Il Primo Impero dell'Uomo è ormai polvere da lungo tempo e un Secondo Impero è sorto sulle sue rovine, ma l'uomo non ha ancora avuto contatti con una razza aliena. Quando viene rilevata una sonda, spinta da una vela solare, forse lanciata da un mondo isolato, situato vicino alla nebulosa oscura del Sacco di Carbone.
Sebbene sia impegnata a trasportare una nobile d'alto rango e un sospetto traditore la Mac Arthur è la sola nave imperiale abbastanza vicina da tentare di intercettare la sonda. Il suo capitano fresco di nomina, Roderick Blaine, riesce nel tentativo, ma al prezzo di distruggere la vela solare degli alieni e danneggiare la propria nave. All'interno viene rinvenuto un essere stranamente asimmetrico: esso possiede due arti sul lato destro, adatti alle manipolazioni delicate e una sorta di clava, munita di artigli, sul lato sinistro.
Viene deciso di inviare una missione: sarà composta dalla Mac Arthur, comandata da Blaine, e dalla Lenin, guidata dall'Ammiraglio Kutuzov, famoso per aver ridotto in cenere un mondo ribelle. Kutuzov è il vero comandante della missione e i suoi ordini comprendono l'annientamento della Mac Arthur, se questa dovesse cadere nelle mani degli alieni. Il primo incontro avviene con una nave monoposto. Il Motie (gli alieni vengono chiamati così in quanto la loro stella, per un effetto prospettico, sembra un pagliuzza -mote in inglese- nell'occhio della figura formata dalla nebulosa del Sacco di Carbone) affascina l'equipaggio della Mac Arthur, e così fanno anche le miniature Motie che l'alieno ha portato con se. Le relazioni tra Umani e Motie si fanno più amichevoli, fino a permettere ad una squadra della Mac Arthur di sbarcare su Mote primo, un pianeta vecchio e sovrappopolato. Nel frattempo sulla Mac Arthur le miniature fuggono dalle gabbie in cui erano rinchiuse e si rendono irreperibili. Il problema si aggrava quando gli umani si accorgo che le miniature, riproducendosi ad un ritmo forsennato, sono dappertutto e stanno cercando di impadronirsi della nave. Blaine si vede costretto a evacuare la nave e ad attivare l'autodistruzione. Non tutti riescono a fuggire verso la relativa salvezza della Lenin. Una parte dell'equipaggio si dirige verso il pianeta e perde la vita, bruciando nel rientro nell'atmosfera. In realtà gli uomini sono sopravvissuti al rientro, ma sono condannati lo stesso, perchè hanno scoperto il segreto che i Motie hanno disperatamente tentato di nascondere all'Impero...
La Strada delle Stelle non è l'unica opera scritta a quattro mani da Niven e Pournelle, ma è sicuramente la più famosa e quella che ha ottenuto il maggior successo. Una cultura aliena complessa, dettagliata e coerente, personaggi ben caratterizzati, una trama complessa che non presenta situazioni semplici o banali. Data l'ambizione e il respiro dell'opera, il ruolo di protagonista non poteva essere assegnato ad un singolo personaggio o ad un gruppo, ma solo ad una civiltà. I Motie e la loro cultura, rivelata a poco a poco nel corso degli eventi, incarnano questo ruolo. Siamo qui lontanissimi dall'idea di alieno buono-o-cattivo di tanta fantascienza, anche cinematografica. La minaccia che gli alieni rappresentano per l'Impero dipende dalla loro biologia, da come sono fatti, non da una loro precisa volontà di potenza o innata malvagità. Se la civiltà aliena è la protagonista assoluta, un ruolo di tutto rispetto viene assunto dalla cultura umana. Niven e Pournelle hanno optato per una estrapolazione, talvolta estremizzata, delle tendende della civiltà odierna (odierna del 1973, non dimentichiamolo). A questo hanno aggiunto la forte tendenza presente nella civiltà Imperiale a preservare l'elemento etnico; questo aggiunge un livello ulteriore ai personaggi, le cui reazioni e i cui giudizi vengono mediati anche tramite i loro differenti background culturali. La Strada delle Stelle non è un romanzo sul tema del primo contatto, è il romanzo sull'incontro con gli alieni. Motie o altro che siano.
Larry Niven è nato nel 1938 a Los Angeles ed è uno degli esponenti più autorevoli della fantascienza hard. Ha esordito nel 1964 e da allora ha vinto numerose volte il Premio Hugo. Gran parte dei suoi romanzi si collocano nell'ambito di un grandioso affresco di storia futura: lo Spazio Conosciuto. Jerry Pournelle è nato nel 1933 in Louisiana. Divulgatore, giornalista, nonché ingegnere aerospaziale, è giunto alla fantascienza relativamente tardi, cominciando a scrivere opere di fantascienza per Analog a partire dal 1971. Al di là dei romanzi scritti in proprio, Pournelle ha raggiunto la celebrità con le opere firmate in collaborazione con Niven.
11 commenti
Aggiungi un commentoE se invece avesse solo voluto diffondere alcuni link?
Otto!
ho letto questo libro qualche mese fa.
piuttosto noioso
Vabbè, era una recensione del 2014. O speri che risponda lo spammer?
Ho letto il primo libro all'età di 15 anni e lo conservo ancora. Molto ben scritto, alieni interessanti e soprattutto veramente tali sia nell'aspetto che nel comportamento, e infatti non a caso tutti i Mediatori incaricati di diventare Fyunch (clic) (specie di alter ego) degli umani della Mac Arthur impazziscono tranne quello di Kevin Renner, quest'ultimo forse il personaggio più interessante insieme a Horace Bury. Il secondo volume (Nell'occhio del gigante, uscito circa una trentina di anni dopo) era però abbastanza sotto tono.
Ma del primo ne consiglio vivamente la lettura.
Anche a me è piaciuto molto, qui la scheda che ho fatto appena letto.
E concordo anche col fatto che il secondo capitolo è di gran lunga inferiore.
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