Delos 6: Cyberspazio esterno Cyberspazio esterno
di Bruce Sterling
bruces@well.sf.ca.us
Sognare il volo spaziale e predirne il futuro è sempre stato uno dei temi
favoriti della fantascienza. In questo mio intervento non posso resistere alla
tentazione di dare un piccolo contributo a questa grande tradizione.
Nel 1992 uno scrittore di fantascienza ha un grande vantaggio rispetto ai
pionieri del genere. Oggi l'esplorazione dello spazio non ha solo un futuro ma
anche un passato. La conquista dello spazio oggi può essere
vissuta non solo con i sogni ma con registrazioni dal vivo.
Alcune persone sono sinceramente convinte che il destino dell'umanità sia
nelle stelle, e che la specie umana si sia evoluta dal fango primordiale con lo
scopo di popolare la galassia. Queste sono idee interessanti: mistiche e potenti,
con un fascino quasi religioso. Non manca un pizzico di determinismo storico di
stampo marxista, e forse questa è una delle ragioni per le quali i
sovietici hanno trovato queste idee particolarmente attraenti.
Gli americani possono apprezzare la retorica del cielo blu come
chiunque altro, ma il fascino filosofico dell'assalto al cosmo non
è stato sufficiente per motivare da sola un programma spaziale americano.
La corsa allo spazio è stata invece una creazione della guerra fredda: il
suo destino si è infatti definito nei tardi Anni cinquanta e nei primi
Anni sessanta. Gli americani sono andati nello spazio perché
ci sono andati i russi, e a causa del fatto che i sovietici usavano lo Sputnik e
Yuri Gagarin per dimostrare che il loro stile di vita era superiore al
capitalismo.
La corsa allo spazio è stata una gara simbolica per razzi di nuova
concezione il cui scopo principale, fino ad allora, era stato bellico. La corsa
allo spazio è stata una pacifica, simbolica versione sportiva della Terza
guerra mondiale. Solo per il fatto che non abbia causato danni, e che sia stata
utile ad evitare uno scontro peggiore, secondo me la corsa allo spazio è
valsa ogni singolo centesimo speso. Ma essendo stata fosse in effetti una
competizione di tipo politico ha avuto strane implicazioni.
A causa dell'aspetto politico, il principale prodotto della NASA non è mai
stato realmente l'esplorazione dello spazio, bensì pubbliche relazioni
spettacolari. Il programma Apollo è un esempio lampante: il "passo da
gigante" degli uomini atterrati sulla Luna è stato un avvenimento
eccezionale per il pubblico, e ha sbaragliato l'opposizione sovietica, almeno
finché è durata la corsa allo spazio.
D'altra parte, come ogni evento spettacolare, l'Apollo come traguardo permanente
della razza umana ha concluso davvero poco. C'è stata una bandiera
sventolante, tante parole e targhe commemorative, un sacco di servizi televisivi,
ma ben presto tutto il lavoro è finito sotto naftalina. Non abbiamo
più la capacità di far volare degli esseri umani fino alla Luna. E
nessuno sembra più particolarmente interessato a ripetere quel passo,
anche se oggi Europei, Indiani, Cinesi e Giapponesi hanno anche loro i propri
programmi spaziali. (Anche Arabi, Canadesi, Australiani e Indonesiani hanno dei
satelliti in orbita).
Nel 1991, la NASA è ancora strettamente impigliata nel "Paradigma Apollo".
L'assunto era (ed è) che solo grandiose, spettacolari missioni con
equipaggio possono assicurare alla NASA l'appoggio politico, e portare i fondi
necessari a sostenere la sua burocrazia da undici miliardi di dollari all'anno.
"No Buck Rogers, no bucks". (bucks = dollari, N.d.T.)
Il progresso della scienza - l'importanza delle scoperte sul nostro sistema
solare e sull'universo - non è mai stato il punto di forza della NASA.
La NASA è sempre stata un animale politico, e la comunità della
scienza spaziale si è nutrita dei suoi avanzi.
