Il mondo dei sogni è un territorio misterioso, oggetto di esplorazioni di molte discipline scientifiche e, naturalmente, della letteratura fantastica. Personalmente adoro le sequenze oniriche nei romanzi e nei film, mi piace leggerle e mi piace scriverle e penso siano molto utili, e spesso fondamentali, per raccontare una storia. D’altra parte i sogni, come insegna la psicanalisi, fanno parte della nostra esistenza, trovo poco verosimile ometterli da un racconto o fingere che non esistano. Le persone reali sognano (anche se il più delle volte se ne dimenticano), i personaggi bidimensionali no, è una cosa su cui, secondo me, uno scrittore dovrebbe riflettere.

La prima cosa interessante da notare dei sogni è questa: hanno una loro forma di “coerenza”, identica a qualsiasi latitudine. Sono loro il linguaggio comune a tutti gli esseri umani anche se, nella maggioranza dei casi, tutti lo “parlano” solo da addormentati. Solo gli artisti lo “parlano” anche da svegli.

Il dilemma della trottola

Cosa ci resta dei sogni? Il più delle volte poco, pochissimo, magari qualche ricordo rielaborato da svegli, qualche impressione, qualche parola, niente di più. Ci svegliamo di colpo e ci è rimasta addosso la sensazione di caduta libera, oppure inspiriamo a pieni polmoni perché temevamo di soffocare. È possibile ricordare con più precisione i sogni? È possibile partecipare in modo attivo e non passivo ai nostri sogni o magari a quelli degli altri?

Nel mondo attuale no, ci vorrebbe una tecnologia di qualche tipo che non abbiamo e ancora non esiste ma la buona notizia per gli autori è che, con la fantascienza, si può inventare tutto semplicemente scrivendolo.

Facciamo un’ipotesi: un importante industriale custodisce nella sua memoria segreti fondamentali per un suo rivale. Da sveglio non li rivelerebbe mai a nessuno di sua spontanea volontà, sarebbe un pazzo. Ma mentre dorme? Sarebbe possibile in qualche modo entrare nel suo universo onirico, dove le difese razionali sono abbassate, e raggiungere il ricordo che interessa al suo rivale?

Inception (2010) di Cristopher Nolan ci spiega come fare e anche se, con la tecnologia in nostro possesso, al momento è impossibile. Domani chi lo sa?

E se invece volessimo usare i sogni per aiutare la gente? Nel mondo della fantascienza si può fare. Grazie a una tecnologia futuristica – le DC Mini – gli psicoanalisti del film Paprika – Sognando un sogno (2006), del compianto Satoshi Kon, possono accedere ai sogni dei loro pazienti e rimuovere traumi e blocchi.

L’esplorazione del mondo dei sogni però ha un prezzo. Quando cadono le barriere tra realtà e sogno è difficile stabilire dove finisca una e dove cominci l’altro. In altre parole, la trottola girerà all’infinito o si fermerà?

Noi cosa vogliamo che faccia?

Il test della realtà

Quali sono queste “regole di coerenza” dei sogni che uno scrittore della fantascienza dovrebbe conoscere per raccontare al meglio il mondo di Morfeo? Ci viene in aiuto la pratica del “sogno lucido” conosciuta da secoli un po’ in tutte le grandi religioni.

Attraverso particolari tecniche (alcune molto semplici e alla portata di tutti) è possibile passare dallo stato di veglia a quello di sogno mantenendo la consapevolezza di quel che succede. È possibile quindi mettere alla prova i propri sogni per vedere in cosa differiscono dalla realtà e anche, attraverso una serie di test, capire subito se si sta vivendo un sogno oppure se si è svegli. Questi test sono chiamati, test della realtà e ci permettono di capire quali “regole” devono rispettare i sogni per essere verosimili. I test della realtà sono tantissimi, eccone qualcuno tra i miei preferiti.

Il test del salto ci insegna che la Fisica dei sogni non è la stessa della realtà. Se saltiamo in un sogno non è detto che la forza di gravità ci riporterà a terra.

Il test delle mani curiosamente ricorda un po’ i tentativi delle Intelligenze Artificiali generative di assegnare il numero esatto di dita a una mano o di capire quale posizione dovrebbe avere nello spazio. Nei sogni succede la stessa cosa.

Nei sogni inoltre è possibile respirare sott’acqua o magari con naso e bocca tappati. Il nostro riflesso in uno specchio è spesso deformato, non siamo noi oppure è impossibile vederlo chiaramente.

Il test della lettura ci mostra come, durante un sogno, l’area del cervello preposta a questa operazione non funzioni come durante la veglia. Le scritte nei sogni cambiano in continuazione, non sono informazioni che arrivano dall’esterno, sono cose che noi già sappiamo (magari le abbiamo dimenticate o le abbiamo rimosse). Il test dell’orologio digitale si basa sullo stesso principio, l’interpretazione di simboli matematici è difficoltosa durante i sogni, l’orario cambia in continuazione.

Il mio test della realtà preferito in assoluto è il tentare di ricordarsi come si è arrivati nel punto in cui ci si trova. Sarà perché a me capita, di tanto in tanto, di trovarmi in una stanza e non ricordare perché ci sono andato, ma questo penso centri poco con il mondo dei sogni…

«Iniziamo nel mondo della veglia che gli umani insistono nel chiamare il mondo reale – diceva Sogno nella serie tv tratta da The Sandman (1988) di Neil Gaiman -, come se i sogni non avessero effetto sulle decisioni che prendete. Voi umani pensate al lavoro, agli amori, alle guerre, come se la vita da svegli fosse tutto ciò che conta. Ma esiste un'altra vita che vi attende quando chiudete gli occhi ed entrate nel mio reame».