Delos 26: I custodi del tempo di Francesco Grasso

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i custodi

del tempo

E va bene, uomini fortunati. Dopo tanti sacrifici, dopo anni di risparmi, siete andati dal concessionario e avete acquistato (a rate, 36 mesi a tasso zero) la vostra bella macchinetta del tempo. Adesso è lì, lucida e fiammante, parcheggiata nel giardino di casa, in attesa di portarvi ovunque voi desideriate, magari Dove Nessuno è Mai Giunto Prima.

Voi non state più nella pelle, sognando le favolose imprese finalmente alla vostra portata. Se siete degli onesti ladri, ora potete svaligiare qualsiasi banca: vi è sufficiente tornare indietro all'epoca della costruzione dell'edificio sotto mira, posizionare la macchina del tempo esattamente nel luogo ove verrà sistemata la camera blindata, e tornare nel presente; finirete all'interno della cassaforte, che potrete ripulire con tranquillità per poi fuggire nello stesso modo in cui siete entrati.

Ma potreste essere degli artisti sfortunati, desiderosi di successo pur essendo privi di talento. Vi basterà allora un salto indietro di qualche decennio, e potrete spacciare per vostre opere musicali, letterarie o pittoriche che ancora non siano state create (guardate Troisi in Non ci resta che piangere e prendete appunti).

Ancora, se siete generali alla vigilia di una battaglia decisiva, potrete fare un salto di ventiquattr'ore nel futuro, dare un'occhiata allo svolgimento dello scontro, e tornare al presente disponendo le vostre truppe nel modo migliore. In caso di sconfitta, potreste tornare indietro ed evitare gli errori, tante volte finché (chi la dura la vince) il risultato della battaglia non volgerà a vostro favore. E se proprio non ce la fate, potrete imbarcare sulla macchina del tempo i vostri uomini superstiti, e riportarli indietro in rinforzo ai loro alter-ego che ancora stanno combattendo: andando avanti indietro a pieno carico, potrete moltiplicare i vostri effettivi e schiacciare il nemico con la forza del numero.

Se le vostre mire sono più prosaiche, potrete giocare la schedina a colpo sicuro, farvi fotografare mentre stringete la mano a Gandhi, chiedere l'autografo a Martin Luther King o Che Guevara, corteggiare con successo la ragazza dei vostri sogni (ripetendo più volte il vostro appuntamento con lei finché, prima o poi, la smetterete di andare in bianco).

Insomma, tutte queste possibilità vi mettono di buonumore. Felici, mettete in moto la macchina del tempo e...

...e venite immediatamente circondati da un esercito di poliziotti armati fino ai denti comparsi dal nulla sulle loro potenti Pantere Temporali.

- Ma non ho fatto niente! - protestate terrorizzati.

- Non ancora. - ribattono loro - Ma lo farete. E noi siamo qui per impedirlo...

E già. Pensavate che il governo lasciasse il Tempo alla mercé di chiunque, in piena anarchia? Già guarda con sospetto l'eccessiva libertà di Internet... Come potrebbe non imporre il proprio controllo su una tecnologia, quella temporale, ancora più pericolosa di quella telematica?

Chi controlla il passato, diceva Orwell, controlla il futuro. Il romanziere inglese, naturalmente, non pensava affatto ai viaggi nel tempo. Ma la sua è una verità inconfutabile. Dopo di lui, un discreto numero di scrittori di fantascienza si è posto il problema. E tutti, in un modo o nell'altro, sono arrivati alla stessa conclusione: se la tecnologia del viaggio nel tempo esiste, il Potere deve controllarla.

Gli esempi a riguardo sono innumerevoli. Nell'unico suo romanzo incentrato sui viaggi nel tempo, La fine dell'Eternità, Isaac Asimov ci descrive un'organizzazione potentissima (l'Eternità), i cui membri vivono al di fuori del flusso temporale (il che significa, dal punto di vista del resto dell'umanità, che sono pressoché immortali). L'Eternità esercita un controllo assoluto sulla Storia umana: essa decide quali eventi dovranno avvenire e quali dovranno invece essere cancellati. Gli scopi dell'Eternità sono, secondo Asimov, benigni, addirittura filantropici. C'è da tremare, però, al pensiero di una dittatura che gestisca un potere simile. Particolare notevole, la fonte energetica di cui l'Eternità si serve per mantenere aperti i propri "corridoi temporali". Si tratta, nientemeno, che dell'energia liberata dal Sole quando, tra miliardi di anni, esso si tramuterà in una Nova.

