È sempre una gioia per i lettori italiani poter leggere delle storie inedite di Robert Silverberg; la pubblicazione, quindi, de I giochi del Capricorno, antologia che contiene per l’appunto cinque racconti e romanzi brevi mai pubblicati nel nostro Paese, nella collana Odissea Argento dalla Delos Digital (€19,00, ebook € 4,99) va salutata come una vera e propria festa per tutti gli appassionati di fantascienza. L’antologia, curata da Sandro Pergameno è una selezione di storie dall’originale raccolta Capricorne Games del 1976.

Se c’è una costante, un filo rosso che accomuna le vicende narrate nell’antologia è che Silverberg è un maestro nel saper descrivere le caratteristiche tipiche dell’essere umano, i suoi sentimenti, le sue aspirazioni, i suoi punti deboli e forti. Al centro di queste, come di altre storie dello scrittore americano, c’è sempre l’uomo, anche quando parla di esseri che di umano non hanno quasi nulla.

Ogni singola storia è impreziosita da una breve introduzione dello scrittore americano, che ricorda le circostanze in cui ha ideato il racconto o ne riassume l’importanza dal suo punto di vista.

La raccolta si apre con il racconto che fornisce il titolo al libro, la cui protagonista è Nikki, una donna che si reca a una festa organizzata da un uomo il cui fascino è indubbio per il fatto di avere migliaia di anni alle spalle. Attraverso un altro ospite della festa, Nikki entrerà nella mente del millennario festeggiato, per carpirne il segreto della sua longevità. Ci riuscirà? Il racconto mette in luce, in un caleidoscopio di edonismo che sprizza da tutti i personaggi, quanto l’umanità possa scivolare in un futuro che può rivelarsi un vero e proprio incubo, seppur infiocchettato da un apparente benessere.

Il secondo racconto, L’uomo Caldo, è un piccolo gioiello che dimostra di che pasta è fatto l’essere umano, di quali sentimenti si nutre e come si relaziona con quelli della sua specie. Il signor Halliman è il nuovo arrivato in una piccola cittadina americana e tutti si affannano a restate in sua compagnia, perché il nuovo venuto non solo è un tipo piacevole, ma mette a proprio agio i suoi interlocutori, in un modo tale che chiunque stia con lui per soli cinque minuti e pronto a raccontargli la sua vita, compresi i suoi più reconditi segreti. Ma a un certo punto, qualcosa si rompe e Halliman non è più così gradito agli altri…

Come sottolinea acutamente Pergameno nell’introduzione all’antologia: “L’uomo caldo riprende anche un argomento, quello della empatia e telepatia, che sarà uno dei cardini della prosa di Silverberg, una tematica che affronterà più volte nel corso della sua carriera, in romanzi fondamentali come Morire dentro, Brivido crudele, e in racconti come Passeggeri, Mosche, e altri ancora”.

Il prigioniero, terzo racconto, è un vero e proprio incubo orrorifico. Il protagonista, infatti, è perseguitato da terribili sogni, di cui non riesce a liberarsi neanche di giorno, perché le immagini vivide continuano ad ossessionarlo anche durante il lavoro e la vita quotidiana. Prima si convince di non essere lui il protagonista delle angosciose visioni, ma poi deve arrendersi alla realtà e cercare un modo per mettere fine a questo tormento quotidiano. Qui, Silverberg adotta un registro decisamente horror rispetto agli altri racconti, per raccontare le reazioni dell’uomo davanti a un orrore sottoforma di sogno.

Nella penultima storia, dal titolo i Difensori della frontiera, siamo davanti a un vero e proprio racconto senza trama, ma costruito sulle vicende di un pugno di soldati rimasti a presidiare un pezzo di pianeta a seguito di una guerra con un nemico alieno. Dopo molto, molto tempo, i nemici non si presentano più e i guerrieri, ognuno specializzato in una precisa area militare, cominciano a chiedersi se la guerra non sia finita e se si siano dimenticati letteralmente di loro. In particolare, uno di loro, soprannominato il Cercatore, va letteralmente in crisi perché il suo compito è trovare i singoli nemici per stanarli, ma ora sembra che di nemici non ce ne siano più. La domanda che tutti si pongono è: che facciamo? Lasciamo la postazione e torniamo a casa? Oppure è un trucco del nemico e lasciare sguarnito il presidio significa la sicura sconfitta?

Un racconto che, come ha notato Sandro Pergameno, sembra ricordare Il deserto dei tartari di Dino Buzzati.

Un pezzo del grande mondo, il romanzo breve che chiude la raccolta, è un piccolo gioiello. Siamo in un futuro molto lontano, in cui come ci spiega lo stesso Silverberg nell’introduzione al romanzo: “La Terra è stata bombardata da una nuvola di comete che l’ha riportata un’era glaciale durata 700.000 anni. Gli esseri umani altamente evoluti di quell’epoca sono fuggiti in un altro mondo, lasciando dietro di sé un assortimento di razze create artificialmente: una razza rettiliana (il “popolo dagli occhi di zaffiro”), una razza insettoide (gli “Hjjk”), una razza derivata dai delfini (i “signori del mare”), una di derivazione vegetale (i “vegetali”), e una robotica (i “meccanici”), più una razza antropoide derivata da una delle specie di scimmie superiori, che si autodefiniscono il Popolo. Il Popolo ha atteso la fine del lungo inverno in bozzoli sotterranei, e molte altre razze sono sopravvissute alla catastrofe in un modo o nell’altro, e ora, con il calore che ritorna nel mondo, il Popolo sta emergendo in un ambiente notevolmente cambiato”.

La storia ha per protagonista Nortekku, un architetto che appartiene alla razza del Popolo, scimmie geneticamente modificate dagli uomini, negli ultimi giorni della loro esistenza, e che sopravviverà all'era glaciale. Con la sua amante Thalarne, intraprende una spedizione in quella che sembra essere l'Africa del Nord per trovare un presunto gruppo sopravvissuto di Signori del mare, una razza di foche geneticamente modificate. Secondo la leggenda, hanno sviluppato una propria tecnologia. La spedizione riesce a trovare i signori del mare, ma i due amanti si trovano davanti a un dilemma morale grande come un pianeta, perché i signori del mare, incapaci di togliersi la vita da soli, chiedono ai due di mettere fine alla loro esistenza come razza. Il tema centrale della storia è la morte, ma anche di quanto sopravvivere all’estinzione sia in certi casi essa stessa una condanna a morte.

Nel complesso, le cinque storie che formano l’antologia non hanno perso un’oncia della loro raffinatezza letteraria e della loro originalità e sono un piccolo scrigno di tesori fantascientifici che ogni appassionato di Robert Silverberg e della buona science fiction non può che leggere per ritrovare la vena creativa di uno dei più grandi Maestri della fantascienza mondiale.