Nel 1998 Arthur C. Clarke, già allora residente in Sri Lanka dove morì dieci anni dopo, rilasciò un'intervista al quotidiano britannico Sunday Mirror nella quale ammetteva di essere gay (cosa già nota anche se non pubblicizzata) ma anche di aver fatto sesso a pagamento con minori.
L'articolo suscitò ovviamente grande scalpore e grande costernazione tra i tanti ammiratori dello scrittore e scienziato – ne parlammo molto anche su questo sito – e fu con un certo sollievo che accogliemmo le notizie successive che vedevano il Mirror ritrattare del tutto l'articolo e la polizia dello Sri Lanka verbalizzare che le indagini sulla questione non avevano portato a nulla.
Un recente dibattito su Facebook ci ha portato a rivedere la questione, che in qualche modo avevamo forse evitato inconsciamente di riprendere in mano, perché ci veniva segnalato che la pagina italiana di Wikipedia dava invece per acquisita la pedofilia di Clarke portando come fonte un articolo di Repubblica.
Ora, la pagina di Wikipedia italiana qui è scritta abbastanza male, infatti indagando meglio si scopre che l'articolo citato è in effetti basato sull'articolo iniziale del Mirror poi ritrattato.
Ma andando più a fondo abbiamo trovato un articolo di Jason Sanford che purtroppo sposta ancora una volta le cose nel lato più buio.
Sanford (che abbiamo visto di persona alla Worldcon a Glasgow pochi mesi fa) è un capace giornalista che si occupa spesso di fantascienza; è stato lui a pubblicare l'articolo che ha svelato i pasticci del Premio Hugo assegnato alla Worldcon in Cina, per esempio.
L'articolo di Sanford su Clarke risale al 2019, noi lo scopriamo cinque anni dopo ma vale la pena comunque riportarlo, perché non ci sono molte fonti sulla questione in italiano.
Sanford ritraccia la storia dell'articolo del Mirror, la cui idea era nata quando i giornalisti del tabloid britannico erano venuti a sapere che Rupert Murdoch, amico di Clarke, aveva personalmente bloccato un articolo sullo stesso argomento che doveva uscire sul Sun. I giornalisti del Mirror andarono nel paese asiatico e intervistarono diversi testimoni e lo stesso Clarke, che ammise candidamente di aver pagato per fare sesso con ragazzi.
Ho 80 anni. A questo punto della mia vita non ha senso cercare di nascondere ancora le cose. Sto tentando di ricordare quanti anni aveva il ragazzo più giovane che ho mai avuto. Qui è difficile dirlo. Ma la maggior parte, sono sicuro, avevano raggiunto l'età della pubertà. Voglio dire: non ho mai avuto il minimo interesse nei bambini, né maschi né femmine. Ma una volta che hanno raggiunto la pubertà, allora per me è tutto ok. Se quei ragazzi sanno quello che fanno, e lo vogliono fare, e non importa loro di farlo, per me va bene. Io penso che la maggior parte del danno lo faccia il chiasso dei genitori isterici.
(Fonte: articolo di Repubblica).
Poco dopo venne fuori che la Regina voleva insignire Clarke del cavalierato; la cosa fu rimandata di un anno, il Sunday Mirror ritrattò l'intervista, la polizia fece le sue indagini. L'Interpol chiese al Mirror i nastri dell'intervista, che non furono mai consegnati, anche se il Mirror disse di averli spediti. La vicenda venne archiviata e Clarke ricevette il suo titolo di sir.
Diversi anni dopo in un articolo dell'agenzia France Press Clarke si lamentava di una “cospirazione contro di lui da parte di organizzazioni per la protezione dell'infanzia”.
Fin qui, dice Sanford, con qualche sforzo si riusciva ancora a pensare che Clarke potesse essere in effetti innocente.
Ma nel 2017 usciva su Vice un articolo, apparentemente scollegato dalla vicenda. Veniva chiesto a varie persone quale fosse l'evento dell'infanzia che avesse più inciso sulla loro personalità. Una di queste, il canadese Peter Troyer, raccontava di aver vissuto da piccolo nello Sri Lanka. Un giorno, aveva undici anni (era il 1980) tornato a casa trovò suo nonno che parlava con un ricco signore inglese. Troyer non fa il nome, ma lo definisce "un famoso scrittore di fantascienza", quindi non ci sono dubbi su chi fosse. Lo scrittore gli disse che i vestiti nascondevano la sua bellezza e gli chiese di toglierli, e Troyer si ritrovò nudo e piangente di fronte al nonno e al signore inglese. Poco dopo arrivò suo padre, che andò su tutte le furie e cacciò il signore inglese e anche il nonno, con cui non ebbe mai più rapporti.
Questa testimonianza chiaramente non prova che Clarke abbia avuto rapporti pedofili, ma è indubbio che fa vedere sotto una luce del tutto diversa la vicenda del Mirror.
È un triste destino quello degli appassionati di fantascienza, a quanto pare. Lovecraft e John W. Campbell razzisti, Asimov sex abuser, Marion Zimmer Bradley e Clarke pedofili, recentemente Neil Gaiman predatore sessuale. Certo, bisogna riuscire a disgiungere l'artista dalla persona. Resta un groppo in gola però che fa fatica a districarsi.
3 commenti
Aggiungi un commentoMirror, Repubblica, voci di terza mano...e Wiki_pedia Italia; non c'è che dire, origine dati eccelsi! [ironico]
Lovecraft e John W. Campbell razzisti, Asimov sex abuser eccetera eccetera... e chi se ne frega?
Contano le loro opere, non come la pensavano... del resto il confronto tra un bevitore e infedele alla moglie e un vegetariano amante degli animali e fedele alla compagna dovrebbe essere vinto dal secondo, vero?
A parte il fatto che nel caso di Clarke si dovrebbe parlare di ebefilia, visto che ammette che per i bambini non aveva alcun interesse (ammesso che l'intervista corrispondesse al vero), ma anche chissene. E come di lui, di tutti gli altri (chi ha detto "Montanelli"?).
Trovo aberrante questo giustisialismo fuori tempo massimo che ha il solo scopo di cancellare l'onta di "come eravamo" nel tentativo di raffigurare l'umanità moderna come priva di macchia e "più meglio", quando invece siamo la stessa cosa, se non addirittura peggio in potenziale (e vari indizi indicano che verrà un giorno in cui questo potenziale sarà liberato).
Voi vergognatevi pure di apprezzare Clarke per quello che ha scritto sapendo che era uno sporcaccione, o Lovy perché era razzista. Io preferisco pensare che quando non si commettono violenze questi "difetti" non dovrebbero avere alcun peso in un quadro generale che è per lo più colmo di qualità positive.
Diverso per Gaiman, ma lì appunto si parla di violenza tangibile. Poi certo se domani dovesse uscire la stessa cosa su Clarke, ci ripenserò e forse mi vergognerò un tanticchio (il contesto va comunque tenuto presente)...
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