Ma se i capi dell'Eternità modificano a loro piacimento la Storia umana, altre organizzazioni, in altre opere di SF, lavorano invece per preservare la sequenza temporale originaria, correndo ai ripari e bloccando sul nascere le interferenze di criminali dotati di macchine del tempo, o di semplici pasticcioni sempre pronti a provocare disastri.

Tali Custodi del Tempo, di fronte a viaggiatori temporali improvvisati e smanettoni come, ad esempio, il Doc Brown di Ritorno al Futuro, con ogni probabilità avrebbero sparato a vista.

I più recenti esponenti di questa particolare categoria di gendarmi si trovano nei fumetti disneyani di PK (Paperinik). Sono i tempoliziotti, corpi speciale di Forze dell'Ordine la cui giurisdizione si estende nei secoli, specializzati nel dare la caccia ai cronocriminali come l'ipertecnologico e cattivissimo Razziatore.

Ma la più celebre (letterariamente, ovvio) organizzazione del genere è la Pattuglia Temporale di Paul Anderson. Lo scrittore americano di origine scandinava è autore di una corposa saga i cui protagonisti sono, appunto, agenti speciali detti crononauti, professionisti reclutati in tutte le epoche e particolarmente addestrati per affrontare i paradossi temporali e le loro sconvolgenti conseguenze.

La Pattuglia Temporale di Anderson ha il proprio quartier generale nell'Europa del Pleistocene, quando i ghiacciai coprivano le pianure del continente e Gibilterra era ancora un ponte di terra che separava i bassopiani del futuro Mediterraneo dall'Oceano Atlantico. Da tale base Manse Everard, il protagonista della saga, e i suoi colleghi partono con le macchine del tempo per le loro movimentate e pericolose missioni. In ogni epoca la pattuglia ha distaccato uno o più agenti "dormienti", con il compito di monitorare il corretto svolgersi degli eventi storici. Quando viene individuata una qualunque variazione (dolosa o casuale), immediatamente i crononauti intervengono per ripristinare la situazione originale.

Curiosamente, alla fine della vicenda, quasi sempre si scopre che a provocare la variazione era stato proprio l'intervento della Pattuglia Temporale. Com'è possibile? Basta pensare "quadrimensionalmente" per capirlo. Il normale flusso causa-effetto non è più valido ove si intervenga anche nel tempo, ed è possibilissimo, investigando su un evento alla ricerca della sua causa, capire che è stata proprio l'indagine a causarlo.

Complicato? Purtroppo l'italiano non è la lingua più adatta per descrivere i paradossi temporali. A questo proposito, Paul Anderson suppone che i crononauti comunichino tra di loro in un idioma tecnico, il "temporale", ricco di costrutti sintattici e di modi verbali creati appositamente a tale scopo.

Tra i racconti più avvincenti del ciclo della Pattuglia Temporale, quelli ambientati nella Persia di Ciro il Grande, nella Bactria dei regni ellenistici, nella Tiro dei Fenici, tra gli Incas in lotta con i Conquistadores spagnoli, e soprattutto tra i Germani dei primi secoli dopo Cristo. Anderson ha una conoscenza impressionante della civiltà germanica, della teologia e mitologia norrena, e ne fa sfoggio quasi con compiacimento.

Particolarmente toccante, l'episodio ambientato tra i Goti negli anni che precedettero il crollo dell'Impero Romano. E' questa una storia dal finale straziante, negativo oltre ogni misura, ove si respira in pieno quel pessimismo cosmico di cui è intrisa la cosmogonia norrena, l'unica teologia che preveda, nello scontro finale tra il Bene e il Male, la vittoria del Male. Il protagonista del racconto, agente della Pattuglia Temporale, si stabilisce tra i Goti, e viene da costoro considerato l'incarnazione del dio Wotan (meglio noto come Odino, il dio-padre degli Asi). Egli, tenuto a ristabilire l'originale sequenza degli eventi storici, è alla fine del racconto costretto a far uccidere i suoi amici, la stessa famiglia che si era fatta tra i Goti, nonostante che costoro lo implorino di usare i suoi poteri "divini" per salvarli.

Questa è per lui una prova devastante, che gli rivela la vera natura della Pattuglia e la crudelt del suo lavoro. Egli capisce, attraverso la lucidità del dolore, che viaggiare nel tempo significa acquisire poteri quasi illimitati, ma anche responsabilità immense. Significa, in qualche modo, anche senza volerlo, giungere ad accollarsi lo stesso fardello di Dio.