Sfortunatamente per la NASA, alcune verità storiche stanno mettendo in
crisi questi paladini tecnologici dalla bianca armatura.
Prima di tutto, la corsa allo spazio è finita. Non c'è più
bisogno di una gara particolare nel 1992, visto che l'opposizione sovietcia
è caduta in rovina. Gli americani hanno vinto la Guerra fredda. Questo
ormai è noto a tutti, ma la NASA sta ancora facendo il giro d'onore sulla
pista per la vittoria nella corsa allo spazio.
Ciò che è peggiore, gli Space shuttle, uno dei quali è
esploso nel 1986, sono chiaramente elefanti bianchi. Lo shuttle è
estremamente complesso, ultraprogettato, una creatura di una burocrazia che
cercava di prevedere tutto in ogni componente, ed è finita col trovarsi in
mano un mostro non modificabile.
Lo shuttle è stato grottescamente ultrapromosso, e non risponderà
mai alle promesse fatte negli anni Settanta. Non è e non sarà mai
un "camion spaziale". E' più simile a un delicato vaso cinese.
La Stazione spaziale Freedom ha problemi analoghi. Costa decisamente troppo, e
distrugge altre possibilità più utili per l'attività nello
spazio. Se lo shuttle si è mangiato metà del budget della NASA, lo
shuttle e la stazione spaziale insieme consumeranno tutto il budget della NASA
futuro, a meno che non vi sia un incremento del finanziamento su
larga scala.
Anche come spettacolo politico la Stazione spaziale è una scommessa
perdente, perché non cattura l'immaginazione del pubblico. Pochissimi sono
eccitati da questa prospettiva. I sovietici hanno già una
stazione spaziale, ormai sono molti anni che è in orbita. Non è
importato a nessuno, non ha mai raggiunto i titoli dei giornali. Non inspira
timore ma solo una tiepida indifferenza. Secondo alcune voci i sovietici (o
meglio, gli ex sovietici) sarebbero disposti a vendere la stazione spaziale Peace
al miglior offerente, per almeno ottocento milioni di dollari, circa un
quarantesimo di quanto dovrebbe costare la stazione spaziale Freedom... e
ciononostante non trovano nessuno interessato all'acquisto!
Anche l'esplorazione dello spazio con equipaggio è ormai svalutata. Il
volo spaziale non è semplicemente un nuovo tipo di esplorazione. Esplorare
significa andare all'avventura e combattere a mani nude con cose nuove e
sconosciute. Il volo spaziale con equipaggio al contrario è una delle
attività umane più rigidamente regolate. Quasi tutto ciò che
può accadere è noto in anticipo, e tutto ciò che non viene
previsto rischia di essere la causa di una catastrofe.
Leggere i resoconti personali degli astronauti non ispira molto senso
dell'avventura, almeno nel senso in cui lo si intende di solito. Al contrario i
rapporti storici e personali rivelano che gli astronauti sono stati tecnici
altamente addestrati la cui prima direttiva non era "arrivare là dove
nessuno è mai giunto prima", ma piuttosto fare esattamente
ciò che è necessario e soprattutto non
pasticciare con l'hardware.
Gli astronauti non sono come Lewis e Clark. Gli astronauti sono la vetta di una
vasta piramide di tecnici e micromanager di missione. Sono tenuti molto
strettamente (come è necessario) sotto controllo elettronico dal controllo
a terra. Sono separati dall'ambiente che esplorano da una spessa crisalide di
tute spaziali e veicoli spaziali. Non combattono a mani nude le sfide di un
ambiente ostile, combattono piuttosto la sfida di saper costruire complesse e
costosissime macchine di supporto vitale.
Gli anni del volo spaziale con equipaggio ci hanno portato l'interessante
scoperta che la vita in caduta libera è nociva per le persone.
