A Stranimondi hai fatto un discorso che forse non è stato capito o riportato correttamente. Il dibattito su internet si sta allargando in modo incontrollato, da “Franco Forte non farà più le antologie” a “Mondadori non pubblica più fantascienza italiana”, a “la fantascienza italiana non è valida” e via così. Per settimana prossima arriveremo a “la fantascienza è morta”… vuoi dirci esattamente cosa cambia, quindi?

Allora, come prima cosa mi scuso perché tutto ha avuto origine da uno sfogo personale. Uno sfogo dovuto a tanta rabbia e delusione accumulata in anni in cui ho cercato di spendermi il più possibile per la SF italiana, pubblicando moltissimi autori di grande qualità (ovviamente secondo me), facendo antologie, pubblicando racconti in appendice a Urania, introducendo romanzi di autori italiani anche al di là del premio Urania; l'intento era di far conoscere questi autori al grande pubblico che legge fantascienza al di fuori del mondo specializzato. Tentativo che abbiamo provato a portare anche in libreria, sperando che ormai fosse possibile, visto quello che succede in altri generi letterari, abbandonare i preconcetti verso la SF italiana per cominciare a giudicare i libri per quello che sono, prima di tutto leggendoli

Io personalmente combatto questa battaglia da quasi quarant'anni, ci ho provato in tutti i modi (sono stato il primo a curare, nel lontano 1998, la prima antologia tutta italiana uscita su Urania Millemondi, e a curare una serie di antologie di SF, horror e altri generi per Stampa Alternativa, con i cofanetti Millelire), ma mi sono dovuto arrendere di fronte al muro di gomma dei lettori (non solo quelli di Urania, questo deve essere chiaro, perché il problema non è solo di Urania), che quando vedono un nome italiano nell'ambito della SF, che sia Franco Forte o magari John Scalzi, o Paolo Bacigalupi, tendono a essere diffidenti, se non ingiuriosi o categorici a prescindere. Ogni volta che esce un italiano, riceviamo mail e messaggi di gente che si lamenta perché abbiamo sottratto spazio a qualche altro bel volume internazionale che avremmo potuto tradurre. E quando esce una antologia tutta italiana, guarda caso la prima recensione su Amazon è da una stella e il commento dice che il libro è noioso anche se il recensore si è fermato a pagina 20 dopo avere saltato l'introduzione (che è lunga 16 pagine): come dire, bastano 4 pagine di un libro da più di 500 per dare giudizi categorici e distruttivi sulla SF italiana. Pubblicamente.

Ho combattuto questo atteggiamento per tutta la vita, adesso però sono stanco. Queste cose nel 2024 non dovrebbero più succedere.

Per cui, banalmente, il mio sfogo diceva questo (a quanto pare a molti sono sfuggite le parole "per quanto mi riguarda", che ho pronunciato ben più di una volta): smetto di sbattermi così tanto per la SF italiana, dando vita a progetti che continuano ad alimentare invidie e critiche che sono tutto fuorché costruttive (se metti una stella dopo aver letto tutto il libro e mi spieghi perché a te non è piaciuto va benissimo, anzi ti ringrazio e leggo con attenzione quello che dici, perché il tuo parere è importante. Ma questo non succede quasi mai) e mi concentrerò su altro, senza però uccidere la SF italiana nelle collane di cui mi occupo tant'è che, almeno su Urania, continuerà a esserci il Premio Urania per romanzi e il Premio Urania Short per racconti (che ho introdotto io e che fino a qualche anno fa non esisteva). Il palcoscenico privilegiato continuerà a esistere, semplicemente, in queste condizioni non ha più senso provare a pubblicare anche altri romanzi italiani al di fuori del premio, visto che oltre alle critiche ricevono meno attenzione anche in termini di vendite, che poi è quello a cui devo prestare più attenzione.

Il futuro delle antologie

Le antologie annuali esisteranno ancora? E se sì in che formula usciranno?

Anche su questo si sta facendo molta confusione, però a Stranimondi ho spiegato come stanno le cose. Lo ribadisco: per quanto riguarda le antologie italiane io smetterò di occuparmene, perché sono stanco e deluso, ma se arriveranno progetti di valore, a cura di qualcun altro, allora li valuterò serenamente. Infatti l'estate prossima uscirà un'altra antologia italiana, a mio avviso molto interessante, che non sarà però a cura del sottoscritto. 

Dopodiché, come molti stanno sostenendo (e io concordo con loro), ci sono moltissimi piccoli editori che stanno facendo magnifiche antologie italiane, che pur non raggiungendo le prospettive di vendita di Urania possono continuare ad alimentare la crescita dei nostri autori in modo ottimale.

L'esterofilia dei lettori

Allora, qual è il problema con la fantascienza italiana? D’accordo, il pubblico più tradizionalista di Urania non apprezza i nomi italiani – Scalzi incluso, a quanto pare – ma davvero Premio Urania e antologie vendono poco, molto meno degli stranieri?

