Una cosa va detta: non si è mai parlato tanto di fantascienza italiana quanto se ne è parlato negli ultimi tre mesi. Tutto è cominciato con il discorso di Franco Forte, curatore di Urania (e delle altre collane di libri da edicola Mondadori) a Stranimondi, un discorso animato dalla delusione per le scarse vendite dei titoli italiani in cui annunciava una riduzione degli spazi, limitandoli al solo vincitore del Premio Urania.
Ora Forte torna sull'argomento con un video dove fa un discorso a nostro avviso molto più centrato e focalizzato, a bocce ferme, e soprattutto costruttivo. Il problema non sono certo i partecipanti a Stranimondi o all'Italcon, che la fantascienza italiana la comprano anche solo per principio; è il grosso pubblico al di fuori del fandom, anche quello di passaggio nelle stazioni, che soffre della sindrome di rifiuto dei nomi italiani. Tanto che ne risentono anche autori, come John Scalzi, che in USA sono bestseller e qui vengono snobbati a causa del nome italiano.
Attenzione, aggiungeremmo noi: il problema non riguarda solo la fantascienza. Ci ricordiamo ancora di quando David Baldacci, autore di gialli, in Italia veniva proposto come "David B. Ford". Eppure, il mondo del giallo ha superato brillantemente questo problema e oggi gli autori italiani stravendono.
Forte torna sui suoi passi riguardo alla chiusura, proponendo di pubblicare nei prossimi anni non solo il vincitore del Premio Urania, che sembra essere meno affetto da questi problemi, ma anche uno o due finalisti. E non esclude per il momento che le antologie possano andare avanti. E questa è certamente un'ottima notizia, anche perché non di rado ci è capitato di leggere romanzi finalisti all'Urania (spesso poi editi da altri editori, in particolare Delos Digital) assolutamente validi.
Un altro tema sul quale è stata attaccata Urania è quello della promozione, a cui Forte accenna un po' rapidamente, ma con buona ragione, secondo noi. A noi Urania non sembra il prodotto adatto per essere promosso sui media moderni come Instagram o TikTok, forse comunque potrebbe valere la pena provare, ma in una casa editrice come Mondadori sono funzioni che riguardano non certo il curatore ma settori del tutto differenti, che probabilmente preferiscono usare le proprie risorse su titoli o libri di altro genere.
Per chi fosse interessato alle puntate precedenti:
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