La cosa che colpisce di più de La città incantata film premio Oscar del maestro giapponese Hayao Miyazaki è la sua seducente capacità di proiettare lo spettatore in un mondo incantato, mantenendo per due ore, il tono narrativo sospeso tra fiaba e messaggio ecologista, nonché spirituale. E' così che la storia di una bambina finita a "servizio" presso le terme degli spiriti diventa l'occasione per l'incontro con un mondo magico, ma - al tempo stesso - per offrire allo spettatore occidentale un incontro "senza protezioni" con la mistica nipponica. Non serve essere un amante del lavoro di Miyazaki per innamorarsi di questo film, così come - al tempo stesso - non è nemmeno necessario ricordare la fascinazione per l'animazione giapponese che i trentenni di oggi, vivevano da bambini. La città incantata rappresenta la possibilità di un sogno eterno di qualsiasi bambino, sospeso al di qua e al di là del tempo, in un confronto continuo tra narrazione e tradizione. La storia è una fiaba tout court: Chihiro è una ragazzina di dieci anni, capricciosa e testarda, convinta che l'intero universo debba sottostare ai suoi capricci. Quando i suoi genitori, Akio e Yugo, le dicono che devono cambiare casa, la bambina va su tutte le furie e non fa nulla per nascondere la sua rabbia. Abbandonando per sempre la vecchia casa, Chihiro si aggrappa al ricordo dei suoi amici e di un mazzo di fiori, ultime tracce della sua vecchia vita. Arrivati in fondo a una misteriosa strada senza uscita, Chihiro ed i suoi genitori si trovano davanti ad un immenso edificio rosso sulla cui facciata si apre una galleria senza fine che somiglia ad una gigantesca bocca. Con una certa riluttanza, Chihiro segue i genitori nel tunnel. Il tunnel li conduce a una città fantasma, dove li aspetta un sontuoso banchetto. Akio e Yugo si gettano famelici sul cibo e vengono trasformati in maiali sotto gli occhi della figlia. Sono scivolati in un mondo abitato da antiche divinità e esseri magici, governato da una strega malvagia, l'arpia Yubaba. Yubaba spiega a Chihiro che i nuovi arrivati vengono trasformati in animali prima di essere uccisi e mangiati. Coloro che riescono a sfuggire a questo tragico destino saranno condannati all'annientamento, quando verrà dimostrato che non servono a nulla. Da qui parte l'avventura della bambina capricciosa che - come in qualsiasi romanzo di formazione - viene educata ad una sensibilità nuova attraverso il lavoro per gli spiriti. Tra personaggi buffi e altri affascinanti nel loro essere patetici o divertenti, La città incantata è una favola anticonsumista dal forte tono animalista ed ecologista, che colpisce per la sua miscela di saggezza popolare e sogno infantile, forse, non originale dal punto di vista narrativo, ma letteralmente nuova ed emozionante nella sua proposta visiva al pubblico, con Miyazaki che continua a seguire - film dopo film - un percorso narrativo e produttivo esaltante, al punto di diventare senza dubbio in questo momento il punto di riferimento più alto dell'animazione cinematografica mondiale.