluzione elettronica, un'umanità sottoprodotto del benessere digitale, legata a doppia mandata alle compagnie e indispensabili fruitori di tutto quanto produce quella élite economica che va in giro con "camicie pulite" 24. Se non ci fossero per la strada miliardi di ragazzi con "jeans di pelle color sangue secco" 25, salopette mimetiche con larghe tasche alle caviglie, sostanze psicotrope nelle vene e occhi Sendai, che bruciano i nervi ottici, implantati in cliniche private, tutta l'economia andrebbe a rotoli. Sono le ragazze che battono i marciapiedi per permettersi occhi simstim a mandare avanti l'ottica delle Sendai, i miliardi di ragazzini alle prese con deck mal funzionanti fanno girare l'economia delle Zaibatsu. Eppure la stragrande maggioranza della popolazione è tagliata fuori da ogni decisione, da qualsiasi beneficio. La quasi totalità della popolazione mondiale vive di sola economia indotta! Ci sono cowboy come il Conte Zero che col suo Deck nella sacca va via dal megacondominio dove i suoi amici nascono scopano e muoiono e prova a lasciarci la pelle da qualche altra parte; c'è gente come Johnny mnemonico, che si vende la memoria per campare, c'è Molly con i suoi occhiali e le digitolame a fare da pantera umana...
C'è la condizione standard di reietti, e poi la voglia matta di fuggire.
Eppure nemmeno questa pare la cosa più giusta. Sempre Gibson ci avverte che
"Non era un tipo molto motivato, Bobby, e quanto a me, mi bastava poter pagare l'affitto e mettermi una camicia pulita" [La Notte che Bruciammo Chrome]
Quindi stando a sentire questi due cowboy, potrebbe anche esserci la voglia di fuggire, ma forse non è indispensabile il denaro, basta un posto dove nascondersi per ricominciare ad essere qualcuno.
Ecco dove sta il fulcro, la novità che rivoluziona tutto e permette che si regga in piedi un mondo con simili assurde regole. Da parte di tutti è sentita in modo prorompente una necessità a straniarsi dal mondo. Il denaro attira molto, la ricchezza (o la sua mancanza) è sempre in cima ai pensieri di tutti, ma l'attrattore dei pensieri, il manipolatore di tutte le azioni è una tendenza, la necessità di scappare, la voglia di fuggire in un'altra dimensione per non soffrire più 26.
Non si capisce bene in che modo, ma l'uomo pare aver perso la voglia di lottare. Dubitiamo che in qualche libro cyberpunk possa spuntare un novello Marx al grido di "reietti di tutto il mondo" unitevi e prendiamo a calci nelle palle gli impiegati delle compagnie. Pare proprio che il distacco dal mondo sia la tendenza imperante, e questa è forse la più forte, e sconcertante per la carica profetica, delle tante estrapolazioni di Gibson.
La rinuncia a lottare, la mancanza di una prospettiva ribelle negli esclusi dello Sprawl non deve stupire più di tanto. Già oggi succedono cose assai vicine a quelle raccontate da Gibson. Non a caso, è addirittura un liberale come Dahrendorf a domandarsi:
"Dov'è l'equivalente novecentesco del movimento socialista di fine Ottocento? Non esiste, e non esisterà nemmeno in futuro. [...] Anche quando molte persone soffrono per lo stesso destino, non c'è nessuna spiegazione unificante alle loro sofferenze, nessun nemico suscettibile di essere combattuto e costretto ad arrendersi. Ma la cosa più importante, e anche più grave, è che le persone realmente svantaggiate e quelle che temono di scivolare nella loro condizione non rappresentano una nuova forza produttiva, nemmeno una forza con cui si debbano oggi fare i conti. I ricchi possono diventare più ricchi senza di loro; i governi possono essere rieletti senza i loro voti; e il prodotto interno lordo può continuare ad aumentare indefinitamente."
Se si pensa solo per un attimo all'economia che vige nel mondo cyberpunk viene il mal di testa. L'illegalità è la regola, tutto ciò che sembra legale è dovuto alla forza con cui tale legalità viene imposta agli altri da chi detiene il potere economico. Tutto è in mano a Mega Lobby che si spacciano per Compagnie regolari, aziende legittime e benemerite. Gestiscono tutto, i miliardi di operatori legali direttamente, e gli operatori illegali, che animano i racconti dei nostri amati (?) scrittori, da dietro le quinte. Nessuno degli avventurieri delle reti lavora in proprio, ognuno agisce su commissione, sia che si tratti di Case in Neuromante, sia che si tratti di Johnny il mnemonico che fa da corriere per informazioni che non saprebbe nemmeno interpretare, o che ancora si tratti di guardie del corpo, prostitute, ricettatori o spacciatori. La libera imprenditoria criminale è decimata, è tutto gestito a livello capillare dalle sezioni speciali delle compagnie, un altro braccio dello stesso corpo.