Le ossa perdono calcio, circa l'uno per cento ogni due mesi. Perdere calcio
è lo stesso fenomeno che nelle persone anziane causa l'osteoporosi, la
"gobba della vedova". Rende fragili le ossa. Nessuno sa fino a che punto questa
sindrome possa portare gravi conseguenze, perché nessuno fino a oggi
è mai stato in orbita più di un anno. Ma dopo un anno la perdita di
calcio non sembra voler rallentare. Il cuore si restringe in caduta libera, in
coincidenza con una generale perdita di tonicità e di massa dei muscoli.
Per questo motivo, dopo alcuni mesi passati in orbita gli astronauti e i
cosmonauti si sentono depressi e deboli.
E ci sono altre sindromi. La mancanza di gravità causa uno stazionamento
del sangue nella testa e nel torace superiore, producendo le facce arrossate a
cui siamo abituati nei video provenienti dagli shuttle. A volte il corpo reagisce
alla congestione riducendo il volume del sangue. Gli effetti a lungo termine sono
poco noti. Quel che si sa è che diminuisce la produzione di globuli rossi
nel midollo spinale. I globuli rossi prodotti in caduta libera tendono a
interessanti malformazioni.
Infine, naturalmente, c'è il rischio di radiazioni. Nessuno fino ad oggi
è stato irradiato pasantemente, ma se un'eruzione solare cogliesse un
equipaggio nello spazio profondo, il risultato sarebbe letale.
Non sono problemi insormontabili per la medicina, ma sono problemi reali
dell'esperienza della vita nello spazio. Peraltro è davvero sorprendente
che un organismo evolutosi per milioni di anni sotto la forza di gravità
possa sopravvivere in caduta libera. E' un tributo alla forza e alla
plasticità umana il fatto che si possa sopravvivere e prosperare senza
alcun peso. Però, ora sappiamo come sarebbe colonizzare lo spazio per
lunghi periodi. Non sarebbe né facile né piacevole.
La NASA insiste ancora nel mandare gente nello spazio. Non sono del tutto sicuri
del perché la gente debba andarvi, ma sono decisi a farlo nonostante ogni
ostacolo.
Se ci fosse una grossa prospettiva di far soldi, le cose sarebbero diverse. Una
carriera commerciale in caduta libera probabilmente sarebbe più sicura,
più felice e più remunerativa di, diciamo, vendere bombe, o
collaudare aerei, o anche scavare in miniera. Ma il solo settore che produce
denaro nello spazio (almeno fino ad oggi) è quello dei satelliti per le
comunicazioni. E l'industria dei comsat non vuole avere nulla a che fare con
uomini in orbita.
Bisogna considerare che far volare uno shuttle costa duecento milioni di dollari.
Con quella somma si può far partire un'attività di comunicazioni
via satellite, come hanno fatto la General Electric, la At&T, la General
Technics e la Hughes Aircraft. Ci si può associare al consorzio Intelsat e
incassare un profitto del 14% anno dopo anno. Si può anche vendere lo
spazio, migliaia di persone oggi prosperano commercializzando lo spazio. Ma lo
shuttle costa 30 milioni di dollari al giorno, e non si può fare nulla di
tanto produttivo da rientrare da un investimento di questo genere. Dopo anni di
voli dello Shuttle non c'è ancora nessuna impresa commerciale interessata
ad affittarlo o a produrre servizi su di esso.
L'era dei voli spettacolari con equipaggio sta morendo. E' interessante notare
che almeno un quarto della classe dirigente della NASA, gli eroi dell'Apollo e
gli alfieri della tradizione, sono pronti per la pensione. All'inizio del
prossimo secolo più di tre quarti della vecchia guardia non saranno
più in attività.
Questa dura e piuttosto cinica elencazione di fatti può sembrare una
prospettiva scoraggiante per gli entusiasti dello spazio, ma la situazione
odierna non è poi così scoraggiante. Durante tutto questo tempo lo
sviluppo del volo spaziale senza equipaggio è avanzato rapidamente. E' un
fatto poco noto che il budget militare degli Stati Uniti per lo spazio è
almeno il doppio dell'intero budget della NASA! C'è uno stanziamento
nazionale poco pubblicizzato, sottaciuto, per tecnologie militarmente
fondamentali come "tecniche nazionali intese alla verifica", leggi satelliti
spia. E ci sono strumenti di navigazione militari come Navstar, un programma
oscuro ma impressionante. La tanto decantata Iniziativa Strategica di Difesa
è un cane da guardia della guerra fredda, ed è ormai sorpassato per
il mondo di oggi, sia come budget sia come impatto sul pubblico, ma sia Navstar
che i satelliti spia hanno ottime prospettive, e non solo in campo militare.