Ho cercato di spiegare qual è il problema: da una parte il pregiudizio, per cui certa esterofilia imperante porta a criticare gli autori italiani a prescindere, dall'altra l'invidia corrosiva e tipica delle piccole comunità abituate ad autocelebrarsi, che non legge chi non appartiene al gruppo. Questa gente c'è sempre stata, nella SF, si tratta di un problema endemico, la differenza è che da quando ci sono i social hanno la possibilità di farsi sentire, innescando polemiche secondo me inutili e dannose.

Presentazione di due <i>Urania</i> italiani nel 2022, Spine di <i>Franci Conforti</i> (Premio Urania) e <i>Mya di Mondo 9</i> di Dario Tonani (foto Tino Barletta)
Presentazione di due Urania italiani nel 2022, Spine di Franci Conforti (Premio Urania) e Mya di Mondo 9 di Dario Tonani (foto Tino Barletta)

Dopodiché, per rispondere alla tua domanda: il romanzo vincitore del Premio Urania vende molto, infatti resterà senza problemi. E le antologie italiane che ho fatto hanno venduto benissimo. Ma sono rimaste fini a se stesse, mi pare, se quando si esce da questo ambito e si prova a pubblicare romanzi italiani su Urania o in libreria, le vendite tornano a calare. È questo il problema: se compare un nome italiano (anche di internazionali come Scalzi, esatto) al di fuori del premio, i conti traballano, e io non me lo posso permettere. 

Con le antologie italiane ho cercato di dare vita a una sorta di comunità di autori che potesse abbattere parte del pregiudizio nei loro confronti, ma a fronte di tanto lavoro da parte del sottoscritto non c'è stata nessuna crescita di una consapevolezza in questo senso da parte dei lettori. La delusione è personale (in questo caso al di là del dato positivo delle vendite), e visto che nessuno mi obbliga a lavorare come un matto per mettere insieme antologie italiane, ho banalmente detto che per quanto mi riguarda cesserà il mio lavoro in questo senso. Ma, come ho spiegato, ci saranno altre opportunità.

Cosa si può fare per cambiare la situazione?

Non chiederlo a me. Io ci ho provato in tutti i modi, ma a quanto pare non ci sono riuscito. Forse l'unica possibilità è che la SF italiana provi a costruirsi una sua strada come comunità, che si sostenga e alimenti in un clima di stima e supporto reciproci all'interno dell'editoria specializzata, dove c'è più spazio per tutti ed è possibile sperimentare, proporre cose nuove e calibrare l'operazione in base alle istanze del pubblico. Tutte cose che Urania non può fare, perché ogni uscita deve poter garantire un numero adeguato di vendite per non affossare tutto il piano economico della collana. Vendite che sono trenta, quaranta volte superiori alla media delle copie vendute dalla piccola editoria specializzata.

Gli spazi italiani su Urania

Qualcuno dice che questo “ritiro” di Urania non cambia gran che, visto che non uscivano molti titoli italiani anche mettendo assieme le varie collane. In realtà facendo i conti non erano pochissimi. Non ci sembra che ci siano stati periodi, nel passato di Urania, con così tanto spazio agli autori italiani. 

Come ho detto, io ci ho provato. Mi sono sbattuto personalmente per dare vita ad antologie che comprendessero il maggior numero possibile di bravi autori, ho ripreso a pubblicare autori italiani in collana anche al di fuori del Premio Urania, ma ogni volta mi sono scontrato con la diffidenza dei lettori, con le ingiurie e le critiche fatte per partito preso. Speravo che il mondo fosse cambiato rispetto a trent'anni fa, quando dopo l'uscita del primo Millemondi tutto italiano (Strani giorni), la prima recensione comparsa su un giornale fu che il libro era pessimo perché non c'erano alcuni autori che secondo l'articolista erano più bravi di quelli inclusi nel volume. Nessuna critica costruttiva rispetto a quanto pubblicato, solo la rabbia perché, a suo dire, erano stati esclusi alcuni autori; tutti suoi amici, ovviamente. Per di più senza nemmeno sapere che la maggior parte degli autori esclusi che citava non erano stati messi da parte per scelta, ma perché loro stessi avevano cortesemente rifiutato di mandare un racconto, per i motivi più disparati. Ecco, questo malanimo, questo pregiudizio, questa costante e corrosiva invidia, questa abitudine a denigrare senza leggere, appartiene quasi esclusivamente al mondo della SF, dentro e fuori gli ambiti specializzati. Te lo dice uno che frequenta tutti i generi letterari, e che ha a che fare ogni giorno con lettori, scrittori e appassionati di SF, giallo, horror, fantasy, ecc.

I numeri della fantascienza italiana su <i>Urania</i>, in una elaborazione creata da Carmine Treanni.
I numeri della fantascienza italiana su Urania, in una elaborazione creata da Carmine Treanni.

Però come dici alla fine è vero, cambia poco, in soldoni smetterò di pubblicare un paio di autori all'anno al di fuori del Premio Urania (nel 2025 uscirà comunque un altro romanzo di Claudio Vastano, che conclude la trilogia che gli stavo pubblicando, e che guarda un po' è stata opzionata da una casa di produzione per una serie TV Netflix) per cui sinceramente non so da che cosa derivi tutto questo gran parlare che si sta facendo, se non forse dal fatto che si discute solo sul sentito dire e su stralci riportati delle mie parole.

