Algida e 'tosta' con una sceneggiatura che concede uno spazio minimo al background emotivo del suo personaggio, Angelina Jolie torna ad interpretare Lara Croft in una maniera che appare stanca e non del tutto interessata. Una situazione che lascia sospettare la veridicità dei pettegolezzi sulle presunte frizioni tra l'attrice e il regista olandese. Senza ironia, con una spocchia più da Pico De Paperis che da eroina sexy del primo episodio, la Lara Croft ritratta da Jan De Bont è un Indiana Jones al femminile, depauperata dei dialoghi brillanti della trilogia prodotta da Spielberg e Lucas. Né più, né meno. Una James Bond senza gonnella, perfettina che - bisogna dirlo - nonostante la bellezza risulta perfino un po' antipatica. E dire che la storia del Vaso di Pandora, l'inizio in Grecia decisamente fascinosissimo nonché la narrazione ambientata in luoghi diversi del mondo, con cattivi più credibili (sebbene eccessivamente nello stile 007) fanno di Tomb Raider 2 un film più interessante rispetto al predecessore, in cui, però , la protagonista ci sembrava maggiormente divertita, autoironica e concentrata. Detto questo, però, risulta comunque piacevole seguire le avventure di Lara Croft tra l'Egeo e la muraglia cinese, tra Hong Kong e Shanghai fino ad arrivare all'Africa nera sulle tracce di uno strumento di morte (il vaso di Pandora) che sembra ricordare l'arca dell'alleanza de I predatori dell'Arca perduta. Meno personale rispetto al primo episodio, Tomb Raider 2 è interamente focalizzato sul personaggio di Lara Croft in azione e non - come l'avevamo apprezzata in passato - in abiti diversi da quelli della tutina plastificata d'ordinanza.

Questo non per mero voyeurismo, bensì perché sebbene discutibile, nel primo film si era tentato di uscire dalla bidimensionalità della Lara Croft videogioco, trasformandola in una donna in carne (e che carne!) e ossa. Un esperimento che ne La culla della vita viene abbandonato definitivamente con qualche minima concessione di spazio ad una storia d'amore in cui nessuno, nemmeno gli interpreti, sembrano credere, per mancanza di quell'alchimia tra gli attori che c'è oppure non c'è. E - in questo caso - sembra davvero non esserci.