oh, lei tornerà come se niente fosse accaduto, prima di rilasciarla i maiali le lavano il cervello, cancellano dalla memoria tutto lo schifo, il ricordo di tutto quello che accade in quelle due ore di permanenza là dentro, lo so, tornano a casa come angioletti, il mio collega di scrivania è un imbecille, tredici volte gliel'hanno soffiata la moglie, e lui continua a dire che non è vero niente, che si tratta d'un semplice controllo, e anche Elena dirà così, non è successo niente, una formalità, e tu prova, prova un po' tu se ci riesci, a far finta di niente, bisognerebbe che tutti fossero al corrente, che tutti conoscessero la storia, il passato, quello che han fatto gli infami di tutti i tempi, i ladri, gli assassini, gli sfruttatori, basta prendere un libro e sfogliarlo a caso...

-- Tu pensi che si tratta di sterilizzazione?

-- Forse. Ormai siamo sette miliardi, non si può mica continuare così, non ce più posto.

-- Allora non è un salotto dove le spogliano e poi...

-- No. Secondo me è come un ambulatorio.

e libri, c'erano anche libri, il vecchio ne aveva un'infinità, e una volta morto, i nipoti glieli portarono giù in cantina, in mezzo ai mobili sfasciati la polvere escrementi di gatto e topo. Laggiù nessuno sorvegliava, scendeva qualcuno di tanto in tanto a portare altre cose inutili, a volte la porta rimaneva aperta e allora, con tutti gli altri, sgusciavo dentro trattenendo il respiro, zitti che il basilisco è li dietro l'armadio, schizza veleno dagli occhi e ha il fiato che congela, state zitti e nel buio qualcuno faceva il verso, imitava il sibilo, poi s'accendeva la luce i topi scappavano nei pozzi d'ombra della cantina, cominciava la festa, o la battaglia dietro le pile dei libri e le tavole tarlate, mucchi di suppellettili, pagine, ne strappavamo a centinaia così per gioco e un giorno Papè Satan Papè Satan aleppe venni via col libro nella tasca, non era intero mancavano le prime trentatré, il libro dell'Inferno, una storia curiosa d'oltretomba con ghiaccio e fuoco e forche e mucchi di dannati a supplizi impossibili, ricordo, quel giorno io compresi il prima e il poi, cos'è la storia, tutta l'inenarrabile processione di spiriti nel tempo, gufi e cristalli, e un altro libro ancora, e poi un altro, imparai presto a scendere da solo, scartabellavo in mezzo all'umidore la muffa e il tanfo, portavo a casa quelli più belli, rilegati, li nascondevo in fondo a un mobiletto, la chiave, anche quella nascosta cambiando il posto di volta in volta, c'era Ruy Lopez, l'abate scacchista autore del trattato dove ragazzo appresi a giocare le prime mosse, i primi squarci della fantasia i brividi le prime schermaglie della logica, de aqui se manifesta no ser tan bueno guardar el peon del Rey con el Caballo de la Dama, Cristo la so a memoria la Ruy Lopez, tutte le varianti dal sedicesimo al ventesimo secolo, Polerio e il Calabrese, Gustavo del Rio, la scuola di Philidor, e altri, e altri ancora, il vecchio ne aveva tanti, giocava da solo, un povero vecchio rimbambito e bavoso, solo davanti alla scacchiera, allora i Mark non c'erano, eri costretto a sceglierti come avversario un idiota par tuo oppure giocare contro te stesso, sdoppiato, sulla falsariga dei libri, no ser tan bueno 1'Arfil del Rey, a memoria la so, e questa canaglia di Mark-5 non apre mai col pedone di re, sempre con quello di donna e se lo faccio io sempre risponde con una Siciliana od un fianchetto, una truffa, roba da fargli assaggiare centomila volt, ridurlo a una scatola fumante, scintille e sfrigolii, morto, di cenere.

sì, era pieno di libri, laggiù. Ricordo quello dei mecenati, vescovi-conti e servi della gleba, tu sollevavi il ponte levatoio e più nessuno poteva entrare, tutto un fossato pieno d'acqua, e dentro uno piallava uno cuciva l'altro cuoceva vasi e modellava il ferro, tutti per uno e l'uno per se stesso, una regola semplice, con i morti scannati e turiboli e benedizioni ma come tu prendevi moglie subito lui si presentava e...

forse è da questa storia che sono nate tutte le illazioni, una leggenda, il primo cittadino, il baronetto dentro uno stemma di torri e bisce, ecco, l'anemone di campo maciullato dallo zoccolo bruto, sfregio e vergogna, non importa se altri libri sostengono il contrario, certo, passano gli anni ed anche il barbaro prende di zucchero, antichi autori dicono che presto il diritto di prima notte non fu più esercitato e che il signore si limitava ad introdurre una gamba nel letto della sposa, alla presenza di tutti gli invitati che portavano doni, questo dicono i libri, ed era il tempo dell'odio autentico, tu conoscevi il nome del tuo padrone, potevi in sogno assassinarlo tutte le notti, tendergli l'imboscata, dare fuoco al castello, e poi, anche dopo, sempre abbiamo veduto la faccia del tiranno del prete del banchiere, in ogni sollevazione di popolo noi sapevamo contro chi sparare, non come oggi, non come adesso, qui non si sa chi governa chi fa la legge, chi si nasconde dietro le montagne di soldi che stritolano il mondo, non conosciamo niente di niente e la ruota gira lo stesso, dicono che è meglio, che è meglio non sapere chi sono i reggitori perché così fila tutto più dritto, certo, anche una superbomba nelle mie mani sarebbe inutile, non so nemmeno dov'è la sede del governo, non lo sa nessuno. Niente.