“Atompunk” è il termine coniato da Bruce Sterling per indicare storie ambientate in un periodo che va dal 1945 al 1965, (quello descritto dalle serie degli anni ‘50, con tanto di paranoia antirussa, guerra fredda, spinta alla corsa allo spazio, famiglie stile Happy Days e torta di mele), ma con una tecnologia dove il transistor non è mai stato utilizzato, quindi lo sviluppo informatico è a base di enormi elaboratori gonfi di valvole e unità a nastro magnetico. Al contrario, ad essere stati miniaturizzati sono i reattori nucleari che producono energia per veicoli, robot e armi.
Le storie di solito o affrontano una società sul baratro dell’apocalisse oppure affrontano il periodo postapocalittico.
Fallout, gioco nato nel 1997, fa parte proprio di quest’ultima categoria. Prima di Fallout, il suo creatore Brian Fargo, aveva prodotto un altro gioco postapocalittico dal titolo Wasteland, di cui Fallout doveva essere un seguito, ma per un problema di diritti, il secondo episodio prese un nome e una strada diversi. In termini di giochi di ruolo per consolle si può dire che Fallout sia stato l’antenato dei più grandi successi odierni per l’idea di base: un open world ricco di sottotrame, con la possibilità di giocare liberamente il personaggio e di seguire strade diverse nello sviluppo della vicenda fino ad arrivare a finali diversi.
Il gioco ebbe un tale successo da generare nel giro di dodici mesi un nuovo episodio.
La storia di Fallout, parla di un conflitto nucleare tra USA e Cina che ha decimato la popolazione mondiale e portato i sopravvissuti negli USA a vivere in rifugi antiatomici chiamati Vault, che non vanno intesi come i classici claustrofobici rifugi da ricchi paranoici ma vere e proprie città sotterranee, dove vive una società pacifica e apparentemente perfetta, tutto l’opposto di quello che invece si trova in superficie.
Tra i milioni di giocatori che si sono appassionati a questo gioco va annoverato anche Jonathan Nolan (grande giocatore di Fallout 3) che nel 2019, ha iniziato il lungo percorso di produzione della serie per Amazon Studios, ovviamente insieme alla inseparabile e talentuosa Lisa Joy, moglie e collaboratrice.
In onda ora su Amazon Prime e con tutti gli episodi insieme, Fallout vede la partecipazione di Walton Goggins (Justified), Ella Purnell (Yellowjackets), Aaron Moten (Emancipation), Michael Emerson (Lost), Kyle MacLachlan (Twin Peaks), Sarita Choudhury (And Just Like That…) e Matty Cardarople (Reservation).
Intervistato da IGN, Nolan ha detto: “Fallout, nella mia carriera, è il lavoro più simile a quanto abbiamo fatto con Cristopher nell'adattamento di Batman. Ci sono così tante storie nell'universo di Batman che non ne esiste una versione canonica, quindi ognuno è libero di inventarne una propria. Ciascuno dei giochi di Fallout è una storia distinta – città diverse, protagonisti diversi – all'interno della stessa mitologia. La nostra serie è in relazione ai giochi così come i giochi stanno in relazione tra loro. È quasi come se fossimo Fallout 5. Il lavoro di scrittura e pre-produzione è stato indubbiamente influenzato dagli eventi di questi ultimi anni. Il progetto è partito nel 2019 e nel 2020, con il lockdown, abbiamo sperimentato di prima persona cosa vuol dire vivere segregati. In quel caso scrivere è stato molto utile per noi, anche in un senso terapeutico, poi la Russia ha invaso l’Ucraina e il timore della minaccia nucleare ha ripreso terreno (una cosa di cui nessuno sentiva il bisogno) tuttavia penso che sia stato un terribile promemoria per la facilità con cui tutto è avvenuto. E da qui la domanda: perché gli umani sono così tribali e litigiosi? Perché troviamo così difficile unirci e superare cose come la pandemia e altre minacce globali? Non abbiamo di sicuro la pretesa di trovare risposte, ma questo ci ha spinto ad avere tre prospettive nel racconto rappresentati dai personaggi di Ella, Aaron e Walton in modo da esplorare da diverse visuali il mondo del gioco in termini di zona grigia. Posso dire che uno dei miei spunti è stato “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone, uno dei miei film preferiti.”
