Oriana Palusci è stata professoressa ordinaria di Inglese presso l'Università di Napoli “L'Orientale”, ma ha insegnato precedentemente anche presso l’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Pescara, l’Università di Torino e l’Università degli Studi di Trento. Ha pubblicato importanti saggi critici su scrittrici contemporanee, studi di genere, utopia e fantascienza, studi postcoloniali, studi sulla traduzione e questioni ambientali. Lavora da decenni sulla fantascienza femminista, su cui ha scritto libri, curato raccolte di racconti e tradotto romanzi in italiano come The Female Man di Joanna Russ e Shikasta di Doris Lessing. Ha curato e tradotto anche Mary Griffith, America 2135. Trecento anni nel futuro (2022) e Virginia Woolf, La sorella di Shakespeare e altri ritratti di scrittrici (2023). Suo è l’importante saggio critico Terra di lei. L'immaginario femminile tra utopia e fantascienza (1990), pubblicato da Edizioni Tracce, e ha curato l’antologia Aliene, amazzoni, astronaute (1990), uscita nella collana Oscar Narrativa per Arnoldo Mondadori Editore. È presidente dell'Associazione italiana per lo studio della fantascienza e direttrice della rivista elettronica ContactZone (Loffredo Editore).
A Oriana Palusci abbiamo chiesto di parlarci della nuova edizione del romanzo The Female Man di Joanna Russ, uscita per Oscar Cult di Mondadori, che ha tradotto e curato.
Partiamo dalla traduzione. Hai curato sia quella del 1989 per l'Editrice Nord sia quella che è appena uscita in libreria grazie a Mondadori. Immagino che ci sia stata almeno una revisione, se non una vera e propria nuova versione. È così? E in che termini?
Si dice che ogni generazione necessita di una nuova traduzione. Il linguaggio del 2024 è più scorrevole e più orientato verso una consapevolezza di gender. Ho operato una revisione massiccia alla traduzione del 1989, tenendo soprattutto presente gli studi recenti su traduzione e gender. Ad esempio, laddove l’originale inglese non assegna un genere al sostantivo, nel tradurre ho scelto il femminile e non il maschile generico. Infatti, i capitoli sull’utopia separatista di Whileaway e quelli con la presenza dell’emissaria Janet, sono tutti tradotti privilegiando il genere grammaticale femminile. Dopo tutto, Janet non conosce il genere maschile…
Rispetto alla prima uscita del romanzo, anche il titolo ha subito un profondo cambiamento, anche se può non sembrare: si è passati da Female Man a La Female Man, ma quell'articolo "La" è molto significativo. Vuoi spiegarci questa scelta e anche a cosa si riferisce il titolo, soprattutto a chi non ha ancora letto il romanzo?
Una figura femminile, che è/non è l’autrice, si frantuma in quattro personaggi, che mettono in discussione l’identità di genere. Nella traduzione del 1989 è stato un’impresa far conservare il titolo Female Man. Oggi, la decisione di usare l’articolo al femminile La female man è una conseguenza di quanto detto prima e della maggiore consapevolezza odierna sulla fluidità di genere. Si tratta di un uomo-donna o della donna femmina oppure…
Negli anni Settanta, la Russ ha avuto molti rifiuti per la pubblicazione di La Female Man, anche se alla fine il romanzo si è rivelato un successo editoriale. Questo è dovuto al fatto che è un romanzo sperimentale dal punto di vista linguistico e che non ha una vera e propria trama lineare? O ci sono altre ragioni?
L’attenzione crescente verso la narrativa postmoderna e contemporaneamente la diffusione delle problematiche di gender hanno favorito il successo del romanzo di Russ.
A cinquant'anni dall'uscita, perché a tuo giudizio La Female Man è ancora un romanzo molto importante, soprattutto sul fronte del rapporto tra fantascienza e femminismo?
Nel tempo il genere SF ha subito una serie di modifiche e di aggiornamenti (vedi l’intelligenza artificiale), ma la presenza di tematiche femministe rimane un aspetto rilevante e non del tutto risolto. Russ ha anticipato un discorso forte e incisivo, servendosi di un genere letterario considerato al tempo ‘dominio maschile’.
Uno dei quattro personaggi femminili del romanzo si chiama Joanna e fa la scrittrice, non è altro che la stessa scrittrice americana. Quanto di autobiografico c’è in questo romanzo?
Come accade nelle opere di altri autori postmoderni, da Ballard a Vonnegut, la componente autobiografica si fonde con la dimensione immaginativa.
Un altro aspetto interessante del romanzo è la contrapposizione tra il personaggio di Jeannine, che ha una visione del mondo convenzionale, in opposizione a quella di Janet, che invece è una donna spregiudicata, anche perché appartiene a una cultura “altra”, aliena, che si è liberata della presenza maschile. Si può dire che questo aspetto è una delle “colonne” su cui si regge il romanzo?
Ovviamente sì. Tradizionalismo e istanze di liberazione si affrontano in campo femminile, come dimostra il recente voto presidenziale in USA, dove un buon numero di donne ha votato per Trump e non per Kamala Harris. Aggiungo: ma l’aliena è Janet oppure Jeannine?
Infine, c’è Jael che proviene dal futuro. Lavora come etnologa, ma è anche una combattente, perché nel futuro c’è una vera e propria guerra con gli uomini. Si può affermare che questo personaggio è un po’ la metafora del femminismo?
Sì, del femminismo più radicale, che Russ opponeva, ad esempio, alla visione più moderata di scrittrici come Ursula K. Le Guin.
In La Female Man ci sono anche riferimenti a Kurt Vonnegut e a Philip K. Dick, due scrittori che la Russ apprezzava molto. Ci vuoi raccontare come?
Ho detto dell’ispirazione postmoderna di Vonnegut. Dick è punto di riferimento imprescindibile per la SF tra gli anni ‘60 e gli anni ’80 del Novecento per la sua opera di svecchiamento delle strutture narrative, e per lo sperimentalismo di opere come la Trilogia di Valis, che però non rinnegano il genere SF.
Parliamo di Joanna Russ: è una scrittrice che è stata poco pubblicata in Italia, in pratica un paio di romanzi e una manciata di racconti. Perché a tuo giudizio è stata, diciamo così, trascurata dall'editoria italiana?
La SF in Italia è considerata un’area narrativa ancora sostanzialmente tradizionale. Va ricordato che mi ci sono voluti anni per convincere la Nord Editrice nel 1989 per pubblicare Female Man di Russ, allora giudicato un romanzo poco idoneo ai lettori di SF.
La Russ ha sempre dichiarato che la fantascienza è la forma letteraria più adatta a raccontare i gruppi marginali. È ancora oggi così, secondo te?
Se si pensa a lei, a Octavia Butler, e inoltre e a P.K. Dick e a Samuel Delany, si può convenire con Russ, senza escludere, si capisce altri modelli narrativi. Stiamo parlando, comunque, di scrittrici e scrittori scomparsi, con l’eccezione di Delany. Per fortuna oggi altri gruppi marginali trovano spazio e una voce grazie alla duttilità e all’inclusività della fantascienza.
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