Delos 27: Cieli Sintetici Cieli Sintetici
di Emiliano Gokuraku Farinella
di ceylon
Un viaggio storico, critico e riflessivo sul cyberpunk: un fenomeno, un modo di vita, e soprattutto una letteratura. Forse la più significativa di questo scorcio di fine millennio. Questo mese un intervento un po' particolare: un'intervista con Sandro Inzerillo ed Emanuele Pistola, editor della rivista cyber palermitana: "Cyberzone". E' uscito proprio nei primi giorni di giugno il numero 4 del secondo anno di attività di questa rivista. Il costo è di L. 5.000, per una rivista tipografica, in bianco e nero con grafica mozzafiato. (Per contatti telefonate a Emanuele Pistola allo 091/335078 o indirizzate la vostra posta a: "Altroquando" di Salvatore Rizzuto, corso Vittorio Emanuele, 174 - 90133 - Palermo)
Una leggenda dell'isola di Ceylon (in arabo Serendip) narra dei suoi principi che viaggiando non facevano che scoprire, grazie sia al caso che alla loro acutezza, cose di cui non erano in cerca
Cyberzone incarna proprio questo: una nuova ricerca che si apre all'incontro con la realtà, una ricerca senza separazione tra ricercatore che "ricerca", "cerca" risposte, e realtà ricercata. E' un movimento dove il testo ha le sue intenzioni, le sue voglie.
Delos: la letteratura è morta?
Cyberzone: C'è un sistema di fruizione del prodotto, anche letterario, che cerca dei precisi requisiti.
La letteratura è morta?
No, rinasce camuffata.
La letteratura si perde in frammenti, non finisce la possibilità di fare letteratura, muta.
Delos: letteratura frammentata... Sta diventando schizofrenica come gli uomini?
Cyberzone: Sì, si perde e si ritrova, non cerca più gruppi vasti a cui collegarsi.
La letteratura la ritroviamo nei suoi generi estremi, nella satira, nell'avanguardia...
La letteratura è diventata un media super mediato.
Delos: e di letteratura cyberpunk che mi dite? E del cyberpunk?
Cyberzone: Abbiamo difficoltà a discutere di etichette. Ci sono certi fenomeni letterari e di pensiero culturali che nascono da qualche parte in un particolare momento, in quel momento rappresentano qualche particolare cosa. Ma ci sono sempre esseri umani dietro, esseri umani che pensano le loro cose, che vivono le loro cose che danno dei nomi...
Dopo diventano fenomeni che acquisiscono la loro realtà e poi possono propagarsi perché ci sono persone che scoprono di muoversi sulla stessa lunghezza d'onda, oppure si propagano per etichetta.
E questo è anche un problema di tutta la sinistra che parte da degli spazi che vorrebbero essere di rottura e di libertà e poi finisce per istituzionalizzarli. E quindi trattarli come cose più astratte.
Oggi il cyberpunk è diventato un'etichetta.
Delos: il cyberpunk è morto?
Cyberzone: Si è trasformato. Nel nascere è morto. Possiamo parlare di alcune idee chiavi, di alcuni modi di porsi, che stavano dentro il cyberpunk, però ci dobbiamo rifiutare di parlare di cyberpunk in quanto tale.
Oggi dobbiamo parlare di area immediatista che è il tentativo di rendere meno mediate le forme di comunicazione (che è comunque parte integrante del cyberpunk di partenza).
Lo spettacolo che abbia quindi una funzione nettamente differente da quella che ha attualmente, un'abolizione della mediazione nella comunicazione, e superare l'unidirezionalità della comunicazione.
Delos: la filosofia generale dovrebbe essere quella di riappropriasi di ciò che ci hanno strappato: appropriarsi dello spazio dell'uomo e del tempo dell'uomo?
Cyberzone: Esatto.
E quindi riappropriarsi anche della capacità di comunicare.
Delos:...che è già insito in quella riconquista...
Cyberzone: Ma questa battaglia non va combattuta in modo rigido, qui non ci si batte per la conquista di uno spazio, non vogliamo conquistare una terra, è come appropriarsi di una barca, di una nave, di un qualcosa per muoversi ulteriormente.
Delos: e qui torniamo al serendipe che è la bandiera della vostra rivista...