Anche la riproposizione di titoli già editi ci pare rilevante: dimostra che anche gli italiani possono essere includi nei classici, nei capolavori del genere.

Certo, personalmente l'ho fatto e lo farò ancora, come ho detto a Stranimondi. Infatti, a dicembre di quest'anno, per celebrare il numero 100 del Millemondi, ci sarà un numero speciale con copertina dorata interamente dedicato a Lino Aldani, con una selezione delle sue opere migliori. E operazioni come questa, se avranno il supporto adeguato dei lettori (ovvero, tradotto, se venderanno abbastanza da non mandare i conti economici in rosso), potranno continuare, anche se so già quale sarà la reazione di molti: si scaglieranno contro il fatto che Urania pubblica solo i "vecchi" autori e ignora quelli nuovi. Come se tutto quello che ho fatto fino a oggi per i nuovi e bravi autori italiani non fosse mai esistito.

Al di là delle vendite, quale pensi che sia stata fin qui l’importanza dell’impegno  di Urania e Mondadori sulla fantascienza italiana?

Speravo di poter contribuire a fare uscire la SF italiana dai confini dei super appassionati, dai numeri incoraggianti ma purtroppo ancora esigui della piccola editoria specializzata. Ma a quanto pare non è possibile, almeno non con la strada che avevo cercato di seguire (e tutte le polemiche che si sono scatenate dopo le mie parole sono la conferma di ciò che pensavo). Mi auguro che qualcuno riesca a trovare la via giusta per abbattere gli steccati del pregiudizio e arrivare al cuore del grande pubblico. Con il giallo ce l'hanno fatta, partendo dal basso, sostenendosi l'un l'altro, autori e lettori specializzati, per poi pian piano guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei lettori più generici. Spero che questo un giorno possa avvenire anche nella SF italiana.

Come va Urania?

Urania in generale come va, dal punto di vista commerciale?

Paradossalmente, togliendo quei due o tre italiani pubblicati all'anno Urania andrà ancora meglio (e comunque siamo in costante crescita, tanto da avere esportato il marchio Urania anche in libreria, con le collane dei Draghi Urania e dei Miti Urania), perché si venderanno più copie. Questo io l'ho sempre saputo, ma ho comunque voluto provare, ho rischiato (perché se i conti vanno male il primo che ci rimette sono io, visto che gli editor vengono sostituiti alla velocità della luce, appena un conto va in rosso), e l'ho fatto perché ritengo che in Italia ci siano grandi autori e autrici di valore. Ho letto commenti miserevoli su alcuni romanzi pubblicati da Urania, magari vincitori del premio, da gente che neppure li aveva letti (e lo si capiva da quello che scrivevano). E all'indomani del mio sproloquio a Stranimondi mi sono arrivate mail da autori che più o meno dicevano tutti la stessa cosa: certo che gli italiani non vendono, perché hai pubblicato delle cose pessime, non adatte al grande pubblico. Leggi il mio romanzo che ti allego e vedrai la differenza! Con questo sì che i lettori capiranno quanto valgono gli autori italiani!

Capisci? Questo pensiero, magari non espresso in modo così brutale e ridicolo, accomuna purtroppo gran parte di chi scrive SF in questo Paese. Se gli autori cominceranno loro per primi a sostenersi a vicenda (lo ripeto, nel giallo l'hanno fatto, parlate con loro e ve lo spiegheranno), facendo squadra, promuovendosi gli uni con gli altri, poi i lettori arriveranno. E dai piccoli editori specializzati si potrà risalire la corrente fino a tornare ai piani alti, dove io per tanto tempo ho inutilmente cercato di aprire canali e nuove prospettive.

Ma se l'unico intento resterà quello di dileggiare gli altri senza nemmeno leggerli… be', credo che non si andrà da nessuna parte.

Il sondaggio sui titoli da tradurre

L’ultima idea è stata quella di proporre ai lettori di suggerire titoli di fantascienza internazionale da tradurre su Urania. Cosa ti attendi da questa iniziativa? Coinvolgere maggiormente il pubblico? 

Quella è una iniziativa riservata a chi frequenta il blog di Urania, quindi ai lettori più fedeli della collana, che ci chiedono di continuo autori internazionali da pubblicare. Be', cosa può esserci di meglio che verificare tutti insieme cosa potremmo portare in Italia? Ovvio che noi continuiamo a fare il nostro lavoro, però leggere i suggerimenti dei lettori ci farà capire se la strada che stiamo seguendo è quella giusta, come eventualmente correggere il tiro e poi, perché no, magari imbatterci in testi o autori che ci erano sfuggiti, e rimediare all'errore, se possibile. 

Credo che una collana dovrebbe sempre tenere in considerazione i suggerimenti dei lettori, senza avere la presunzione di poter fare tutto da sola. Come si può prescindere dalle istanze che arrivano da chi compra e legge?