Nel 1973, Jacques Sadoul nel suo monumentale saggio Histoire de la science-fiction moderne si lamentava che due importanti scrittori e critici, il britannico Brian Aldiss e l’americano James Gunn, nelle loro rispettive opere sulla “storia della fantascienza” non citassero per nulla lo scrittore francese Albert Robida. Una mancanza grave a giudizio di Sadoul [1].

Non si può dare torto allo studioso francese, considerato che nella sua duplice veste di scrittore e illustratore, Albert Robida (Compiègne, 1848 – Neuilly-sur-Seine, 1926) si può a ragione definire come un visionario, un artista che è riuscito, grazie alla sua vena creativa, a gettare uno sguardo sul futuro dell’umanità come pochi altri e, forse, con una capacità superiore a quella del suo quasi contemporaneo e più famoso collega scrittore Jules Verne. Eppure, la sua rilevanza come una delle figure più importanti della letteratura e dell’arte a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento è stata messa in luce e analizzata solo a partire dagli anni Ottanta del Novecento e, soprattutto, negli ultimi vent’anni.

Il primo a gettare un sassolino per far conoscere l’opera di Robida nella patria della fantascienza è stato il critico letterario belga-canadese Marc Angenot, che pubblicò un approfondimento sulla rivista “bibbia” della critica americana “Science Fiction Studies”, in cui tratteggia alcune delle principali caratteristiche dell’opera di Robida.

Scrive Angenot, proprio a proposito della capacità di anticipare il futuro da parte dello scrittore francese:

Robida è considerato il grande maestro dell’anticipazione: del resto è stato lui a “inventare” la televisione (o meglio il “telefonoscopio”), le autostrade, l’aviazione civile e i suoi aeroporti e, soprattutto, l’armamentario di guerre future (gas asfissianti, bombe incendiarie, ecc.). Per come lo vedo io, però, Robida è prima di tutto il grande maestro fin-de-siecle dell’anti-utopia futuristica. Il tipo di società che immagina è abbastanza odiosa, ma è meno soffocante di quella di Giraudeau, che combina il trionfo della tecnologia e della democrazia con una decadenza generale in costumi e istituzioni.

Se si pensa alla fantascienza in termini di profezie poi adempiute (cosa che raramente accade), solo Robida ci ha sempre visto bene e con uno sguardo satirico, avvincente e dall’indubbio fascino. Tra telegiornali sensazionalisti trasmessi dalla televisione e le guerre mondiali che si concludono con un genocidio, in mezzo ci sono l’avvento dei “fast food”, i successi di un Partito “femminista”, una rivolta studentesca con tanto di barricate nelle strade di Parigi nel 1954 (non 1968, piccolo errore). Robida, infatti, sembra aver previsto tutto […] [2].

Grazie a una manciata di romanzi, Robida disegna il territorio del futuro come pochi altri scrittori, sia del suo tempo sia di quel genere letterario che verrà successivamente chiamato fantascienza. Ma la sua vena artistica si è espressa anche attraverso un’intensa attività giornalistica e soprattutto attraverso l’illustrazione satirica, di cui è stato uno dei grandi cantori.

Secondo Dominique Lacaze, Robida è un maestro dell’anticipazione non solo per i suoi romanzi protofantascientifici, ma soprattutto per le illustrazioni, che sono più potenti della parola scritta e più immediate. Soprattutto, per lo studioso francese, danno a Robida una libertà nell’invenzione che a Jules Verne era in qualche modo negata. Entrambi partono da tecnologie o scoperte scientifiche dell’epoca, ma mentre Verne è “costretto” a giustificarle accuratamente dal punto di vista della scienza, Robida riesce con il disegno e le illustrazioni a darne una forma molto più visionaria e intrisa della libertà creativa del suo autore [3].

Del resto, la sua “carriera” d’artista è iniziata proprio all’insegna del disegno e dell’illustrazione caricaturale.

<i>Carte des Voyages Tres Extraordinaires de Saturnin Farandoul pour servir a l'intelligence due Texte </i>(Parigi, 1879). Fantastico planisfero realizzato da Albert Robida per illustrare i suoi <i>Voyages très extraordinaires de Saturnin Farandoul </i>intorno al mondo.
Carte des Voyages Tres Extraordinaires de Saturnin Farandoul pour servir a l'intelligence due Texte (Parigi, 1879). Fantastico planisfero realizzato da Albert Robida per illustrare i suoi Voyages très extraordinaires de Saturnin Farandoul intorno al mondo.