Garantiscono un investimento solido e fruttifero, e non c'è pericolo che
vengano abbandonati.
I satelliti per le comunicazioni hanno fatto moltissima strada da Telstar in poi;
il modello Intelsat 6, per esempio, può portare trentamila chiamate
telefoniche contemporanee oltre a tre canali televisivi. C'è molto spazio
per lo sviluppo delle tecnologie dei comsat, perché c'è un mercato
consolidato, molta domanda inevasa e si prevede una drastica evoluzione
tecnologica nel futuro. (Il mercato del lancio di satelliti non è
più un monopolio delle superpotenze; anche europei e cinesi hanno lanciato
i loro comsat. Recentemente anche il Kazakhstan, ora indipendente, sede delle
basi di lancio sovietiche a Baikonur, è ansioso di entrare nel
business).
I satelliti meteorologici hanno dato prova di essere vitali per la sicurezza
pubblica e per la prosperità commerciale. NASA o non NASA, il denaro deve
essere trovato per mantenere i satelliti meteorologici in orbita e migliorarli
tecnicamente, non per scopi di prestigio nazionale, ma perché sono utili e
rendono.
Ma basta dare uno sguardo alle decisioni del bilancio del 1992 per rendersi
conto che il paradigma Apollo regna ancora incontrastato alla NASA.
La NASA è tuttore determinata a mandare uomini nello spazio, e l'intera
industria spaziale soffre di questa decisione.
L'esplorazione dei pianeti, le missioni biologiche, e l'osservazione astronomica
(tutte senza equipaggio) sono state cancellate, o decurtate, o rinviate nel
bilancio 1992. Tutto questo nella speranza di rinnovare il biglietto da 50
milioni di dollari dello Space Shuttle, e di costruire la Stazione Spaziale
Freedom da 30 milioni di dollari.
La sofferta lista dei sacrifici fatti dalla NASA nel 1992 comprende una sonda per
gli asteroidi, una struttura astronomica avanzata basata sui raggi X, un
telescopio spaziale agli infrarossi, e un laboratorio solare senza equipaggio.
Avremmo tratto un grande vantaggio da questi progetti (supponendo che avessero
funzionato). Al contrario lo shuttle e la stazione spaziale ci faranno vedere ben
poco di nuovo.
Non c'è nulla di inevitabile in queste decisioni, in questa strategia. Con
immaginazione, con un cambio di marcia, l'esplorazione dello spazio potrebbe
avere un corso molto diverso.
Nel 1951, nel libro di divulgazione L'esplorazione dello spazio,
Arthur C. Clarke creò uno scenario immaginario molto acuto del volo
spaziale senza equipaggio.
"Immaginiamo un veicolo in orbita attorno a Marte," speculò Clarke. "Sotto
la guida di un piccolo ma complesso cervello elettronico, il missile sorvola il
pianeta da vicino. Una telecamera fotografa il panorama e le immagini sono
trasmesse alla lontana Terra via radio. E' poco probabile che sia possibile una
vera trasmissione televisiva, con un apparato così piccolo a una tale
distanza. Il meglio che possiamo aspettarci sono immagini ferme trasmesse a
intervalli di pochi minuti, il che può essere sufficiente per i nostri
scopi."
Questo probabilmente è quanto di più vicino alla prescienza possa
arrivare uno scrittore di fantascienza. E' straordinariamente vicino a quanto
è avvenuto realmente con le sonde inviate su Marte. Clarke ha ben compreso
i principi e le possibilità della missilistica interplanetaria, ma, come
tutta l'umanità nel 1951, ha in qualche modo sottovalutato i potenziali a
lungo termine del "piccolo ma complesso cervello elettronico", così come
quelli della "vera televisione". Negli anni novanta la missilistica è
ferma, mentre la tecnologia dei "cervelli" e dei media elettronici sta
esplodendo.
