Walter Jon Williams (Stazione Angelica, Ed. Fanucci) dopo un passato incentrato sul cyberpunk passa alla space opera vera e propria e inizia con The Praxis (edito da Eartlight) un uovo nuovo ciclo incentrato sulla caduta di un impero siderale, quello creato con spietata fermezza dalla razza degli Shaa, che hanno invaso e conquistato varie civiltà, umanità compresa. Col suicidio dell'ultimo degli Shaa questi gigantesco impero resta senza un leader e si scatenano quindi intrighi e piani tra le varie razze per prenderne possesso. La vicenda è raccontata dal punto di vista dei due personaggi principali, Gareth e Caroline, un militare ed un pilota, e comincia in modo piuttosto lento per poi svilupparsi in una avventura epica dall'ottimo ritmo e non priva di un piacevole umorismo nel ritrarre le relazioni tra i personaggi.

Giriamo invece per una Gran Bretagna profondamente mutata in Falling out of cars (Ed. Doubleday) di Jeff Noon (Alice nel paese dei numeri, Ed. Frassinelli). Una strana malattia ha trasformato tutto e tutti in modo da rendere l'eccesso di informazione e dati quotidianamente sfornati dai mass media praticamente intollerabile. Ecco quindi il successo di una nuova droga, chiamata Lucidity, che impedisce questo sovraccarico informativo. Il libro segue il viaggio di quattro sconosciuti per questa terra insolita e quasi magica, dove persino le macchine egli elettrodomestici sono affetti in qualche modo dalla malattia: il mondo sta quindi sempre più sprofondando nella follia... Il libro procede con passo pacato, puntando soprattutto sulla creazione di atmosfere melanconiche ed enigmatiche.

Ancora idee pazzoidi ma di tutt'altro genere sciorinate da M. John Harrison (la M. Sta per Michael) nel suo altamente eccentrico Light (Ed. Gollancz) nel quale abbiamo il piacere di fare la conoscenza con Michael, scienziato londinese e per hobby pure serial killer. Gli studi nel cervellotico campo della fisica quantistica servono da trampolino di lancio per trasportare il lettore nel venticinquesimo secolo, in un'altra galassia, a bordo di un'astronave. Se vi dilettate nell'elucubrare sull'universo multidimensionale, e se amate i gatti (qui ce ne sono due, uno nero e uno bianco) questo è libro per voi. Non una lettura facile e distensiva, ma certamente un libro curioso e intellettualmente stimolante per un autore di cui in Italia è stato finora tradotto un solo romanzo, La città del lontanissimo futuro (Mondatori Urania, 1979) e qualche racconto.

Brian Herbert & Kevin J Anderson continuano a spremere melange dal sempre più arido universo di Dune creato da Herbert padre coi loro prologhi, proposti al pubblico italiano dalla Mondadori. Siamo adesso ai prologhi dei prologhi con Legends of Dune - The Butlerian Jihad (Ed. Hodder) che chiaramente sin dal titolo affronta il tema del Jihad butleriano di cui si sente parlare più volte nei libri della saga originale. L'umanità ha perso il controllo sulle sempre più potenti intelligenze artificiali e solo pochi mondi sono in grado di opporsi alle armate cibernetiche comandate dal supercervellone Omnibus, evidentemente potentissimo e cattivissimo. In una pericolosa missione eccoci su Giedi Primo in compagnia dell'ennesimo Atreides, Vorian, e dell'intrepida eroina Serena Butler... Ormai Dune è diventato un franchise, tipo Star Wars o Star Trek, quindi questi nuovi romanzi stanno tranquillamente al fianco di quelli delle due serie suddette, o di Buffy o di tutte quelle serie TV che hanno anche un superfluo sbocco nelle librerie. Scordiamoci quindi la complessa e contorta dialettica di Frank Herbert, qui siamo più nel campo dell'azione ritmata, personaggi piuttosto bidimensionali e l'intento palese di sfornare altri futuri volumi (questo è il primo di tre) a prescindere dal fatto di avere o meno nuove idee e nuove storie da raccontare.

Chiudiamo questa piccola panoramica avventurandoci negli inesplorati territori della lesbo-fantascienza: nel 1984 la scrittrice americana Katherine V. Forrest pubblicò il romanzo Daughets of a Coral Dawn nel quale nel tardo ventiduesimo secolo assistiamo alla colonizzazione del pianeta Maternas da parte di un gruppo di 4.000 donne in fuga da una Terra ormai dominata da una tirannia maschilista (fantascienza? Basta vedere quante poche donne ci sono nel nostro Parlamento per avere di che pensare, non parliamo poi di donne Ministro). Il romanzo, mai tradotto in italiano, è comunque diventato un piccolo classico, ristampato più volte e adesso l'autrice ne ha scritto il seguito Daughters of an Amber Noon (Ed. Alyson Books) che torna a vedere quello che sta succedendo sul nostro pianeta, dove il dittatore Zed cerca di catturare le donne ancora in libertà e riunite sotto il movimento di resistenza chiamato The Unity. Una di queste donne si chiama Africa ed era stata amica d'infanzia con Zed, per cui lo conosceva bene. O almeno così pensava.

Come si vede tra le proposte librarie fantascientifiche internazionali ce n'è per tutti i gusti.