Robida nasce il 14 maggio del 1848. Il padre era un falegname di origine fiamminga, mentre la madre, nata Hallmenschlager, era originaria dell’Alsazia. Tutta la famiglia, formata anche dai fratelli Edmond ed Emile e dalla sorella Marie, vive a rue de Bouvines, nella casa che si trova nel cuore della vecchia Compiègne, città che si trova a 88 chilometri a nord di Parigi. Qui, il giovane Albert frequenta la vecchia scuola di Hersan, vicino a Saint-Antoine.

La famiglia lo voleva notaio, in quanto il padre lo riteneva inadatto a lavori manuali. Era un ragazzo alto, magro, goffo nei movimenti, con i capelli rossicci, ma è soprattutto miope. A scuola non brilla, tuttavia viene instradato a lavorare presso lo studio del notaio Rouart, grazie al fatto di possedere una bella calligrafia, ma approfitta anche delle lezioni gratuite di disegno che venivano offerte ai ragazzi di Compiègne dal disegnatore Félix Deligny, che di fatto diventa il suo insegnante di disegno. Il giovane Albert comincia così a disegnare qualsiasi cosa e nel 1865 realizza la sua prima serie di caricature satiriche, vincendo grazie al suo talento un premio nel 1866, a soli 18 anni. La famiglia si convince così che questa è la strada da intraprendere e, a 19 anni, incoraggiato e sostenuto anche dal vignettista Amedee de Noe dit Cham, Robida parte per Parigi, per lavorare come illustratore per i giornali della capitale francese. Debutta nel novembre del 1866 sul “Journal Amusement” e i suoi disegni pieni di umorismo gli permettono l’anno dopo di collaborare come editorialista e caricaturista con altri periodici parigini, tra i quali “Paris-Caprice”, “Le Polichinelle” e “Comic Paris”. Nel 1880 fonda anche un suo giornale, “La caricature”. Robida curò la rivista nella veste di direttore per dodici anni e ospitò le firme più celebri dell’illustrazione francese del primo Novecento, come Ferdinand Bac, Caran d’Ache e altri. Il giornale, al suo esordio e prima che venissero concesse più ampie libertà al diritto di stampa, rappresentò una forte rottura con il rigido moralismo dell’epoca.

Scrive Riccardo Valla a proposito della sua vena satirica:

In maturità si dedicò poi a una lunga serie di volumi illustrativi sugli edifici francesi. In gioventù esordì con la caricatura, fondando una sua rivista, La Caricature, che spaziava in vari campi, dalla storia alle previsioni del futuro. Per citare due opere, apparve sulla rivista una “Storia fracassona della Francia”, con spunti surreali, per esempio presentando i re dei Franchi con i vestiti dell’epoca (di Robida) mentre aspettano il treno alla stazione, ma apparve anche una storia di una guerra futura tra stati del terzo mondo, con gli europei che si affannano a vendergli le loro bombe sempre più perfezionate[4].

In questi anni viaggia molto in Europa e disegna castelli, centri storici, città medievali. La sua passione per il Medioevo gli viene trasmessa dall’incontro con il grande restauratore-architetto Viollet-le-Duc. Disegna, disegna e ancora disegna: la sua febbrile attività scaturisce anche da una sfrenata fantasia.

Philippe Brun, che a Robida ha dedicato una brillante biografia [5], è riuscito a catalogare circa 60.000 disegni e incisioni e 200 libri illustrati.

Nel 1870, intanto, è costretto ad arruolarsi come guardia nazionale nella guerra Franco-Prussiana, durante la quale tiene un diario fatto di schizzi e acquarelli su questa tragica esperienza, lasciando così ai posteri un eccezionale documento. Diventa anche cronista di guerra e l’essere testimone diretto delle atrocità di un conflitto fra due potenti nazioni, come lo erano all’epoca la Francia di Napoleone III e la Prussia guidata dal cancelliere Otto von Bismarck, lo segnerà per tutta la vita, tanto che gli effetti nefasti della guerra diventeranno un tema ricorrente nella sua opera artistica.

Tornato dalla guerra, nel 1876 si sposa con Cécile Noiret e si stabilisce definitivamente a Parigi, non rinunciando tuttavia a numerosi viaggi in tutta Europa, lavorando sia come corrispondente-giornalista sia come illustratore freelance. I viaggi saranno la base della sua serie Città Antiche, una sorta di guide turistiche riccamente illustrate, pubblicate tra il 1878 e il 1880, tra cui segnaliamo i volumi dedicati a Italia, Svizzera e Spagna.