I progressi nei computer e nelle comunicazioni rendono possibile la speculazione
sul futuro dell'esplorazione spaziale su direttive interamente nuove. Proviamo a
immaginarci un'esplorazione di Marte, nel primo quarto del ventunesimo secolo.
Però non ci sono "colonie spaziali", razzi a tre stadi, basi
pressurizzate, né tracce di trattori, né abitanti umani.
Invece, ci sono centinaia di robot grandi come insetti, ognuno equipaggiato non
solo per "una vera trasmissione televisiva", ma per qualcosa di molto più
avanzato. Sono equipaggiati per una telepresenza. Un operatore
umano può vedere ciò che essi vedono, sentire ciò che
sentono, anche guidarli secondo la sua volontà (anche se naturalmente ci
sarà un forte scarto temporale nella trasmissione). Questi micro
esploratori, costruiti con economici microship e fibre ottiche, sono così
squisitamente monitorati che una persona può realmente
sentire le pietre di Marte nei loro piccoli artigli mobili.
Pilotare uno di questi piccoletti giù per le Valles Marineris, o magari in
qualche crepaccio sconosciuto sulla Luna, darebbe veramente la
sensazione di "esplorare". Se fossero abbastanza economici potreste anche usarli
per correre fra le dune.
Nessuno vive in stazioni spaziali, in questo scenario. Invece, l'intero sistema
solare è pieno di economici sistemi di monitoraggio. Non ci sono
più missili. La maggior parte di questi robot pesano meno di un
chilogrammo. Vengono sparati in orbita da piccoli cannoncini montati su aerei. O
magari vengono lanciati con propulsione laser: raggi di calore che partono dal
suolo caricati da camere a reazione che danno l'impulso.
Possono essere anche letteralmente sparati in orbita da "cannoni spaziali" come
quello di Jules Verne, utilizzando l'intrigante tecnologia poco costosa del
supercannone iraniano progettato da Gerald Bull. Questa pazza ma promettente
tecnologia sarebbe inadatta al lancio di esseri umani, perché
l'accelerazione frantumerebbe tutte le ossa di un essere vivente; ma queste
piccole macchine sono resistenti.
E i piccoli robot avrebbero molti altri vantaggi. A differenza dei voli con
equipaggio, i robot potrebbero andare in posti pericolosi come le cinture di
radiazioni di Giove, o gli anelli di Saturno, o sulla acida superficie di Venere.
Porterebbero avanti la loro missione, operativi, non per giorni o settimane ma
per anni. Sarebbero estensioni non della popolazione umana ma dei sensi
umani.
Essendo piccoli e numerosi, devrebbero essere poco costosi. Il punto centrale di
questo scenario è creare un nuovo tipo di sonde spaziali che siano
piccole, poco costose e sacrificabili come le tecnologie da cui discendono,
quelle dei microchip e del video, traendo vantaggio da nuovi materiali come le
fibre al carbonio, le fibre ottiche, la ceramica e i diamanti artificiali.
L'idea centrale di questa visione è "veloce, poco costoso e senza
controllo". Invece di sforzi giganteschi, costosi, ultra hi-tech come quello per
il telescopio Hubble (rovinato da una cattiva ottica) o per il Galileo della NASA
(rovinato da problemi all'antenna), questi micro esploratori sono economici, e
sono legioni, sono dappertutto. Si rovinano tutti i giorni, ma non importa
perché ce n'è continuamente di nuovi a centinaia, e nessuna vita
viene messa a rischio. La gente, anche la gente comune, affitta tempo su
di essi, così come paga per la TV via satellite o via cavo. Se
volete sapere come appare oggi Nettuno chiamate un centro dati e date un'occhiata
di persona.
Questo è un concetto che coinvolge veramente "il pubblico"
nell'esplorazione spaziale, anziché una ristretta elite di astronauti.
