Antonio Caronia
Studioso, collabora con importanti testate giornalistiche e case editrici.
Conobbi Lino Aldani nel 1980, in occasione della convention europea di Stresa.
L'occasione era la posizione polemica che il collettivo Un'ambigua utopia, di cui allora facevo parte, aveva preso contro i premi letterari e in genere contro il clima e i meccanismi delle attività del fandom. Aldani aveva preso una posizione analoga, così decidemmo di andare a trovarlo, due o tre di noi.
Per me il suo era un nome importante: a metà degli anni Sessanta, fra le mie prime letture importanti di fantascienza c'erano stati i pochi e preziosi numeri della rivista Futuro, e allora ero andato a cercare il suo libretto La fantascienza edito dalla Tribuna, che aveva contribuito a orientare le mie scelte. Il ricordo che ho del mio incontro con lui (che venne documentato in una foto del n. 7 di Un'ambigua utopia) è quello di una persona squisita, gentile, intelligente, di buone letture e di nobili progetti, amareggiata dal clima semimafioso e volgare del mondo "professionale" della fantascienza. Non ho più riletto da allora Quando le radici, il suo romanzo del '76, e la scheda che ne facemmo (non io) per il nostro libro Nei labirinti della fantascienza sopravvalutava forse la dimensione "sociale" del libro. Credo che, al di là del valore letterario delle sue opere, Aldani resti comunque una delle voci più vive del panorama della fantascienza italiana degli anni Sessanta e Settanta: il che non vuol dire molto, forse, ma questo è un problema della fantascienza italiana, non suo.
Eugenio Ragone
Scrittore, critico, regista di drammi radiofonici, da anni toastmaster dei convegni nazionali di fantascienza.
Certo Aldani ha al suo attivo molte cose di cui può dirsi soddisfatto: come autore, come saggista, come curatore. Ma se dovessi riassumere in una frase i suoi meriti, direi senza esitare: "Ha fatto atterrare i dischi volanti a Lucca". Fin dagli anni cinquanta. E non è stata impresa da nulla dimostrare, già allora, che una storia di fantascienza letterariamente significativa poteva essere ambianteta in Italia e parlare delle nostre tradizioni.
Aldani ce l'ha fatta; ed è come se fosse riuscito per quegli autori - Sandro Sandrelli, Maurizio Viano, Giovanna Cecchini, Massimo Lo Jacono, Toti Celona... - che, partiti con lui verso la vetta, si dovettero fermare prima di poterla raggiungere. Grazie Lino
Renato Pestriniero
Scrittore.
Dire che Lino Aldani è un punto di riferimento della SF italiana, oltre che banale potrebbe sembrare, se detto da me, una sviolinata tra rimasugli della vecchia guardia. D'altra parte, che potrei dire di un uomo le cui idee sulla SF, e quella italiana in particolare, collimano perfettamente con le mie? Prova ne è quanto ho citato di lui nel recente saggio antologico "Cronache dell'arcipelago" (Il Cardo Editore, Venezia, 1996) dove traccio una breve panoramica della SF italiana, quale esempio emblematico di come Lino aveva subito considerato una nostra fantascienza svincolata dai cliché d'importazione.
Un altro suo aspetto che mi attrae è il carattere. Schivo e pensoso, fa cose concrete senza squilli di tromba. Pensare a quante parole ho sentito a innumerevoli congressi e a quanto poco in proporzione è stato fatto, fa risaltare per contrasto quanto poco Lino sia apparso rispetto al segno lasciato dalle sue opere.
L'ho già detto altre volte: prima o poi arriverà il giorno in cui qualcuno si deciderà a pubblicare uno studio critico sui nomi e sulle tematiche che hanno formato la SF italiana, analizzando autori e opere in modo serio e approfondito; solo così potrà apparire nella giusta dimensione l'uomo Lino Aldani e il suo contributo alla SF dell'uomo, l'unica branca della SF che, secondo me, la nobilita a vera letteratura.
Ugo Malaguti
Scrittore, già direttore di Galassia, fondatore della casa editrice Libra e successivamente della Perseo.
Conosco Lino Aldani dal 1961, un anno dopo, cioè, il nostro comune esordio sulle pagine della rivista romana Oltre il Cielo. La sua prosa secca ed evocativa a un tempo, la sua cultura di uomo di una sinistra sofferta e disincantata, la sua capacità d'introdurre le eco di una tradizione italiana in una letteratura erroneamente ritenuta di dominio anglosassone, la creatività dimostrata nel fondare più di trent'anni or sono una rivista, Futuro, che fu manifesto di una via italiana alla fantascienza che venticinque anni dopo Aldani ha saputo indicare di nuovo riproponendo non solo la gloriosa testata, ma soprattutto i contenuti e le idee che l'animavano, ne fanno uno straordinario interprete dell'uomo di oggi posto di fronte al bivio tra le sue radici e il suo futuro. Quello che mi colpisce ancora in lui è la capacità di essere sempre se stesso, fuori delle convenienze e delle luci della ribalta, la convinzione profonda di essere allo stesso tempo l'uomo e lo scrittore, il censore ma anche colui che è sempre pronto a rimettersi in discussione.
Ernesto Vegetti
Organizzatore dei convegni nazionali di fantascienza, segretario della World SF Italia, compilatore di uno dei più completi Cataloghi della fantascienza pubblicata in Italia.
Il mio primo incontro con Aldani è stato uno scontro.
Gli avevo inviato una raccomandata, andata smarrita, che aveva causato tutta una serie di qui pro quo.
Loculus aveva inoltre pubblicato un necrologio scherzoso su Aldani e Lino non ama gli scherzi.
L'occasione di fare la pace è venuta in occasione dell'Eurocon di Stresa, nell'80, quando accompagnai da lui uno scrittore romeno, Mircea Oprita.
Da allora siamo stati in ottimi rapporti.
Aldani, come tutte le persone di idea, ha un carattere molto difficile e si adombra facilmente. E' comunque un ospite squisito.
E' difficile vederlo in giro. E' stato ospite d'onore fantasma ad almeno due convention.
Non è molto prolifico e cura i particolari dei sui racconti in maniera maniacale. Non tollera interventi di editor. Piuttosto di accettare modifiche rinuncia a pubblicare (vedi La Croce di ghiaccio che doveva uscire dalla Nord).
E' il mio autore italiano di SF preferito. E se scrivesse di più sarebbe nei primi dieci della mia lista di APDTIM (è intorno al ventesimo posto).
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