Inserendo all'interno di cellule tumorali il gene della luciferasi, che nelle lucciole è responsabile della loro bioluminescenza, un team del National Medical Laser Centre dell'University College di Londra ha dimostrato che è possibile innescare un processo di autodistruzione delle cellule malate. In pratica, il gene induce la produzione di luciferina, la sostanza che rende brillanti le lucciole e, analogamente, rende anche le cellule malate luminose come piccolissime lampade. E proprio dalla loro luminosità proviene la chiave della loro eliminazione, perché aggiungendo un agente fotosensibilizzatore ed esponendo le cellule a raggi laser, il team guidato dal dottor Theodossis Theodossiou ha provato che si innesca un processo di distruzione delle cellule. La nuova tecnica si chiama BioLuminescence Activated Destruction of cancer (lett. distruzione del cancro attivata per bioluminescenza), o BLADe, e potrebbe aprire nuovi orizzonti alla terapia fotodinamica, una cura che utilizza lampi di luce per attaccare i tumori in prossimità della superficie della pelle. Proprio a questo riguardo la tecnica BLADe potrebbe risultare determinante per la cura di tumori a livello più profondo, con l'inserimento delle sorgenti luminose nel cuore della malattia stessa.