Il giorno in cui aveva messo le mani su quel file aveva capito subito che il destino era compiuto… Aveva fermato le immagini sui suoi occhi. Quegli occhi che, nonostante tutto, non avevamo mai perso la dolcezza. Quegli occhi che l'avevano guardata sorpresi e furiosi, la prima volta che avevano incrociato i suoi. Ma che l'avevano legata a lui per sempre. Come fossero, veramente, madre e figlio.
Anche se erano entrambi dei surrogati, come disse Jena il giorno in cui si incontrarono.
– Lo sai il pericolo che corri con questo ragazzino, sì?
– È pur sempre un ragazzino di undici anni: che male può farmi?
– Potresti affezionarti a lui. Ma resterà con te a scadenza, è mio, capisci? Ci ho investito un sacco di soldi e lavoro. Ricordalo!
Salima rise di gusto.
– Ma ti senti, Jena? Che cazzo ne sai tu che non ti sei mai affezionato a qualcosa che non fossero i soldi?
– Ma se ti amo da sempre, dolcezza…
Jena allungò la mano per palparle il culo ma Salima gliela afferrò a mezz’aria.
– Se mi tocchi ti stacco le palle. Sennò paghi!
– Calma, dolcezza, calma, stavo solo scherzando…
Liberò la mano e scuotendo la testa scostò la tenda logora che fungeva da separé tra un “paziente” e l’altro.
– Malik, vieni è arrivata la tua amorevole mamma surrogata…
– Non voglio una mamma, vado con Greg, la prossima volta che viene!
– See Greg! Hai sentito, Salima? Me lo vedo proprio quel figlio di puttana che si mette in casa un bambino!
Salima spuntò da dietro Jena.
– Bimbo, ti sei fatto incantare anche tu da Moffa?
Ma a quel punto incrociò il suo sguardo e rimase appesa a quegli occhi chiari. Fregata.
Forse proprio perché lo aveva portato lì quel farabutto di Greg e le sembrò un segno del destino, forse perché aveva accettato l’incarico per tirare il fiato dallo schifo di vita che aveva fatto fino ad allora, forse perché voleva dimostrare a sé stessa che sì, non era solo una puttana da snuff movie…
Per tutti questi motivi si era portata a casa Malik e lui l’aveva seguita nonostante l’iniziale riluttanza.
– Sarà sicuramente meglio di qua, perlomeno» aveva sibilato a Jena quella mattina.
Non c’è nanochim che guarisca dall’amore!
Ed erano stati anni di puro amore. Per Salima, perlomeno.
Malik, dopo i primi tempi di adattamento rassegnato, la ricambiò con una gentilezza inaspettata prima e con una dolcezza traboccante, poi. Ma ciò che stavano riversando negli aghi di quel ragazzino era molto di più di ciò che qualsiasi uomo potesse tollerare. Quando la scaltrezza sostituì la timidezza dell’adolescente, che si nascose dietro il suo impianto corticale, fu proprio Malik a decidere di lasciare quella casa. Tornò da Jena per garantire la sicurezza e il compenso di Salima, semmai il parassita avesse fatto casini con lei e poi scappò con la scimmia, Lennon, che divenne il suo assistente nell’unico lavoro che, a quel punto, avrebbe potuto fare. Prevedere il futuro.
Salima rimase sola, con un bel gruzzoletto e la consapevolezza che avrebbe potuto fare una vita diversa, ma pur sempre sola.
Lo sapeva che Malik era condannato a morte. Ma quel video la riempì di rabbia: non meritava quel teatro, non Malik.
Salima lo stava aspettando da una decina di minuti. Tubino rosso fuoco e tacco 12, aveva rispolverato per l’occasione la divisa d’ordinanza dei tempi andati. Seduta sullo sgabello al banco del Blockbastard, gambe accavallate in una posa studiata per dare adito alla curiosità degli sguardi degli avventori, attendeva l’unico che in quel momento le interessava sedurre.
– Sei in splendida forma, Salima
Greg era arrivato da dietro facendola sussultare.
– E tu non hai perso il vizio di sorprendere le signore
– Ordinate o lasciate liberi i posti, le sal…
– Due fallace con soda e spruzzatina di kim.
Salima interruppe il barman prima che potesse finire la frase.
– Non ti sei dimenticata… – la guardò sornione Greg.
– Come potrei…
Uno a zero per me, pensò Salima e sfoderò uno dei suoi sorrisi più maliziosi.
Era stato facile portarlo fino a casa, Salima lo aveva cotto a puntino.
Mentre si toglieva le scarpe e si avviava verso il mobile bar Greg non le staccava gli occhi di dosso.
Salima lo studiava mentre gli versava da bere. Lo aveva trovato cambiato, invecchiato anche, eppure manteneva quel fascino che l’aveva stordita in passato. Non poté fare a meno di guardarlo lì, dove nascondeva i suoi tesori più preziosi.
Quasi quasi mi faccio scopare prima, pensò. Immediatamente se ne pentì sforzandosi di concentrarsi sulla rabbia.
Greg si abbandonò sul divano, sembrava non aver intuito il suo turbamento.
– Allora, Salima, vuoi dirmi ora perché mi hai voluto vedere dopo tutti questi anni? Hai cambiato idea? Non sono più un, aspetta… un lurido figlio di puttana traditore? Non mi hai salutato così l’ultima volta?