I Viaggi straordinarissimi di Saturnino Farandola: nelle 5 o 6 parti del mondo e in tutti i paesi visitati e non visitati da Giulio Verne (Voyages très extraordinaires de Saturnin Farandoul: Dans les 5 ou 6 parties du monde et dans tous les pays connus et méme inconnus de M. Jules Verne) è, e resta, la sua opera più nota, pubblicata nel 1879. In seguito, nel 1882 l’opera venne riproposta in cinque volumi distinti: I – Le Roi des singes (Il re delle scimmie), II – Le Tour du monde en plus de 80 jours (Il giro del mondo in più di 80 giorni), III – Les Quatre Reines (Le quattro regine), IV – À la recherche de l’éléphant blanc (La ricerca dell'elefante bianco), V – S. Exc. M. le Gouverneur du Pole Nord (S. E. il Governatore del Polo Nord). La prima edizione italiana è del 1884 e venne edita dalla casa editrice Sonzogno.

Come annuncia lo stesso titolo, l’opera è una parodia ma allo stesso tempo un omaggio ai «Voyages extraordinaires» di Jules Verne. Parodia perché Robida prende di mira i caratteri fondamentali dei romanzi dell’autore di Il giro del mondo in 80 giorni e li esaspera. Se nella serie di opere di Verne i viaggi sono “straordinari” le avventure di Saturnino Farandola sono “straordinarissime” (très extraordinaires). Laddove Verne ricerca comunque una certa verosimiglianza nelle sue storie, quasi una tendenza al realismo, con i suoi eroi-protagonisti che si avvalgono degli strumenti che sono tipici del romanzo di avventure, come mappe, bussole, indicazioni provenienti dalle costellazioni e così via, Robida, invece, abbandona questa tensione con il realismo e lascia che il suo eroe Saturnino Farandola venga trascinato via dalla fantasia più sfrenata e dall’avventura pura e semplice, in un caleidoscopio di colpi di scena senza soluzione di continuità.

Nel primo romanzo della serie – di cui meritoriamente la casa editrice Homo Scrivens ripubblica il primo romanzo dal titolo Il re delle scimmie. I viaggi straordinarissimi di Saturnino Farandola, in una nuova traduzione e con le illustrazioni originali dello stesso Robida, che rendono quest’edizione del romanzo di Robida un unicum nel panorama editoriale italiano – il piccolo Saturnino, appena nato, sopravvive al naufragio della nave su cui viaggiano i genitori e approda su un’isola abitata da scimmie dall’aspetto umano. È letteralmente adottato da una scimmia femmina e dall’intero popolo delle scimmie, anche se il fatto di non possedere una coda e un folto pelo è qualcosa d’inaccettabile per alcuni degli abitanti dell’isola, dove comunque vivrà fino ai 17 anni. Il ragazzo, infatti, viene ritrovato dall’equipaggio del veliero La Bella Leocadia e diventa marinaio. Preso a ben volere dal capitano del veliero, che lo adotta, quando quest’ultimo è ucciso dai pirati è proprio Saturnino a prenderne il posto. Inizia così a viaggiare per tutti i continenti noti e sconosciuti, ma anche sotto il mare, dove incontra una principessa, Mysora, di cui s’innamora.

Se citassimo a un qualsiasi lettore medio la prima parte della trama del romanzo, chiedendo di quale libro stiamo parlando, non abbiamo dubbi che il lettore in questione ci risponderebbe Tarzan, eppure il romanzo di Robida è stato pubblicato sia prima de Il libro della giungla (The Jungle Book, 1894) di Rudyard Kipling che di Tarzan delle Scimmie (Tarzan of the Apes, 1912) di Edgar Rice Burroughs. Non è un caso che nel suo saggio Tarzan ou le Chevalier Crispé (1982), il critico letterario Francis Lacassin abbia citato il romanzo di Robida come una possibile fonte per Edgar Rice Burroughs nella creazione di Tarzan.

