L’immagine sopra è quella di uno spartito. E, anche se non siete avvezzi a leggere/decifrare qualcosa del genere, vi invito a guardate la metà di sinistra, in alto dove sul pentagramma si succedono quattro note, per poi spostare l’attenzione in basso, nella zona delle annotazioni dove potete leggere “Space – pause – the final frontier”.
Avete sotto gli occhi lo spartito della sigla di Star Trek TOS, a firma Alexander Courage.
Sono “quelle quattro note” che hanno sempre rappresentato una parte fondamentale del successo dello show: la sua musica, alla quale dedicheremo una breve carrellata. Il creatore dello spettacolo, Gene Roddenberry, ne era stato consapevole da subito, dicendo a produttori e compositore che non voleva “musica con suoni e segnali acustici”, ma musica d'avventura, una specie di Captain Blood nello spazio e seguendo queste indicazioni il compositore scelse il corno francese come strumento che univa il senso dell’avventura a un sapore siderale/alieno. In una sua intervista breve che si può vedere su Youtube, Courage racconta anche un aneddoto curioso: una volta finita la registrazione i fonici si accorsero che non avevano previsto un rumore adeguato per il passaggio veloce dell’Enterprise durante la sigla. Courage non si perse d’animo (con quel cognome, poi…) si fece dare un microfono e registrò i “whooooshhh” del passaggio dell’astronave agitandolo e soffiandoci sopra.
È abbastanza difficile, tuttavia, che Alexander Courage potesse anche soltanto essere sfiorato dal sospetto che quella breve sigla gli avrebbe fruttato diritti d’autore quasi all’infinito.
Insomma, cosa sarebbe Star Trek senza le sue sigle?
Nel 1979, quando il progetto Star Trek Phase 2 divenne Star Trek The Motion Picture, il commento musicale venne affidato a Jerry Goldsmith che scrisse una trionfante fanfara, talmente coinvolgente che, quando otto anni dopo sugli schermi televisivi comparve Star Trek: The Next Generation, l’unione dell’inconfondibile inizio di Courage più la fanfara di Goldsmith, accompagnati dalla shakespeariana voce di Sir Patrick Stewart, furono considerati la degna apertura di una nuova era.
Mentre la sigla di TOS rispecchiava il desiderio di esplorazione e avventura (Roddenberry ebbe modo di paragonare la sua serie sia a quelle di avventure sottomarine che a quelle che raccontavano le vicende dei pionieri sui carri del Far West) il tema di Goldsmith ha un che di trionfante e scanzonato, quasi a indicare che la migliore nave della flotta, guidata dal migliore capitano e con il migliore equipaggio, non potrà che avere grandi successi, anche a costo di qualche sacrificio. È una musica che sembra abbracciare i membri dell’equipaggio per accompagnarli nel loro viaggio sia come esploratori che come famiglia.
La frontiera e la famiglia, questa volta però di natura stanziale, sono gli argomenti di Deep Space Nine, trasmessa dal 1993 in poi. La scommessa di rendere appassionante una serie di Star Trek omettendo uno dei canoni fino ad allora utilizzati (il viaggio) ne ha fatto una delle serie sulle quali si è discusso di più. Il tema della sigla venne stavolta affidato a Dennis McCarthy che, riprendendo i corni e modificando la fanfara, ottenne una musica poliedrica, capace di aprire episodi di stampo classico, leggero e anche serissimi come l’intera storyline della guerra con il Dominio sottolineando anche uno degli episodi più belli: “Inter Arma Enim Silent Leges” (episodio 16 della 7a stagione).
La continuità melodica del tema di McCarthy con quello di Goldsmith è tale che non sono in molti a sospettare chi davvero abbia scritto la musica di DS9, tanto più che il ritorno di Goldsmith al timone per la sigla di Voyager, serie che parte nel 1995, è del tutto in linea. Per introdurci alle avventure di viaggio del Capitano Janeway e del suo equipaggio persi nel quadrante Delta, stavolta, Goldsmith ci sveglia con dei sonori timpani all’apertura del tema, quasi a dire “non si scherza più” perché la Voyager, pur essendo una astronave di Starfleet, potrà contare soltanto sulle proprie risorse per tornare a casa.