Il grande fratello che anima gli incubi di chi ha avuto l'accortezza di leggere Orwell sembra ora materializzarsi e prendere forma in queste compagnie che tutto possono e tutto controllano. Gli operatori legali sono vincolati a loro da contratti che sembrano scritti col sangue (tanto che per sciogliere un contratto e cambiare compagnia sono necessarie intere squadre d'assalto), mentre gli operatori illegali sono governati indirettamente dalle compagnie col potere stringente di chi ha il monopolio dell'economia.
Per fortuna è arrivato Gibson a render romantica (o meglio neuromantica) un situazione che di romantico ha ben poco. Ha infarcito le sue storie di cavalieri elettrici pieni di macchie e di paure, che non fanno le rivoluzioni ma, dopotutto, rompono abbondantemente le scatole alle Zaibatsu. Abbiamo imparato tutti ad apprezzare gli hacker, con un po' più d'attenzione siamo riusciti a distinguere cracker, pirati e criminali dagli HACKER. Abbiamo imparato che anche il ciberspazio ha il suo pantheon, dei che scorazzano tra le strutture di dati e cavalcano i cowboy della matrice come fossero i loa del voodoo. Ma se ci deve essere un fantasma nella macchina, speriamo che sia il fantasma del vecchio Tom Joad.
4. Alla fine, questo spartiacque - l'ICE - non pare avere situazioni molto differenti ai suoi confini.
Da un lato e dall'altro si è sempre schiavi.
La voglia matta di fuggire in comune fra quei due mondi diversi sembra cantata apertamente da Gibson, pare proprio di sentirlo, mentre leggiamo, dire on the road, again.
Fuga come unica via di scampo, come se i problemi non ce li portassimo sempre appresso con noi. Il tutto alla fine si riduce alla ricerca di una nuova dimensione in cui vivere, più facile e comoda di un mondo nuovo tutto da costruire.
Non c'è più nessuno col mordente del rivoluzionario. Sono morti tutti i Che Guevara, sono morti tutti gli eroi in un mondo che invece continua ad averne bisogno. Non c'è più nessuno con uno spirito di innata condivisione, o con la stoffa del rivoluzionario che batte i pugni sul tavolo per gridare la sua voglia di Giustizia.
Le frange estremiste - che oggi rappresentano l'avanguardia di movimenti controsistemisti - che si prospettano in futuro, al di là di una qualche vicinanza ad ideologie di estrema sinistra, già da ora sembrano incarnare una visione della rivoluzione nettamente più individualistica di quanto fosse possibile credere 20 anni addietro.
Cypherpunk, criptoanarchici, tipi come quelli del Chaos computer Club: saranno loro a combattere la rivoluzione del futuro, ma non proveranno a muovere nessuna folla.
Si lotterà per riaffermare ogni giorno la propria esistenza, la propria individualità separata dal resto amorfo di reietti.
Sopravvivenza, sopravvivenza ad ogni costo. Come in 2022 I Sopravvissuti (film tratto dal romanzo di Harry Harrison Largo! Largo!) dove la protagonista rimane come oggetto della casa e degli inquilini che si susseguiranno, a mangiare cadaveri umani in polvere, piatto unico mondiale, in nome della sopravvivenza.
Ma la morte che ti uccide ogni giorno, passa anche per l'annichilimento dell'identità. Ed è per la sopravvivenza di questa che più verosimilmente ci troveremo a lottare.
Cercheremo noi stessi in mondi artificiali generati da allucinogeni specializzati. Sarà un'arte assemblare droghe 27, la creazione è un'opera d'arte e solo un artista potrà creare mondi in cui saremo felici di traslocarci ogni volta che avremo i soldi per permettercelo.
Paura della morte, sarà ancora più forte in futuro? Ci saranno mille insidie in più e cento modi in più per difendersi. Ci aiuterà la via digitale? Timothy Leary parlando con Furio Colombo ha detto: "Ho traslocato la mia testa nel computer. Tutta la mia memoria, le cose che so, le cose che conosco e che vedo. Ho studiato un sistema interattivo per cui si potrà continuare a conversare con me se lo si desidera. Anche dopo. Quanto a me, ora non temo niente. Ho messo la mia vita al passo con la macchina. Esco io, entra la macchina, e se tutto riesce bene, sarà un cambio dolce e un'avventura fantastica".
