Nell'America agreste delle isolate fattorie della Pennsylvania si nasconde un mistero. Lo scoprono i due figli dell'ex pastore Graham Ness (Mel Gibson) una mattina e da quel momento le cose intorno a loro cambiano. Ci sono misteriosi, enormi segni nei loro campi di granturco: che sia solo uno scherzo ? Lo scetticismo iniziale lascia spazio a incredulità quando cominciano a verificarsi strane apparizioni e inspiegabili avvenimenti, che l'uomo deve fronteggiare cercando al tempo stesso di superare la ferita, ancora lacerante, della perdita della moglie, morta in un incidente stradale...

Trattandosi della nuova pellicola del regista del Il sesto senso meglio non aggiungere altro sulla trama: M. Night Shyamalan, indiano trapiantato a Hollywood, ha costruito la sua fama proprio sulla sua capacità di raccontare con ottica inedita, e colpo di scena finale incorporato, storie classiche del cinema di genere: le pellicole di fantasmi col già citato Il sesto senso, quelle dei superoi con Unbreakable - Il predestinato. Stavolta affronta il più classico dei classici temi della fantascienza, quello dell'invasione aliena, ma siamo più dalle parti de L'invasione degli ultracorpi che non Independence Day e gli effetti speciali e animazioni della premiata ditta ILM sono tenuti al minimo. Come nelle sue precedenti opere anche stavolta il regista, anche sceneggiatore e co-produttore del film, tiene in primo piano l'elemento umano della vicenda: gli avvenimenti più spettacolari accadono fuori scena, li apprendiamo dal piccolo schermo della TV o dalla radio, e proprio dall'elemento umano della vicenda emerge l'inaspettato risvolto finale. Il regista, che si ritaglia anche un ruolo secondario ma importante nella storia, gioca a nascondino col pubblico, puntando più alla sottrazione che non al marcare gli avvenimenti pigiando il pedale della spettacolarità: è la qualità forse principale del suo cinema, il fare film di genere in assoluta controtendenza coi dettami della produzione di massa dell'industria cinematografica a stelle e strisce, con budget modesti, pochissimi effetti speciali, ritmi lenti e dilatati, prendendosi tutto il tempo necessario a costruire un'atmosfera piuttosto che rincorrere montaggi videoclippati e fregandosene bellamente del falso mito del ritmo veloce. Il film si regge soprattutto sull'insolita atmosfera che sembra circondare la casa nella quale si svolge la storia e il senso di irrealtà strisciante, neanche mitigato dalle immagini che si vedono trasmesse dalla televisione. Quanto al messaggio che il regista avrebbe voluto mandare ai suoi spettatori c'è chi vi ha visto un invito al subire passivamente gli eventi della vita, un così deve essere di stampo quasi biblico, semplicemente da accettare, per fede. Mi sembra invece che i personaggi del film reagiscano attivamente (per quanto è loro possibile) alle situazioni nelle quali vengono a trovarsi e non stiano certo con le mani in mano, scoprendo solo alla fine un significato nuovo da dare ad avvenimenti accaduti precedentemente, mettendolo a frutto. Più che di invito ad abbandonarsi alle consolazioni post-morte offerte dalle varie religioni esistenti al mondo sembra piuttosto essere semplicemente un punto fermo della struttura dei film di questo autore, un meccanismo narrativo usato anche in Unbreakable e che in quel caso aveva si ripercussioni di tipo esistenziale-filosofico, ma non certo ricollegabili a questo o quel culto o visione in chiave religiosa dell'esistenza.

Come cineasta Shyamalan ha certamente la capacità di scrivere sceneggiature solide e ben strutturate, il saper creare atmosfere stranianti, insolite ed alienanti, nonché l'indubbio dono di saper dirigere splendidamente gli attori, sia i grandi già professionisti (intensa e toccante l'ottima Cherry Jones nei panni dell'agente di polizia Caroline Paski) che quelli piccoli (si veda qui l'interpretazione della giovanissima ma già bravissima Abigail Breslin, la piccola Bo, avversa a bere acqua). Signs, che si dipana sottolineato dalla musiche del sempe bravo James Newton-Howard, non ha l'impatto de Il sesto senso o l'originalità di Unbreakable ma costituisce certamente un nuovo, bel tassello nel cinema di Shyamalan e lo si può certamente raccomandare a chi ama il cinema fantastico - con tanto di richiami e citazioni ad altre pellicole, da La guerra dei mondi a La notte dei morti viventi - affrontato con un'ottica inedita e certamente personale, con un'alta dose di suspence unita peraltro ad un opportuno senso dell'umorismo che fa capolino, di tanto in tanto, in questa storia di terrore alieno tra le spighe dei campi di grano.