E siamo arrivati a Star Trek: Enterprise. Se DS9 ha suscitato qualche discussione possiamo dire che su ENT si discute tutt’ora. Perfino la scelta di usare come sigla la canzone "Where My Heart Will Take Me" scritta da Diane Warren e precedentemente cantata da Rod Stewart per il film del 1998 Patch Adams, ha suscitato accesi dibattiti. Fermo restando il libero giudizio di ciascuno, va detto che nella serie è “nascosto” un tema musicale molto trekker, intitolato Archer’s Theme e scritto (guarda un po’) da Dennis McCarthy. Vi suggerisco di cercare e guardare su Youtube Star Trek Enterprise – Remade Opening (Archer's Theme) così tanto per vedere “come poteva essere se…”. Entrambi le musiche, comunque, trasmettono l’idea che la serie riguardi un po’ meno l’avventura di un intero equipaggio e un po’ più lo sviluppo umano del singolo personaggio di Archer, quasi a rappresentare il prototipo dell’esploratore spaziale terrestre incaricato di veicolare nello spazio la ricchezza dei sentimenti umani.
Dal 13 maggio 2005 al 24 settembre 2017 il tempo trascorse in silenzio per quanto riguarda la sigle dei serial trekker (se si eccettuano ovviamente i film del KelvinVerse nei quali risuona l’ottimo tema di Michael Giacchino, una musica che quando parte nel primo film accompagnando la visione della NCC 1701 di questo universo alternativo, diciamolo, fa venire qualche opportuno brivido).
Nel 2017, improvvisamente, le quattro note di Courage risuonano cristalline per annunciare, con una delle sigle più ruffiane mai sentite, la terza ondata delle serie Trek che inizia con Discovery. Jeff Russo, autore della sigla, ci richiama subito all’ordine come per rassicurarci che “questa è Star Trek” e tra i due temi di Courage all’inizio e alla fine della sigla inserisce un tema di alta drammaticità che si sposa bene con le avventure di Burnham e della sua nave, perennemente coinvolte nella salvezza della galassia da minacce sempre più globali e apocalittiche.
A Jeff Russo viene affidato anche il tema per Star Trek: Picard, musica nella quale, durante le prime due stagioni, risuona un flauto struggente che mi ha sempre fatto pensare al Picard di Inner Light (episodio 25 della 5a stagione), come se l’esplorazione del proprio io iniziata in TNG venisse portata a termine nella sua “miniserie”. Attenzione, però, perché allo scoccare della terza stagione, le tematiche diventano meno intimiste e viene radunato l’intero cast di TNG e in quella occasione a Jeff Russo viene affiancato Goldsmith, il bardo della Nuova Generazione, che scende in campo con corni e ottoni direttamente dai film dedicati a TNG, in particolare Primo Contatto.
Qui si inserisce anche Star Trek Lower Decks, la seconda serie cartoon del canon (la prima mitica TAS che andò in onda nel 1973 sfruttava ovviamente la musica di TOS), che si avvale della composizione di Crhis Westlake il quale, sempre mantenendo il sigillo delle note iniziali, sviluppa poi un tema a metà tra TNG e VOY, adeguato al mix di avventure che la USS Cerritos e i suoi occupanti dei “ponti inferiori” vivono di stagione in stagione, anche interagendo con altre serie e permettendo addirittura ai suoi protagonisti di trasformarsi da cartoon a attori in carne ed ossa come avvenuto nel crossover con Strange New Worlds.
E parliamo della nuova punta di diamante delle serie Trek: SNG (al momento di scrivere è stata appena approvata la quarta stagione e aspettiamo di vedere la terza) che ha stimolato Jeff Russo in una reinterpretazione profondamente emozionante del Tema Classico di Courage, nonché degno accompagnamento in linea con il mood della serie: rispettare TOS senza scopiazzare ma attualizzandola ai nuovi mezzi, insomma un vero piacere.
Siamo ormai al termine della carrellata sulle musiche della serie Trek, ma sappiamo già che ne avremo altre, la colonna sonora del film sulla Sezione 31, la sigla di Starfleet Academy e… (visto il grosso sommovimento dei trekker) magari quella di una (chiamiamola così) Star Trek: Legacy, dove Sette di Nove comanderà la sua Enterprise accompagnata dal figlio di Picard e Beverly Crusher?
Che dire, noi siamo pronti ad ascoltarle tutte.
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