Cyberzone: Sì, questo concetto nell'era cyber è importante. Il pensiero creativo si confronta in quest'epoca con una tecnologia creativa che rilancia la scommessa dell'uomo e rilancia la sua voglia di scoprire, di scoprire anche quello di cui non si è in cerca e di essere aperti a queste impreviste scoperte.
Delos: prima ancora di potersi riappropriare della barca, non dovremmo riappropriarci di noi stessi?
Io ho l'impressione profonda che quel "sistema" contro cui si pone il cyberpunk sia un organismo che ha trovato le sue logiche di funzionamento equilibrato, ha scoperto quali sono le nostre peculiarità a lui funzionali, e tende a sviluppare in noi solo queste, solo queste cose che possono avere un ritorno significativo per lui.
Cyberzone: Certo, ma se io cambio peculiarità, se mi muovo velocemente proprio perché sono fatto così. Se mi muovo e muto in continuazione, non solo per difendermi ma perché mi piace fare questo, allora io sono a posto.
Tra l'altro non me ne fotte un cazzo di scagliarmi contro il sistema.
A noi serve appropriarci di noi per riuscire a desiderare una barca con cui andare altrove.
Se non ti appropri di te allora hai bisogno di un contenitore vuoto che ti contenga, ti serve una scatola rigida in cui rinchiuderti o in cui farti rinchiudere: sai chi sei perché sei là dentro.
Anche la sinistra in Italia per ora è così.
Delos: si può arrivare ad una libera anarchia senza prima passare per un potere che ci traghetti a questa?
Cyberzone: Il potere è dentro di ognuno di noi. Perciò anche il potere microfisicizzato, quel potere schifoso che vediamo corrompersi intorno a noi, nasce come somma di non-poteri individuali. Per cui io rinuncio alla possibilità di essere potente io, rinuncio io alla possibilità di tendere alla mia massima potenza, e questo potere disperso viene raccolto e accentrato.
Le rinunce sono le più semplici, rinuncio al mio potere standomene seduto in poltrona a guardare la televisione, rinuncio al mio potere andandomene al mare invece che in piazza a protestare, rinuncio ad inventarmi la mia capacità di comunicare e allora divento canale del potere pure io.
Delos: basterebbe quindi che ognuno esercitasse e sfruttasse le potenzialità che ha in sé?
Cyberzone: Certo. E poi credo che l'uomo, come struttura sociale, funzioni proprio come gli atomi, che ci si spinga a vicenda, che ci si incontri e scontri casualmente aggregandosi e scoppiando attivando un incredibile processo a catena che poco alla volta coinvolgerà tutto.
Delos: qui che ruolo può avere la letteratura? La letteratura gioca un ruolo solo nella parte destruens, qual è comunque la strada da percorrere?
Qual è l'alternativa che si può proporre?
Cyberzone: Secondo me non tutti i fenomeni funzionano così. Sicuramente non c'è fatto creativo che non sia distruttivo.
Se è letteratura è letteratura e basta. E' arte, è creatività, è invenzione, è libertà.
I presupposti per cambiare direi anzi che sono non essere contro. Essere contro significa opporsi staticamente a qualcosa, significa fornire un'etichetta di decodifica che permette facilmente di essere cancellati. Il potere nuovo è nomadico.
Tutti i movimenti rivoluzionari si sono posti contro e sono morti quando sono stati individuati ed evidenziati, classificati ed archiviati. Una volta che sei identificato sei visibile e sei bersaglio, sei eliminabile. Mentre noi il potere non lo vediamo.
Delos:...la stessa cosa che scriveva Aldani già nel '68, se non sai neanche dove mettere la bomba per lottare simbolicamente contro, sei spacciato, non hai alcuna speranza...
Cyberzone: mentre il potere sa dove sei tu. Lo sa immediatamente appena tu ti poni contro
Delos: se tu non sai chi è il potere non sai di chi ti puoi fidare, non sai chi sta dalla parte di chi e non ti puoi muovere
Cyberzone: Infatti. E quello che dobbiamo fare noi è metterci in movimento anche noi, per diventare invisibili.
Dobbiamo scoprire il nostro potere, dobbiamo iniziare a muoverci e cercare, sempre cercare.
Delos: l'obiettivo dovrebbe essere sostituire questo potere invisibile col potere dell'individuo?
Cyberzone: L'obiettivo per me è stare bene, divertirmi, muovermi in sintonia col piacere dell'esserci e dell'essere liberi.