Questo è un potenziale beneficio che possiamo trarre dall'abbandonare la
costosa pratica di lanciare corpi umani nello spazio. Possiamo trovare
un'analogia nella rivoluzione dei computer: l'esplorazione dello spazio condotta
dalla NASA, come i "mainframe", i grossi elaboratori centrali, viene rimpiazzata
una "personal" esplorazione dello spazio condotta da studenti universitari e
hobbisti.
In questo scenario l'esplorazione dello spazio diventa qualcosa di simile agli
altri ambienti digitalizzati e computerizzati: la visualizzazione scientifica, la
computergrafica, la realtà virtuale, la telepresenza. Il sistema solare
è saturato non dalla gente ma dalla copertura dei media.
Lo spazio esterno diventa il cyberspazio esterno.
Benché questo scenario sia "realistico", non è ancora evidente. E'
solo un sogno da scrittori di fantascienza, una visione dell'esplorazione dello
spazio: la telepresenza circumsolare. Come sempre molto dipende
dalle circostanze, da eventi fortunati, e da variabili imprevedibili come la
volontà politica. Ciò che appare chiaro, però, è che
i piani della NASA sono terribilmente inverosimili; essi sono sopravvissuti a
ogni contatto con la realtà politica, economica, sociale e anche tecnica
degli anni novanta.
Non c'è più alcun reale motivo di mandare esseri umani nello spazio
per tenere alte le bandiere.
Ma "esplorare lo spazio" non è un'idea "irrealistica". Questo è
stato dimostrato. Il problema ora è su perché,
come, e a che scopo. E' vero, l'esplorazione
dello spazio non è importante come lo era la corsa allo spazio "vivi o
morti" nella gara della Guerra fredda. La scienza dello spazio non può
realisticamente aspettarsi gli stessi stanziamenti che otteneva la NASA per
motivi di prestigio politico americano. Quell'epoca è ormai finita, ormai
è storia.
Ciononostante l'astronomia è importante. C'è un
profondo e sincero interesse in questi argomenti. Un interesse nelle stelle e
nein pianeti non è una stramberia. L'astronomia è la scienza umana
più antica. E' profondamente radicata nella psiche umana, ha una grande
continuità storica, ed è diffusa in tutto il mondo. Ha la sua
propria consistenza, e se i suoi piani saranno piccoli e realistici e giocati con
la dovuta forza, potranno avere un brillante successo.
Il mondo non ha veramente bisogno dei miliardi della NASA per studiare il sistema
solare. Davvero, onestamente, l'esplorazione dello spazio non ha mai avuto
più di una piccola frazione del budget della NASA fino a oggi.
I progetti di questo tipo non saranno più appannaggio di burocrazie
federali militari o industriali. I progetti dei microesploratori potranno essere
portati avanti da università, dipartimenti di astronomia, e piccoli
consorzi di ricerca.
Saranno il risultato della forza straordinaria delle tecnologie della
comunicazione e dei computer degli anni novanta, e non della morente,
centralizzata, militarizzata tecnologia missilistica degli anni sessanta.
Ciò che dobbiamo porci come primo obiettivo è creare un cambiamento
nel clima di opinione sulle reali potenzialità dell'esplorazione spaziale,
che come noi è cresciuta nella Guerra fredda, e come noi ora deve trovare
un nuovo modo di vivere. E, come dimostra la storia, la fantascienza ha un ruolo
reale di influenza sull'esplorazione spaziale. La storia ha mostrato che la vera
esplorazione spaziale non è fatta di budget, ma di sogni. Nel suo cuore
è sempre stata un sogno. Allora iniziamo a crearlo.
Bruce Sterling
da The Magazine of Fantasy and Science Fiction - PO Box 56 - Cornwall, CT
06753-9988 - Subscriptions $26/yr; $31 outside USA
- Traduzione di Silvio
Sosio.
"Can we use this column for Delos?"
"Go ahead and use it. I hope the article is of some use or
amusement to your readers." - Bruce Sterling
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