Grazie alle osservazioni effettuate mediante il più potente strumento ottico terrestre, il telescopio Keck situato a 4.200 metri sul vulcano Mauna Kea alle isole Hawaii, è stato possibile confermare con ragionevoli margini di certezza la presenza di un gigantesco buco nero al centro della nostra galassia. Benchè già da tempo gli astronomi avessero ipotizzato che la gran parte della massa della Via Lattea fosse concentrata in un solo punto, difficile ne era stata la conferma, giacché gli oggetti stellari a elevata densità come i buchi neri, risucchiano gravitazionalmente la luce e risultano perciò invisibili alla maggior parte delle osservazioni, in primis quelle ottiche. Il riconoscimento dei buchi neri deve quindi avvenire attraverso osservazioni indirette, o tramite le radiazioni che emettono ogni qual volta inghiottono della massa, oppure attraverso l'analisi dei movimenti gravitazionali dei corpi celesti che si suppone li circondino. Proprio questo metodo ha utilizzato Andrea Ghez, astronomo dell'UCLA, l'Università della California di Los Angeles, il quale negli ultimi otto anni ha osservato e registrato il movimento lungo la galassia di oltre 200 stelle. In particolare, in questo lasso di tempo, una stella scoperta da poco denominata SO-16, ha effettuato una perfetta svolta a "U", movimento compatibile solo ammettendo la presenza di un grande buco nero situato nel centro galattico in grado di esercitare una forza gravitazionale tale da risucchiare la stella nella sua orbita. Se in passato c'era già stata l'evidenza di una massiccia influenza gravitazionale nel cammino di altre stelle, questa secondo Ghez costituisce "un grande passo avanti" nel dimostrare definitivamente l'esistenza di un buco nero supermassivo al centro della nostra galassia. SO-16 si muove a 9000 chilometri al secondo e si ipotizza che sia passata a circa seimila milioni di chilometri dal buco nero, una distanza molto inferiore di tutte le stelle osservate finora.