Delos: voi non proponete la fuga come unica via di scampo...
Cyberzone: Mah, la fuga no probabilmente.
Ma non c'è fuga una volta che definisci il potere come sistema psichico che ha bisogno che tu ci sia per esercitare il suo potere. La fuga è essere contro. Anche la fuga potrebbe andare.
Delos: ma fuggire da soli...?
Cyberzone: Ci sono fughe e fughe. Gli ammutinati del Bounty per esempio: si ammutinarono perché avevano un comandante tremendo che li torturava e il primo ufficiale si ammutinò con loro; lasciarono il comandante con gli ufficiali vivi su una scialuppa, questi riuscirono a salvarsi, ritornarono in Inghilterra e da quel momento per tutta la ciurma era condanna a morte in qualunque porto fossero attraccati. Per cui questi dovevano scomparire per salvarsi. La fuga come via di scampo. E la loro fortuna fu proprio un incontro serendipico, trovarono, scoprirono un'isola che non era assolutamente segnata dalle carte e lì rimasero, loro con i loro discendenti.
Ci sono fughe che rappresentano già una vittoria in una battaglia, perché rappresentano la possibilità di esistere.
La peggiore fuga è quella che ti fa rinnegare le mediazioni: la fuga nella TV, la fuga nel vuoto. La fuga in qualche cosa che prende posto in te.
Delos: la fuga significa adagiarsi perfettamente in quella nicchia che era stata prevista per te.
Cyberzone: Esatto. E' questa la fuga da cui astenersi, è quando ti modellano da dentro, quando permetti che questo significhi essere incasellato, circondato, perché in quel momento non riuscirai a scoprire più nessuna nuova isola.
Delos: come vedete il rapporto con la macchina?
Cyberzone: Più ci sarà un movimento di appropriazione delle possibilità tecnologiche, meno sarà l'antitesi tra macchina, tra l'intelligenza della macchina e l'intelligenza naturale. La differenza tra una stella marina e il Senato degli Stati Uniti è relativa: sono forme diverse di realtà biologiche.
L'antitesi non c'è, rischia di spuntare quando si mette di mezzo il potere. C'è questo plusvalore tecnologico, questa grande capacità che è espropriata all'essere umano e che è detenuta da pochissimi: allora lì ci sarà divario e disarmonia.
La macchina è una possibile estensione della mente naturale.
Delos: il potere che sta dietro la macchina hai detto...
Cyberzone: La tecnologia rischia di essere il plusvalore nel sistema postindustriale
Delos: che cosa è la tecnologia, che cosa rappresenta oggi?
Cyberzone: La tecnologia segna un avanzamento della storia verso spazi culturali di interazione e di comunicazione che sono sconosciuti.
Delos: ciò rientra sempre nell'ottica del cammino serendipico...
Cyberzone: e questo comunque avviene tra rotture e conflitti. E di tutto questo ognuno deve essere sia testimone che attore.
La tecnologia deve essere un avanzamento della storia verso spazi sociali sconosciuti.
Quando tu ti senti tagliato fuori da questo avanzamento sei all'interno di dipendenze sociali varie, dall'eroina alla televisione: sei comunque morto.
Delos: la tecnologia avrebbe in sé grosse possibilità: il lavoro alle macchine il tempo agli uomini? Ma ciò lascia delle perplessità.
Cyberzone: Io oggi sono in grado di autoprodurre. Io oggi ho la mia postazione e sono libero.
Hanno sostituito l'operaio alla macchina, però adesso noi possiamo rimpossessarci delle macchine e incominciare noi a produrre
Delos: sì, ma questo perché tu sei riuscito ad appropriarti del tuo potere. ma questa è una condizione molto limitata.
Cyberzone: Sì, noi stiamo incominciando a costruire questa rete. Partiamo da singole individualità e poi partirà la reazione a catena. La tendenza all'autoproduzione esploderà, e non come fuga o come scontro.
Nasce nel senso di rompere la separazione che c'è tra tempo di lavoro e tempo libero, tra tempo produttivo e tempo in cui divertirsi.
Non esiste più il dopolavoro, nasce l'idea di lavorare divertendosi e di lavorare con la propria creatività.
Il nostro è un tragitto che ci porta da una società industriale organica ad un sistema informatico polimorfo, cioè da tutto lavoro a tutto divertimento. Un gioco mortale.
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