La prima grande rivoluzione all'interno del terzo capitolo di una trilogia che si supponeva potesse marcare indelebilmente gli anni del nuovo millennio è probabilmente la più imprevedibile e non necessariamente la più riuscita: Revolutions è un film più vicino strutturalmente a Guerre Stellari, a Alien 3, a Blade Runner, a Terminator e - perfino - a Robocop piuttosto che all'originale insuperato e, forse, insuperabile del 1999.
L'ultima (?) avventura di Neo & Compagni, infatti, pur essendo spettacolare e mozzafiato, è molto più anonima rispetto a quelle dei film precedenti. In un certo senso è il film più distante (e non per questioni temporali) dall'originale di cui sembra essere quasi solo un ricordo. Il tratto caratteristico che aveva più caratterizzato lo stile di Matrix, ovvero i combattimenti in un mondo virtuale e una guerra tra macchine ed esseri umani, viene quasi del tutto abbandonato a parte dei timidi duelli iniziali, gelati da una battuta di Monica Bellucci involontariamente esilarante. Se il punto di contatto con il primo film, ovvero il look sexy e tosto all'interno della matrice, viene perso subito o quasi, rimane il francamente ridondante stile verboso con dialoghi di natura filosofica non del tutto comprensibili o perlomeno chiari. Lo stesso finale che lascia evidenti margini di manovra per un quarto capitolo, spicca per la sua scarsa chiarezza e - al tempo stesso - per non risolvere i presupposti alla base del film. 'Tutto quello che ha un inizio è destinato a finire' è un po' il mantra che viene ripetuto più volte nel film non si sa se verso gli spettatori o per autoconvincersi della necessità di farla davvero finita. Quello che è certo è che - fatti i conti - questi due nuovi capitoli di Matrix non avevano motivo di essere, come spesso capita per i seguiti, e che in qualche maniera inficiano l'effetto benefico del primo film che - ormai - ci viene quasi da rimpiangere. Matrix Revolutions costellato di scene madri per ogni attore, rimpinzato di effetti speciali tutti incentrati sulla resistenza di Zion nei confronti delle macchine, ha dei grandi momenti cinematografici e un ottimo ritmo, in cui, però, lo stile dei Wachovski perde sensibilmente di originalità obbligandoci a forza a ricordarci che questo film è il seguito di quello del 1999. Anziché l'aspetto post hi-tech e glamour i due inventori Andy e Larry Wachovski prediligono l'idea di incentrare tutto sull'aspetto post apocalittico. In un crescendo di battaglie notevoli dal punto di vista visivo, ma tanto, troppo simili al deja vu. Forse, l'idea alla base di Matrix era talmente originale da essere quasi impossibile da sviluppare ulteriormente. Lo strapotere dell'agente Smith, il suo essersi trasformato in una sorta di raffinato Moloch post moderno, il suo essere diventato la metà oscura dell'Eletto, fanno assomigliare questo film ora ad una storia di Supereroi (lo scontro finale sembra la prova generale di Superman 5) oppure ad un fragile e ridondante sviluppo hi tech di Terminator 4.
Se il primo film era stato 'il Blade Runner del Duemila' Reloaded e Revolutions sono stati i seguiti non necessari che autori come Ridley Scott non hanno fatto. Sotto ogni punto di vista, poi, l'aspetto artistico è sicuramente meno interessante di quello economico. Il business alla base di Matrix ha evidentemente preso la mano e la vecchia tecnica del filo che tanto ha influenzato il cinema d'azione degli ultimi anni, è quasi del tutto abbandonata in nome di un'interminabile serie di sofismi cui - peraltro - fanno da contrappunto dialoghi di una banalità estrema.
Matrix Revolutions quindi è in fondo un buon film appartenente ad un'altra serie o saga rispetto a quella che ci attendevamo tutti noi. A quale è difficile dirlo, visto e considerato il suo impasto di storie ed elementi su cui alla fine è difficile dare una visione di insieme. Perché il film finisce così? Perché i presupposti alla base della resistenza di Morpheus non vengono portati avanti? Cosa significa l'ultimo dialogo finale? Al di là delle risposte più o meno illuminanti, un elemento sembra sorgere in maniera inquietante: forse non ci importa davvero capire come è andato a finire. Quando una storia di fantascienza o meno, si fonda su un finale che va spiegato, come nel caso di Planet of the apes forse c'è qualcosa che davvero non va.
Tra Oracoli, Architetti, misteriosi macchinari dai poteri divini, Matrix Revolutions è un film verboso, complesso e fortemente spettacolare. Una metafora più che evidente di Virus, Antivirus, Quarantene (la stazione del treno...), Reti Neurali e sistemi digitali. Un impasto tecnologico notevole e spettacolare, ma - al tempo stesso - anche privo di quell'eleganza ed originalità di Matrix un film che continueremo disperatamente ad amare e - purtroppo - a rimpiangere come uno dei punti picchi della fantascienza cinematografica. L'ultimo clone evidentemente impossibile ancora da riprodurre è quello che contiene i cromosomi del genio. Che sia questa considerazione la negazione del mondo della matrice e la celebrazione dell'Eletto?
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