Il regista di tanti episodi della serie X files nonché del primo lungometraggio con David Duchovny e Gillian Anderson ha il suo bel daffare nel plasmare sotto il profilo visivo la storia nata dall'ideale incontro tra le suggestioni di Jurassic Park e i film post atomici. Peccato che Reign of fire nonostante le animazioni interessanti di questi draghi volanti, fotografati con un colore virato verso il seppia per dare al tutto un arcigno tono industriale, non riesca ad andare oltre la riproposizione del cliché drago - caviliere - scontro. Questi animali mitologici risvegliati per caso dai lavori in un cantiere londinese, hanno iniziato a dominare il pianeta, diventando anche protagonisti di un film dalla sceneggiatura pessima, in cui tutto il peggio e il prevedibile emerga senza pietà né per i draghi, né per gli spettatori increduli nel vedere Christian Bale e Matthew McCounaghey (attori poco più che trentenni) impegnati a scimmiottare il peggiore cinema del genere fantastico catastrofico. Certo, la pellicola è spettacolare (e ci mancava pure...), ma è anche costantemente alla ricerca di se stessa per differenziarsi dal passato. E questo si vede, soprattutto, quando l'inevitabile (ma è davvero così?) scontro tra umani e draghi avviene sul terreno della forza. Nessuna intelligenza diversa, nessun afflato particolare, nessuna tentazione di dare una sterzata mistica o ipertecnologica alla narrazione che rimane soltanto un aggiornamento pedissequo delle favole medievali di cavalieri intrepidi e di interi villaggi in pericolo. Della serie: tiriamo fuori i draghi, ma rendiamo più attuali i cavalieri...una scelta che poteva risultare interessante e che, invece, naufraga nel peggiori qualunquismo narrativo.