Domenica scorsa la sonda spaziale della Nasa denominata Galileo ha concluso la sua eccezionale missione di esplorazione nel cosmo durata ben 14 anni, inabissandosi nella turbolenta atmosfera gassosa del gigante del sistema solare, Giove. Il successo di imprese come questa dimostra come, anche in assenza di presenza umana a bordo, si possano finanziare missioni esplorative che portano ad interessantissimi risultati. La sonda fu lanciata il 18 ottobre del 1989 ed aveva a bordo 11 apparecchiature per studiare atmosfera e magnetosfera di Giove. Una volta portata al di fuori dell'atmosfera terrestre a bordo dello Shuttle Atlantis la Galileo si è addentrata da sola nel sistema solare con la propulsione di un razzo che da solo non avrebbe mai avuto la potenza necessaria di portarla a destinazione. Venne dunque sfruttato in maniera ingegnosa la gravità dei pianeti: la sonda si diresse inizialmente verso l'interno del sistema solare per poi essere lanciata tipo fionda verso Giove, sua destinazione, grazie all'effetto gravitazionale di Venere. Dopo 6 anni di viaggio nel Dicembre del 1995 l'ingresso nell'orbita di Giove, per iniziare un programma di studio della durata di due anni. Dalla parte inferiore della sonda si staccò una parte a forma d'ombrello che penetrò nell'atmosfera gioviana inviando informazioni preziose sulla sua composizione e registrò imponenti tempeste gassose con fulmini mille volte più potenti di quelli terrestri. Al termine dei due anni la perfetta funzionalità convinse i tecnici della Nasa ad estendere il programma per ottenere addizionali informazioni riguardanti due dei più interessanti satelliti di Giove: Io ed Europa, nomi ben noti a tutti lettori delle creazioni fantascientifiche di Arthur C. Clarke. I dati raccolti in quei successivi due anni resero gli scienziati estremamente curiosi su quanto scoperto dalla sonda, che ha continuato ad operare e inviare foto per tutto questo tempo. Galileo ci ha inviato le spettacolari immagini di una cometa in collisione con Giove e immagini ravvicinate mai viste prime di un asteroide. Occhio dell'umanità nello spazio ci ha permesso nel febbraio scorso di vedere una sensazionale eruzione vulcanica su Io. La scoperta di un possibile oceano sotto la superficie ghiacciata di Europa ha spinto alla decisione finale di distruggere la navicella facendola vaporizzare nell'atmosfera di Giove. Nonostante i lunghi anni esposizione alle micidiali radiazioni dello spazio vuoto non si voleva rischiare comunque di poter contaminare Europa con qualche microrganismo di origine terrestre sopravvissuto al viaggio, potenziale minaccia per l'ecosistema del satellite gioviano. La sonda era ormai a corto di propellente ed ogni ulteriore ritardo avrebbe compromesso ogni possibilità di manovra. Il laboratorio di Pasadena che seguiva le ultime fasi della missione ha perso definitivamente contatto con la Galileo alle 3.40 del pomeriggio di domenica 21 settembre, ora della California. Circa 2 minuti e mezzo prima di quanto ci si aspettasse. Oltre mille persone che nel corso degli anni avevano lavorato al progetto si sono riunite per celebrare la fine della missione.