L'attore irlandese Richard Harris è deceduto venerdì scorso nell'ospedale londinese dell'University College all'età di 72 anni. Ne hanno dato comunicazione ufficiale i tre figli dopo che nelle settimane scorse si erano diffuse notizie preoccupanti sul suo stato di salute. Nel corso dell'estate Harris era stato ricoverato in ospedale a causa di una grave infezione toracica. Di li a poco gli era stato diagnosticato il morbo di Hodgkin, una forma di cancro che attacca le ghiandole linfatiche. Durante le recenti riprese del film Harry Potter e la camera dei segreti si era più volte dovuto ricorrere ad una controfigura (l'attore Harry Robinson) per completare molte scene. La notizia della sua morte arriva però inaspettata. Proprio durante la scorsa settimana il regista del film Chris Columbus e il produttore David Heyman erano andati a trovarlo in ospedale e avevano avuto impressioni non troppo negative sulle sue condizioni. Harris era in terapia chemioterapica dai migliori specialisti di malattie tumorali britannici e il suo agente, Sharon Thomas, aveva recentemente commentato che l'attore pareva reagire bene alla terapia e sperava di poter riprendere il suo ruolo di Albus Dumbledore nel terzo film della serie di Harry Potter le cui riprese cominceranno nei primi mesi del 2003. Purtroppo invece questo non accadrà.
Certo la carriera di Harris non si limita all'ambito dei Potter-film, sebbene questi gli abbiano dato popolarità presso le nuove generazioni. L'attore era nato a Limerick in Irlanda il 1 ottobre del 1930 e aveva affinato le sue doti di attore alla Academy of Music and Dramatic Art di Londra, dove si era rapidamente fatto notare per il temperamento e per la forte presenza scenica. Negli anni '60 era diventato, con Richard Burton e Peter O'Toole uno degli attori britannici più famosi non solo per le loro doti interpretative ma anche per l'attaccamento alla bottiglia, seguendo una filosofia di vita che Harris non ha mai rinnegato. "Bevevo perché mi piaceva da impazzire" diceva a proposito di questa dipendenza, che comunque aveva interrotto nel 1981 quando gli fu detto che se continuava a bere non sarebbe vissuto ancora a lungo. Il benessere gli venne non solo dalle performance come attore: in realtà era diventato ricco acquistando con astuto fiuto per l'affare i diritti del musical Camelot, poi trasformato in film nel 1967, in cui vestiva i panni di Re Artù. Michelangelo Antonioni lo aveva voluto nel 1964 al fianco di Monica Vitti in Deserto rosso e l'anno seguente nel film a episodi I tre volti. Tra i tanti altri film da lui interpretati ricordiamo Un uomo chiamato Cavallo (1970), Juggernaut (1974), Cassandra Crossing (1976), L'orca assassina (1977), I quattro dell'oca selvaggia (1978), Gli spietati (1992), Il gladiatore (2000) e Montecristo (2002). Era stato per due volte nominato al Premio Oscar, per i film Io sono un campione (1962) e Il campo (1990). Alla notizia della sua morte il regista Michael Winner ha commentato: "E' stato mio vicino di casa per dieci anni. Era un tipo straordinario." Il giornalista conduttore di talk show Michael Parkinson, che lo ha intervistato più volte, ha detto di lui che "era un uomo straordinario, abilissimo a raccontare storie e molto intelligente." Per i produttori di Harry Potter Richard Harris è "non rimpiazzabile", ma dal momento che lo spettacolo deve continuare devono adesso fronteggiare la non facile impresa di trovare la persona giusta che ricoprirà il ruolo di Dumbledore nei prossimi film della serie.
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