Regista uruguaiano noto per aver diretto principalmente sequel e prequel di pellicole horror, Fede Álvarez raccoglie l'eredità di cineasti che con quegli stessi titoli sono diventati famosi, senza però raggiungere gli stessi risultati storici. Figlio del giornalista e scrittore Luciano Álvarez, Fede Álvarez comincia la sua carriera dirigendo cortometraggi come Los Pocillos (2001), El Último Alevare (2003), El Cojonudo (2005) e Ataque de Pánico! (2009), ricevendo importanti premi nazionali e un gran numero di visualizzazioni su YouTube, quando quegli stessi corti vengono caricati sulla piattaforma.

Alla luce di questo lavoro, viene contattato dalla Ghost House Pictures che gli offre un contratto come regista e sceneggiatore del progetto La casa (2013), al quale lavora assieme al collega Rodo Sayagues, col quale stringe un lunghissimo sodalizio artistico che si sviluppa soprattutto nelle fasi della scrittura filmica. Riprendendo il soggetto omonimo che Sam Raimi creò nel 1981, Álvarez opera un restyling-remake sulle conseguenze della lettura del misterioso Libro dei Morti, capace di evocare demoni che si scateneranno contro un gruppo di cinque amici, riuniti in una remota capanna in mezzo ai boschi, in ritiro per aiutare una di loro a disintossicarsi dalle sostanze stupefacenti. Ma la pellicola non riceve il plauso della critica, anzi.

Dopo aver diretto un episodio della serie TV al tramonto all'alba – La serie (2014), ritorna alla regia cinematografica con il buon thriller Man in the Dark (2016). Nel 2018, non si tira indietro quando gli viene commissionata la trasposizione del romanzo poliziesco Quello che non uccide di David Lagercrantz, autore che ha preso le redini della saga letteraria “Millennium”, dopo la prematura scomparsa dello scrittore Stieg Larsson (che firmò i primi tre volumi). Il risultato non è dei migliori.

Dopo questo flop, si allontana dalle scene per quasi dieci anni.

Il suo nome compare però tra gli autori del dimenticabile sequel di Non aprite quella porta del 2022, diretto da David Blue Garcia. Parallelamente, firmerà la versione statunitense della serie TV Calls (2021), creata da Timothée Hochet.

Il successo arriva con Alien: Romulus (2024), film che si colloca tra il capostipite della saga Alien (1979) e il capolavoro di Aliens- Scontro finale (1986). Non a caso il film di Álvarez ha ricevuto l'apprezzamento sia di Ridley Scott sia di James Cameron. La pellicola ha già incassato 41 milioni di dollari al botteghino nel primo week-end in America e 100 milioni a livello globale.

La storia si concentra su un gruppo di colonizzatori spaziali ventenni che sognano di scappare via su un pianeta per ritrovare la perduta libertà, visto che sono minatori assoldati da una multinazionale che li tratta sostanzialmente come schiavi-lavoratori. Arrivati su una stazione spaziale abbandonata, i ragazzi hanno la sfortuna di incontrare uno Xenomorfo e il loro sogno di scappare diventa una lotta per sopravvivere. Il film ha per protagonisti Cailee Spaeny, Isabela Merced, così come David Jonsson, Archie Renaux, Spike Fearn e Aileen Wu.

Il regista ha accettato la sfida di girare un nuovo film del franchise Alien perché ama la saga. “Adoro tutti quei film. Non volevo omettere o ignorare nessuno di loro quando si tratta di collegamenti a livello di storia, personaggio, tecnologia e creatura. Ci sono sempre collegamenti da Alien ad Alien: Covenant” ha affermato Álvarez, in un'intervista a Hollywood Reporter.

Il regista uruguaiano ha auto anche la fortuna di confrontarsi con Ridley Scott in quasi tute le fasi di progettazione e realizzazione del film.

“Per tutti noi – ha detto Álvarez – e per qualsiasi cosa facciamo, il sogno è sederci con i maestri del nostro mestiere e parlare di ciò che facciamo e imparare come farlo meglio. E il processo di realizzazione di questo film mi ha sicuramente dato quell'esperienza con Ridley. A livello di storia, gli abbiamo prima detto cosa avevo intenzione di fare, e poi quando l'ha letto, ho discusso la sceneggiatura con lui. E più tardi, quando ha visto il film, ho discusso il mio montaggio con lui. Quindi considero ognuno di quei momenti e conversazioni creative con Ridley un momento clou della mia carriera e della mia vita”.

Álvarez aveva anche chiaro nella sua mente che la protagonista del film sarebbe stata Cailee Spaeny. “È un talento incredibile. L'ho incontrata – ha ricordato il regista – qualche anno prima, ed è stata una coincidenza in un certo senso. Quando abbiamo iniziato a scrivere il film qualche anno fa, il mio co-sceneggiatore e io avevamo già la sua foto sulla lavagna. Abbiamo messo le foto dei volti sulla lavagna solo per avere un volto del personaggio a cui rivolgerci quando devono dire una battuta”.

Il regista ha voluto anche lo stesso team di effetti speciali di Aliens di James Cameron, per poter meglio riportare sul Grande Schermo le stesse atmosfere dei primi due film della saga. “Per le creature, – ha spiegato – abbiamo coinvolto tutti i ragazzi di Aliens. Avevano vent'anni quando hanno realizzato Aliens e facevano parte del team di Stan Winston. E ora erano al top della loro carriera. Li abbiamo riuniti tutti per lavorare su tutte le creature, perché abbiamo utilizzato animatronics e pupazzi a ogni livello. Ho persino avuto la possibilità di lavorare con loro sottobanco, a manovrare tutti questi animatronics”.

Anche CGI, gli effetti creati alc omputer hanno avuto un ruolo fondamentale. “Per i set, abbiamo costruito astronavi e miniature. Siamo tornati a tutto questo. E poi abbiamo trovato il modo di sposarlo con il mondo della CGI. Ci sono alcune cose che solo la CGI può fare per la portata e il movimento. Quindi deve essere davvero lo strumento giusto per la ripresa”.

L'ottavo film della serie Alien era originariamente previsto per essere distribuito dalla piattaforma straming Hulu, alla maniera del prequel di Predator di Dan Trachtenberg, acclamato dalla critica, ma lo studio ha saggiamente spostato la sua attenzione sul cinema all'inizio delle riprese principali. E a quanto pare la scelta si è rivelata vincente, visto il successo di pubblico ma anche le lodi della critica. Le domande sono: ci saranno altri seguiti? E sarà ancora Fede Álvarez il regista? Non lo sappiamo, ma è facile scommettere su un Sì grande come una casa su entrambe le risposte.