Se sul serio un surrogato di identità e di vita ci basterà è inutile stare qui a chiedersi cosa ci aspetti stando da un lato o dall'altro dell'ICE. Questa nuova alba potrebbe essere fatale per l'uomo così come lo conosciamo oggi e il Sole forse in futuro sorgerà per un nuovo essere, un essere che non proverà nostalgia per il Sol dell'Avvenire. Ma allora il nodo sarà definitivamente sciolto, i posteri sapranno con certezza se le cose vanno meglio o peggio rispetto a quel passato che è il nostro presente.
E oggi, ci chiediamo, come vanno le cose?
"Meglio" disse John Cage sul letto di morte "le cose vanno meglio. Ma vanno così piano che noi, nella durata della nostra vita, non riusciamo a vederlo".
...
"Quanti di voi sono veramente
convinti che tra cinquant'anni
il nostro aspetto sarà ancora
riconoscibilmente umano?
Parecchi, eh? Siete tutti in errore!" (Greg Bear)
NOTE
1 - I due "versi" dello spazio sono quello associato ad una terna destra e una sinistra. In parole povere si tratta dei due riferimenti generati prendendo come base dello spazio pollice indice e medio della mano sinistra o della destra. Per avere un'idea di questa reale doppia faccia dello spazio basti pensare all'impossibilità di sovrapporre destro e sinistro; per esempio per sovrapporre un guanto sinistro su un destro prima dobbiamo rivoltarlo (cambiando riferimento quindi).
Striscia di Möbius, è una superficie unilatera aperta, generata da una curva semplice e chiusa. Si può generare prendendo una strisciolina di carta, torcendola e incollando gli estremi, ne verra fuori una superfice dotata di una sola faccia Klein, matematico tedesco, l'omonima "bottiglia" è una superficie chiusa unilatera, con una sola faccia, cioé senza né interno né esterno. L'equivalente della striscia di Moebius in 4 dimensioni. Può pensarsi ottenuta da una superficie cilindrica aperta agli estremi, ripiegandola in modo che un estremo penetri nella superficie e vada a saldarsi con l'altro estremo (intersezione che in una raffigurazione in uno spazio quadridimensionale non esisterebbe).
2 - Ci viene da pensare ai mri, popolo alieno - fiero e nobile all'inverosimile - scaturito dalla fantasia della Carolyn Cherryh, che apprestandosi a vivere in un ambiente terrestre per prima cosa elimina ogni porta e sbarramento, in nome della libertà per sé e verso gli altri. Kesrith di C. J. Cherrhy, pubblicato in Italia per la Nord assieme all'intera trilogia in I mondi del sole morente, Cosmo Oro, 1991.
3 - Mitico protagonista di Neuromante
4 - Se vi imbarazza una simile pensata leggete La risposta di Fredric Brown (racconto del 1954 pubblicato in Robotica, Nord 1980) o L'ultima domanda di Isaac Asimov (racconto del 1956 contenuto in Le migliori opere di Fantascienza di Isaac Asimov Cosmo Oro, Nord, 1987)
5 - "Psicostoriografia: [...] Gaal Doornick, servendosi di concetti non matematici, ha definito la psicostoriografia come quella branca della matematica che studia le reazioni d'un agglomerato umano a determinati stimoli sociali ed economici..." dalla Enciclopedia Galattica, CXVI edizione, pubblicata nel 1020 E.F. dagli Editori Enciclopedia Galattica, Terminus.
Hari Seldon, nato nell'anno 11.988 dell'era Galattica e morto nel 12.069. Nel calendario dell'Era della Fondazione corrispondono agli anni meno 79 e primo. La psicostoriografia fu la scienza alla quale portò maggior contributo. Seldon ne approfondì lo studio e impostò le omonime funzioni e la teoria necessaria per affrontarla. Il documento più importante che possediamo sulle vicende della sua vita è una biografia scritta da Gaal Dornick il quale, in gioventù, aveva conosciuto il grande matematico due anni prima che questi morisse. dall' Enciclopedia Galattica, Terminus.