Ma già in vita, Burroughs venne accusato di plagio da un giornalista russo di nome W. Strujski, corrispondente da Parigi per un giornale russo, che in un articolo apparso su un giornale tedesco, “il Der Mittag” pubblicato a Dusseldorf, paragonò proprio il romanzo di Robida, definito uno scrittore dimenticato, a Tarzan. L’accusa venne ripresa non solo dai giornali francesi ma anche da quelli tedeschi, tanto che Burroughs inviò una lettera a A. Fayard & Cie, il suo editore francese, chiedendo lumi sull’opera di Robida. Per tutta risposta, l’editore francese rispose che non c’era un romanzo con una trama simile scritta da Robida. Non sappiamo se la risposta fu data in questi termini per non dare seguito alle polemiche o se effettivamente lo scrittore francese era già dimenticato intorno al 1926, l’anno della controversia e dell’accusa di plagio [6].

Se la fama di Robida è legata a doppio filo a quella del suo personaggio più noto, Saturnino Farandola, è anche vero che con alcuni romanzi di fantascienza lo scrittore francese si è guadagnato la fama di anticipatore e visionario. I romanzi in questione sono: Le Vingtième Siècle (1883), La Guerre au vingtième siècle (1887), La Vie électrique (1892), che formano una trilogia, ma vanno segnalati anche L’Horloge des siècles (1902) e L’Ingénieur Von Satanas (1919).

Nel primo romanzo, lo scrittore francese illustra la vita quotidiana a Parigi, tra il 1952 e il 1959, immaginando numerose invenzioni e macchine che hanno rivoluzionato sia i mezzi di comunicazione sia quelli di trasporto. C’è, ad esempio, il telefonoscopio, uno schermo piatto montato a parete che consente la comunicazione remota e trasmette le ultime informazioni in qualsiasi momento del giorno e della notte, le ultime rappresentazioni teatrali, le lezioni e le teleconferenze. Una tecnologia a metà tra una televisione e un videotelefono. C’è poi il tubo, un sistema di trasporto che ha reso obsoleta la locomotiva: si tratta di un treno elettropneumatico. Non mancano mezzi di trasporto simili ad aerei o elicotteri, che si stagliano nel cielo della capitale francese.

L’invenzione più straordinaria, se così possiamo definirla, di Robida riguarda tuttavia il piano sociale, e in particolare il ruolo delle donne. Femminista convinto, lo scrittore francese immagina che nel 1952 le donne siano pienamente emancipate: vanno in giro vestite con dei pantaloni, ricoprono ruoli sociali e politici al pari degli uomini, sono dottoresse, notai e integrate nella politica sia come elettrici sia come politiche. Inoltre, non ci sono carceri e tantomeno la pena di morte.

Memore della sua personale esperienza con la guerra sul fronte franco-prussiano, in La Guerre au vingtième siècle, Robida descrive combattimenti aerei, mitragliatrici, siluri, carrarmati e persino armi batteriologiche.

Altre opere di stampo futuristico sono La Fin du Cheval, Voyage de fiançailles au XXe siècle e Un chalet dans les airs. Tra i suoi romanzi ricordiamo almeno Le Voyage de M. Dumollet, Paris de siècle en siècle; le cœur de Paris, splendeurs et souvenir, La Bête au bois dormant e Le 19e siècle.

La differenza con Verne è tutta nel fatto che mentre l’autore di Il giro del mondo in 80 giorni descrisse macchine e tecnologie futuristiche che erano al servizio dei suoi eroi, come il sommergibile Nautilus nelle mani del Capitano Nemo (personaggio che ritorna anche nelle avventure di Saturnino Farandola), Robida descrive le sue tecnologie al servizio di tutti i cittadini: i protagonisti dei suoi romanzi sono persone comuni che vivono in una società del futuro che è tale per l’utilizzo quotidiano e da parte di tutti di un telefonoscopio o di un aereo per spostarsi da un luogo all’altro di Parigi.

Se c’è un difetto del mondo del futuro immaginato da Robida è che tutta la tecnologia è basata sull’elettricità e, invece, come sappiamo, la nostra società è stata fondata sul petrolio come principale fonte energetica.

Del resto, la scelta di Robida era logica: nella Grande Esposizione Universale del 1889, che si svolse a Parigi e che viene ricordata per la costruzione della Torre Eiffel, l’illuminazione elettrica ebbe un ruolo fondamentale, tanto da essere in qualche modo una sorta di premessa fondativa del futuro stesso.

Lo stesso scrittore francese partecipò con una sua creazione all’Esposizione Universale del 1900, che si svolse sempre a Parigi, ma paradossalmente gli venne chiesto di costruire Parigi nelle varie epoche storiche.