La serie ruota attorno al Vault 33 ed è ambientato in California, zona dove si muovono i tre protagonisti: Lucy interpretata da Ella Purnell, Maximus da Aaron Moten e The Ghoul da Walton Goggins. Ogni personaggio viene da una parte diversa del mondo. Lucy proviene dal Vault 33, Maximus fa parte della Confraternita d'Acciaio e The Ghoul esiste da centinaia di anni ed era lì anche prima della catastrofe.
Ella Purnell, interprete di Lucy, ha detto, sempre a IGN: “Lucy inizia come un personaggio positivo e ottimista. Penso che questo rifletta gli ideali del vault. È lì che è cresciuta. Non ha conosciuto altro che vivere in un caveau sotto la superficie. È molto ottimista e positiva ma è anche coraggiosa e tenace e sa lavorare duro pur apparendo molto ingenua e innocente. Il percorso del mio personaggio riguarda il suo cambiamento quando emerge in superficie ed è costretta a interagire con gli altri personaggi e sperimentare il caos che è la terra di superficie.”
Aaron Moten, che interpreta Maximus della Confraternita d’Acciaio, invece, dice del proprio ruolo: “Anche Maximus è portatore di una mentalità di gruppo solo che si tratta di un’ unità militare conosciuta come Confraternita d'Acciaio, quel genere di corpo che ti fa sentire più potente all'interno del gruppo invece che da solo. E penso che sia una vera sfida per lui come personaggio sentirsi potente e invincibile quando si trova isolato. Deve affidarsi per forza al codice militare che gli hanno inculcato, non conosce altri metodi.”
Indubbiamente il personaggio più iconico è The Ghoul, interpretato da Walton Goggins, che a tale proposito racconta: “È un cacciatore di taglie. Vaga per il mondo da 200 anni. È spietato. Non è privo di un certo codice morale. È pragmatico. È diabolicamente bello, con un senso dell'umorismo malvagio, ma in qualche modo ha visto il lato peggiore dell'umanità. È il grande osservatore di questo mondo e accompagna il pubblico attraverso questo viaggio. Ed è cinico, profondamente cinico riguardo a tutto ciò che ha visto, ma non è sempre stato così. Una volta il suo nome era Cooper Howard, e non posso dire molto altro su di lui, ma l'abisso tra i due estremi è vasto e scoprirete un po’ alla volta come si è trasformato in quello che è ora.”
Sia il gioco che la serie raccontano la post apocalisse solo negli USA, senza alcun riferimento al resto del mondo. Anche in questo l’approccio di Nolan & C. è stato preciso come confermato da Jonathan Nolan: “Le prime conversazioni tra noi riguardavano le regole di base in termini di tipo di storia che volevamo raccontare, e una delle regole di base era che il franchise vedesse l'apocalisse attraverso la lente dell'America. E ovviamente, questo parla un po’ del modo in cui l’America vede se stessa. Niente al di fuori dell'America. Possiamo chiamarlo quell'eccezionalismo americano un po' vecchio stile che si intreccia attraverso la narrazione. Ecco perché la storia deve essere ambientata in America, perché è l'America che si interroga se merita di sopravvivere alla fine del mondo e su cosa diventerà dopo. In fondo Fallout esplora la differenza tra chi ha e chi non ha in un paesaggio retro-futuristico post-apocalittico. Non siamo l'unico show ad esplorare questi temi, ma quei temi sono più importanti ora come non lo sono mai stati. Non è la prima volta che succede, ma sicuramente abbiamo una percezione di essere pericolosamente vicini a qualcosa di simile. La fine del mondo non è avvenuta, ma in un certo senso è utile vivere quelle fantasie in un luogo sicuro. E’ rassicurante, almeno fino ad ora. La serie è stata pensata su più stagioni, e vedremo se e come continuare a seconda della risposta del pubblico e della piattaforma. Ormai siamo abituati a lavorare con un po’ di incertezza, e anche a saper lasciare andare progetti giudicati non più appetibili come è stato per Westworld e The Peripheral. Aspettiamo tutti di vedere come andrà.”
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