6 - Qualcosa di simile afferma Danny Rirdan in The works of William Gibson, Foundation 43, pubblicato in italiano su Intercom 132/133
7 - Domenico Cammarota, in una lettera personale indirizzata ad Emiliano Farinella il 9 Agosto 1995. Cammarota, strettissimo collaboratore dell'edizione palermitana e poi genovese di Intercom, è uno dei più grossi - e sensibili - esperti operanti in Italia di SF italiana e internazionale.
8 - Volutamente e semplicisticamente identifichiamo la matrice più ideologica del cyberpunk con Sterling. Con ciò vogliamo semplicemente evocare tutta quella controcultura che interpretando gli stessi sentimenti e motivazioni proposti nella letteratura cyberpunk ha trovato sfogo in campi ben diversi della controcultura giovanile e non. Facciamo riferimento a gruppi come il Chaos Computer Club di Amburgo, il gruppo della Shake di Milano, musicisti punk o elettronici, psichedelici, anarchici, estremisti di sinistra, informatici, matematici e poeti, che con sensibilità diverse e attraverso vie diverse cercano nuove dimensioni per la vita.
9 - Ci rifacciamo alla strategia di mercato adottata dalle case produttrici in questi anni, che sembrano impegnate in una estenuante corsa in cui la Intel svolge il ruolo della "lepre".
10 - In riferimento ai produttori di microprocessori clonati dallo standard imposto dalla Intel. Per esempio, la Cyrix o l'AMD.
11 - Dichiarazione di un hacker, in Cyberia di Douglas Rushkoff, Urra, novembre 1994
12 - Firewall, "filtri informatici che controllano gli accessi al passaggio dalla rete esterna alla rete interna". Aldo Berretti, in Sicurezza Informatica n°3, Luglio 1995. Se ancora non vi è chiaro cosa siano pensateli come una recinzione passiva che costruite attorno al vostro sistema per evitare intrusioni, il passo successivo è creare una difesa attiva - l'ICE - capace di contrattaccare.
13 - Attualmente stiamo comunque dando prova di essere ancora più "in gamba" (!). A quanto pare riusciamo a far finta che non esistano anche miliardi di esseri in condizioni pietose. Purché stiano ad un centinaio di chilometri da casa nostra (quando siamo in vacanza in Brasile ci accontentiamo anche di 200 metri dall'albergo) ed il vento spiri nella direzione giusta.
14 - "Maestro dei Rifiuti", dal giapponese, una volta Gibson venne definito così da Delany, un bricoleur, uno che appiccica un sacco di roba diversa dentro le sue opere, anche tanta spazzatura.
15 - Fra gli italiani quantomeno il fisico Amaldi lo vogliamo citare
16 - Abbiamo accettato quella stima della popolazione proprio per arrivare a questa contiguità numerica di divisione della ricchezza col presente. Anche oggi la quasi totalità dell'energia e del benessere è monopolio di un quinto della popolazione mondiale, ma l'invarianza numerica deve spaventare egualmente anche noi...
17 - In Stone è vivo di Paul di Filippo, racconto inserito nell'antologia Mirrorshades curata da Sterling e pubblicata in Italia da Bompiani nel 1994, il paesaggio che si presenta è proprio questo.
18 - Marco Paolini, Maestro dei Rifiuti, Terminus n°0
19 - Per una analisi sintetica ma spaventosamente chiara del conflitto tra economia ed ecologia, cfr. Cini, Un paradiso Perduto, Feltrinelli, Milano, 1994
20 - Ralf Dahrendorf, Quadrare il cerchio, Laterza, Bari, 1995
21 - Vi siete mai chiesti che fine farebbero certi settori dell'industria se non ci fossero schiere di ragazzine adoranti pronte a spendere tutti i loro soldi per i dischi dei Take That e annesso merchandising?
22 - Significativo è l'artista della spazzatura di Mercato d'inverno, in La notte che bruciammo Chrome.
23 - Come magistralmente illustrato da Gibson in Luce Virtuale...
24 - In La notte che bruciammo Chrome, "camicie pulite" appare come metafora della vita trascorsa tra "acciaio polito e grattacieli lindi" che pare impossibile da raggiungere o per cui si deve lottare. Jack porta avanti il suo lavoro di esperto in hardware accanto ad un cow-boy soltanto per permettersi "camicie pulite"...
25 - William Gibson, La notte che bruciammo Chrome
26 - Preferenza del nulla alla sofferenza, alla lotta, che Leo Buscaglia (pedagogo californiano) stima come un devastante pericolo che grava sulla società occidentale che abbiamo costruito
27 - Come in Solstizio, di P.J. Kelly, in Mirrorshades
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