Finora la teoria tradizionale della comparsa delle prime proteine terrestri affermava che le reazioni chimiche primigenie tra carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto si fossero sviluppate nell'antica atmosfera terrestre, catalizzate dall'intensa attività elettrica. Secondo invece quanto affermato da William Martin dell'Università Heinrich-Heine di Düsseldorf e Micheal Russel dello Scottish Environmental Research Centre di Glasgow (Scozia), i primi elementari sistemi viventi si sarebbero combinati all'interno di quelli che i due scienziati chiamano "incubatori organici", in altre parole piccoli compartimenti all'interno di rocce di sulfuro di ferro poste a grandi profondità degli oceani.
La vita sarebbe dunque risultata una conseguenza fondamentale delle correnti di convezione attraverso la crosta terrestre. "Quando il fluido idrotermale," spiega Russell "ricco di idrogeno, cianuro, solfuri e monossido di carbonio, è emerso dalla crosta terrestre sul fondo degli oceani, ha fatto reazione all'interno delle piccole cavità del solfuro di metallo. Esse hanno costituito il giusto ambiente per le reazioni chimiche, mantenendo concentrati nel sito tutti i mattoni che hanno dato origine alla vita, anziché spargerli qua e là per l'oceano."
Una delle conseguenze più interessanti di questa teoria è che, se si dimostrasse valida, le condizioni per lo sviluppo della vita su altri pianeti potrebbero verificarsi molto più facilmente di quanto si ritenga.
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