Daniela Minerva e Stefano Vella dedicano il primo capitolo del loro splendido libro NO AIDS, globalizzare la salute a un "dialogo sull'utopia".
"Sono trent'anni che ciclicamente i mass media danno conto delle tragedie del Sud del mondo."
"La gente si commuove, ma poi dimentica", risponde Stefano Vella, "Ma questa faccenda dell'AIDS è ben di più".
"Perché è diversa?"
"Siamo di fronte a un disastro epocale e globale che può ritorcersi contro di noi. E pone un problema di sicurezza sociale. [...] il peso dell'epidemia si potrebbe aggravare, provocare crisi economiche, frammentazione sociale e instabilità politica."
Inoltre, dice più avanti Vella, l'AIDS ha un'altra fondamentale pecularietà: l'AIDS "è l'unica malattia del Sud del mondo che abbiamo conosciuto anche noi. E non è stata una malattia come tante: è stata la grande ossessione dell'occidente per vent'anni. In un certo senso, la spasmodica attenzione che abbiamo sempre avuto per L'AIDS ha fatto sì che acquisissimo consapevolezza della catastrofe che incombe sui paesi poveri. Una consapevolezza diversa dal passato".
E' proprio questa la chiave innovativa del libro di Minerva e Vella: l'AIDS come grimaldello per globalizzare la salute. Usare la consapevolezza che il mondo ricco ha di quanto sia devastante questa epidemia per esportare verso i paesi poveri il diritto alla salute che dovrebbe essere garantito a ogni essere umano.
Questa considerazione di fondo è sempre presente nel libro mentre gli autori presentano la patologia, con i suoi effetti sulle singole persone e i suoi effetti sociali. Illustrano come e perché si propaghi, dove trova terreno fertile e quali pregiudizi e comportamenti spianino la strada al virus.
Il punto di vista della narrazione è sempre globale, non è adagiato solo su ciò che succede all'interno della cortina occidentale, e mostra quali siano le difficoltà con cui confrontarsi per battere il virus nei posti in cui l'epidemia si sta diffondendo più rapidamente.
Quella che nei paesi occidentali è una malattia drammatica, nei paesi in via di sviluppo ancora ad oggi rischia di essere una sentenza di morte annunciata per una quarto dei giovani adulti, minando alle fondamenta la struttura sociale e rischiando di far collassare tutto e ogni possibilità di progresso.
Non mancano in questo campo tesi "alternative", prima tra tutte la congettura di Peter Duesberg - vecchia di una dozzina d'anni - secondo il quale l'HIV non causa l'AIDS, ma i farmaci antivirali sono tossici e in sintesi sono questi a causare l'AIDS assieme a situazioni contingenti.
Questa congettura fu sposata dal presidente sudafricano Tabo Mbeki, egli rivendicava per l'Africa il diritto a trovare una propria strada per combattere l'AIDS.
Questo particolare da solo mostra quanto sia complesso il problema, quanto ci sia bisogno di informazione per la prevenzione, di ricerca e conoscenza per combattere la malattia e quali scontri politici ed economici siano in atto per garantire a tutti la possibilità di un trattamento medico e sottrarsi alla dittatura di farmaci intollerabilmente costosi.
NO AIDS, globalizzare la salute, Stefano Vella e Daniela Minerva, Avverbi Editore, pagg 192, Euro 10, www.avverbi.it
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