Sono anni felici ma anche costellati da eventi tragici gli ultimi della sua vita, che Albert Robida dedica in parte a sé stesso e alla famiglia. Nel 1894 acquista un terreno a Vésinet, dove fa costruire all’amico architetto Bucot una casa, le cui facciate sono piene di bovindi, tetti aggrovigliati, portici, banderuole e pinnacoli. La sua vita si alterna tra le ore passate nel suo studio, che si trova al secondo piano della casa e che è costellato da ampie finestre da cui penetra tutta la luce necessaria per poter disegnare e lunghe passeggiate nei dintorni boscosi, lungo le rive della Senna o per andare alla stazione di Chatou, dove era solito acquistare i giornali.

Un episodio è sintomatico della spensieratezza di questi anni: alla nascita del settimo figlio, si reca a piedi al municipio di Le Vésinet per dichiararlo, ma lungo la strada è così distratto che dimentica che il nome scelto per il bambino è Georges e alla fine lo dichiarerà come Jacques. Si getta perfino in politica, sedendo nel consiglio comunale di Le Vésinet dal 1900 al 1908.

Ma la tragedia è dietro l’angolo. Nel 1914, il secondogenito Camille resta gravemente ferito in guerra, tanto che gli viene amputata una gamba. Il padre Albert corre al suo capezzale, anche perché si teme che possa morire. Camille sopravvive e Albert torna a Le Vésinet, ma alla stazione ad attenderlo c’è Frédéric, un altro figlio, che gli annuncia la morte del fratello Henry, il quinto figlio di Albert, sempre a causa della guerra.

Albert reagisce molto male a questi due drammi, tanto da ritirarsi a Neuilly, dove morirà l'11 ottobre 1926.

Negli ultimi anni, la figura di Robida è stata rivalutata grazie ad alcuni libri. Nel 2016, in Francia, è stato pubblicato un saggio della studiosa Sandrine Dorè dal titolo De jadis à demain, voyage dans l'oeuvre d’Alberto Robida (1848-1926) [7], una vera e propria monografia, riccamente illustrata, che è un’ottima introduzione all’universo grafico e letterario di Robida e dove vengono puntualmente analizzate la sua capacità di anticipare il futuro in alcune sue opere di protofantascienza, i pittoreschi diari di viaggio, le illustrazioni e le caricature, in cui vengono ridicolizzati i rituali sociali dei suoi contemporanei, che per molti aspetti prefigurano i nostri.

In Italia, invece, la Fondazione Rossellini ha pubblicato nel 2013 il volume Il ventesimo secolo [8], che contiene i due romanzi La guerra nel XX secolo (1887) e La vita elettrica (1890), con centinaia di illustrazioni dello stesso Robida e che erano inediti in Italia. Senza dimenticare la fondamentale biografia di Philippe Brun, dal titolo Albert Robida, 1848-1926. Sa vie, son œuvre. Suivi d’une bibliographie complète de ses écrits et dessins del 1984. Un piccolo corpus di libri da cui partire per scoprire uno degli straordinari artisti e interpreti del passaggio dall’Ottocento al Novecento, passando però per il sentiero del Futuro.

Note

[1] Jacques Sadoul, La storia della fantascienza (Histoire de la science-fiction moderne, 1973), Garzanti, Milano 1975.

[2] Marc Angenot, The Emergence of the Anti-Utopian Genre in France: Souvestre, Giraudeau, Robida, et al, in "Science Fiction Studies", Vol. 12, No. 2, luglio 1985, p. 132.

[3] Dominique Lacaze, Albert Robida, maître de l’anticipation, in “Revue des Deux Mondes”, luglio-lgosto, 2015.

[4] Riccardo Valla, Albert Robida, l’anarchico e surrealista rivale di Verne in “Delos Science Fiction” n. 106, maggio-giugno 2008, Delos Books, p. 8.

[5] Philippe Brun, Albert Robida, 1848-1926. Sa vie, son œuvre. Suivi d’une bibliographie complète de ses écrits et dessins, Promodis, Paris 1984.

[6] La polemica è descritta nel “The Bulletin of the Author's League of America” dell’agosto-settembre del 1926.

[7] Sandrine Dorè, De jadis à demain, voyage dans l'oeuvre d'Alberto Robida (1848-1926), Silvana Editoriale, 2016.

[8] Albert Robida, Il ventesimo secolo: la guerra nel XX secolo (1887). La vita elettrica (1890), Senigallia, Fondazione Rosellini per la Letteratura Popolare, 2013.