Salima gli porse il bicchiere e si sedette sul tavolino di fronte a lui. Le loro ginocchia si toccavano.
– Tesoro, l’hai detto tu, sono passati tanti anni, la rabbia sbolle, qualche nanochim e si va avanti.
Si sporse verso di lui e il vestito salì di qualche centimetro lasciando scoperta una porzione di sedere. A Greg non sfuggì la sua mossa ma prima che potesse allungare la mano lei si alzò di scatto.
– Te l’ho detto: ho bisogno di un’informazione. È importante, la posso pagare, lo so che non fai niente per niente.
Greg alzò gli occhi dal bicchiere e sogghignò.
– Sono un uomo di legge ora, non faccio più certe cose.
– Non ne sono proprio sicura…
– Fidati, sono diventato un bravo ragazzo! – le fece l’occhiolino.
– Te ne verso un altro?
– Solo se mi fai compagnia, bellezza.
Mentre preparava i due drink la notifica del telefono li fece sobbalzare entrambi.
– Non hai perso il vizio di mettere questi trilli assurdi!» la prese in giro Greg.
Lei appoggiò i bicchieri e sbloccò velocemente il cellulare.
– Le solite pubblicità… Sì, hai ragione, ma sai, le vibrazioni le riservo ad altri apparecchi…
Risero entrambi e lei finì per sedersi a fianco a lui.
– Cosa vuoi sapere, Salima? Veramente, se posso, non ho intenzione di farmi pagare da una vecchia amica come te…
– Ho visto un snuff movie molto particolare qualche giorno fa.
– Credevo non avessi più niente a che fare con quel mondo.
– È qualcosa di diverso, ecco. Se andiamo su, te lo faccio vedere.
E così dicendo si alzò e gli tese la mano.
Si sentiva le gambe un po’ molli. Greg la vide barcollare e la prese sottobraccio.
– Forse questo drink era di troppo – le sussurrò all’orecchio.
– Forse – sorrise lei: le era sembrato di sentire la sua eccitazione…
Ma non sarà un bicchierino in più a impedirmi di farti fuori, pensò, pregustando il momento…
Entrati in camera Salima lo tirò verso di sé e finirono tutti e due distesi a letto.
– Cos’è, vuoi pagarmi prima, Salima?
Cadendo sul letto il tubino rosso era salito lasciandola scoperta e… nuda.
– Vedo altri buoni vizi che non hai perso, dolcezza.
Le salì a cavalcioni sulle gambe, lei allungò una mano sotto il cuscino senza staccargli gli occhi da dosso, lui la immobilizzò prima che potesse afferrare la pistola.
– Ma
de le
t
to figl
io
di….
– Puttana. Lo so, lo so… Non ti sforzare, Salima cara…la blatta sta facendo effetto…Pensavi davvero che non sapessi cosa volevi fare?
– Sei un sadico pervertito!
– Ehi, questa ti è uscita bene!
Greg sorrise mentre allentava la presa sulle mani. Salima non aveva più la forza per divincolarsi. Lui prese la pistola e l’accarezzò con la canna in mezzo alle gambe.
– Dio, Salima, guardati: sei bagnata! Avremmo potuto fare una grande scopata…
Gli occhi di Salima si riempirono di paura.
– Tranquilla, non ho nessuna intenzione di farlo con una moribonda.
– Cos-cosa mi hai fatto?
– Il messaggio, hai presente? Un virus polmonare, non bisogna mai aprire i messaggi spam; altro vizio che non hai perso. Ma ho qualcosina qui in tasca che può rimetterti in sesto, non temere, voglio solo essere sicuro di avere il tempo di andarmene.
Greg si alzò e si infilò la pistola dietro i pantaloni.
Salima aveva freddo e iniziò a tremare.
– Perché non lo hai ucciso e basta? Perché lasciarlo in balia di
Le
no
nn
n
?
Il pianto arrivò piano e le sembrò di intravedere un’ombra sul volto di Greg.
O era solo il velo delle sue lacrime?
– Dolcissima Salima, non capisci? Lui era il predestinato, non meritava una morte normale. Dovevo pur fare un po’ di teatro, no? Era l’ultimo oracolo, gli ho dato la caccia per anni…non hai idea di quanti soldi mi stia fruttando quel file!
– Sei un sadi…
– Sono un sadico, sì. Non è anche per quello che ti piaccio così tanto?
Così dicendo si chinò su di lei e la baciò. Prima di staccarsi fece forza per dischiuderle le labbra e le passò una piccola pasticca sulla lingua.
– Si scioglie da sola, poi dormirai un paio d’ore e avrai abbastanza forze per chiedere aiuto. Una bella ripulita agli aghi e sarai come nuova!
– Perché non mi uccidi?
– Perché non ho paura. Non puoi fare a meno di amarmi. Non mi farai fuori, non avresti avuto il coraggio neanche stasera.
Lei lo guardò furiosa.
– Non ti arrabbiare, rischi solo di rallentare l’effetto della pasticca e soffocare.
La baciò di nuovo sulla fronte, le abbassò il vestito e la coprì.
Un attimo prima di chiudere gli occhi lo sentì dire “La prossima volta però scopiamo”.
Poi si ricordò di una frase che aveva sentito tempo prima: non c’è nanochim che guarisca dall’amore.
E si addormentò.
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