Più maturo (e non solo fisicamente) Harry Potter torna con un altro film ingiustamente bollato dalla stampa americana come "più dark" rispetto al suo predecessore. In realtà La camera dei segreti è una pellicola maggiormente incentrata sulla vita a Hoghwarts e sulle magie che il giovane Harry deve portare avanti per salvare se stesso e i suoi amici da un complotto che potrebbe rivelarsi fatale non solo ai suoi danni, ma anche a quelli dell'intera scuola. E' per questo che la trama del film è sviluppata principalmente sul rapporto di amicizia e lealtà tra i tre protagonisti (Harry, Hermione e Ron) piuttosto che sulla presentazione della scuola e del mondo dei maghi, com'era giusto fosse, nella prima pellicola. Al gruppo originario, poi, si aggiungono Kenneth Branagh in un ruolo puramente comico (una specie di prodotto mediatico della stregoneria, una sorta di sbruffone tuttologo, buono solo a parole...) e Jason Isaacs (Il patriota, Black Hawk Down) sotto il mantello dell'infido padre di Draco Malfoy. Una pellicola migliore e più intensa in cui - nonostante la durata notevole - il tempo scorre piacevolmente nel seguire una storia dalle fila serrate ed eleganti. Siamo esattamente dove ci ha lasciato l'altro film. Harry è tornato a vivere a casa degli zii per le vacanze estive e - come al solito - non è bene accolto.Non ha trascorso delle belle vacanze. Non solo ha dovuto subire la dispotica zia Petunia e il prepotente zio Vernon e il loro terrore per le sue doti magiche, ma sembra che anche i suoi migliori amici Ron Weasley (e Hermione Granger lo abbiano dimenticato, nessuno dei due ha mai risposto alle sue lettere. Gli appare allora improvvisamente Dobby, un elfo domestico, che lo avverte dell'enorme pericolo che lo attende al suo ritorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Dobby è così ansioso di impedire al giovane Grifondoro di tornare a Hogwarts, che ha bloccato tutte le lettere di Ron e di Hermione. Malgrado i suoi sforzi però, Harry riesce a sfuggire ai Dursley grazie a Ron e ai suoi fratelli, che lo portano in salvo a bordo di una macchina volante. Harry sarà quindi ospite della famiglia Weasley fino all'inizio della scuola. Harry e Ron però non riescono a raggiungere il Binario 9 e 3/4 e a prendere il treno per Hogwarts. Per evitare di arrivare in ritardo, risalgono a bordo della macchina volante, ma finiscono fra le grinfie del professor Piton (che chiede la loro espulsione quando la Ford Anglia si schianta contro il Platano Picchiatore della scuola. Harry è ormai famoso a Hogwarts e si trova al centro di troppa attenzione. Fra i suoi nuovi ammiratori ci sono la sorellina di Ron, Ginny il sedicente fotografo Colin Creevey e purtroppo anche il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Gilderoy Allock. (Branagh). Spinto dalla sua enorme vanità, Allock desidera ardentemente quelle attenzioni che Harry evita, ma neppure lui riesce a spiegare il terrore che si è impadronito della scuola. Un film divertente, ma anche più dosato rispetto al predecessore, e totalmente incentrato sul mistero che Potter risolverà brillantemente anche se non senza qualche difficoltà. In più - e vale la pena sottolinearlo - sembra che lo stesso Chris Columbus, messa da parte il desiderio di mostrare a tutti i costi la grandiosità della produzione, si concentra sull'azione e sullo sviluppo psicologico dei protagonisti. Sappiamo delle lacerazioni interne che scuotono i tre protagonisti: Harry teme di potere essere un Serpe Verde, Ron si vergogna un po' della sua famiglia sgangherata e non particolarmente abbiente, Hermione si sente osteggiata da Draco Malfoy, perché i suoi genitori sono "Babbani". Insomma non c'è più soltanto la grandiosità della messa in scena come al solito molto fedele ai romanzi di J.R. Rowling, ma c'è anche un tentativo di sviluppare una pellicola meno solare e decisamente più rivolta al cuore della narrazione dei romanzi e all'eterno scontro tra Bene e Male. Un film originale, molto divertente e riuscito che non solo non sfigura, ma - per molti versi - supera il capostipite di quella che si annuncia una lunga serie di film, nonostante la sfortunata dipartita di Richard Harris dal ruolo di Albus Silente (si nota una certa sofferenza durante le inquadrature che lo riguardano) verso il grande cinematografo dei cieli.
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