Un uomo che lavora nella publicity del mondo dello spettacolo, quasi un erede moderno del Tony Curtis di Piombo Rovente (Sweet Smell of Success) risponde ad un telefono che squilla in una cabina al centro di New York. Ha appena chiamato un'attricetta ritrosa che vuole portarsi a letto, togliendosi la fede. Dall'altro capo del filo, l'interlocutore lo sa ed inizia a molestarlo verbalmente. Ad un certo punto, però, le cose peggiorano e la misteriosa voce all'altro capo del telefono dimostra di sapere tutto o quasi del publicist e spara con un fucile di precisione. E' questo l'inizio di Phone Booth elegante ed intenso thriller firmato da Joel Schumacher in cui il cinema viene ghettizzato in piccoli spazi e strutturato in una storia esaltante e violenta fatta di dettagli, di piccole e grandi umiliazioni, di sfumature.
Un film difficile Phone Booth realizzato con tutto il talento possibile di un grande Joel Schumacher che con ogni inquadratura e stratagemma possibile tenta di rendere dinamica quella che è e resta una semplice, lunghissima conversazione telefonica.
Un cinema d'autore rapportato al genere thriller in cui Schumacher sfrutta in pieno le potenzialità di una storia minimalista per dare vita all'ennesima variazione sul tema dei serial killers. Celebrando, però, qualcos'altro. La paura della casualità, il movente ignoto, il fastidio al limite dell'impudico con cui il personaggio interpretato da un ottimo Colin Farrell vede violata la propria intimità fatta di bugie, falsità e desideri osceni. Al di là del gelido delirio di onnipotenza dell'interlocutore, l'elemento più affascinante di Phone Booth è proprio questo: vedere il protagonista colpito da una lucida macchinazione che ricorda - in maniera iperbolica le torture boccaccesche di Ghino di Tacco - dove - alla fine - la vittima potrebbe perfino essere costretta a ringraziare il carnefice che l'ha messa sulla retta (ma sarà proprio così...) via. Da non sottovalutare poi l'interpretazione straordinaria di Forest Whitaker nei panni di uno dei poliziotti accorsi sulla scena del crimine. La grande umanità del monumentale attore di colore, rende ancora più carica di sfumature la narrazione.
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